a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

venerdì 14 novembre 2014

Città Metropolitana, idee e proposte per lo statuto

In Puglia associazioni e semplici cittadini possono inviare alla commissione idee e proposte per lo statuto in costruzione presso il consiglio metropolitano di Bari. E' auspicabile che una analoga iniziativa venga posta in essere da parte del Consiglio metropolitano della città di Genova. 

 

REDAZIONE GRAVINALIFE Giovedì 13 Novembre 2014 

 

Idee, suggerimenti e contributi dal basso per la Città Metropolitana.  

La commissione per la redazione dello statuto del nuovo ente amministrativo, sorto al posto della Provincia senza un voto popolare, rende nota un'iniziativa di partecipazione pubblica, tramite l'invio di proposte, in vista della stesura dello statuto della Città Metropolitana di Bari, provenienti da istituzioni pubbliche, associazioni, organizzazioni e cittadini.

La Commissione composta da Alfonso Pisicchio, in qualità di presidente, Anita Maurodinoia, Michele Abbaticchio, Giuseppe Carrieri, Francesca Pietroforte, Pasquale Pomodoro e Sergio Povia e i due rappresentanti della Murgia, Luigi Lorusso e Mimmo Cardascia, ha già messo a punto una bozza di statuto.
In una prima e provvisoria versione del Titolo I dello statuto si definisce la Città Metropolitana "ente territoriale di area vasta dotato di autonomia normativa, amministrativa e finanziaria" che "cura gli interessi della collettività e promuove lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio secondo principi di sostenibilità, tutela ambientale e pacifica convivenza tra i popoli", mentre il territorio dei 41 comuni facenti parte della Città Metropolitana vengono definiti "un bene da proteggere e valorizzare in ciascuna delle sue identità ambientale, paesaggistica, architettonica, storico-culturale, rurale e archeologica".

La Città Metropolitana, inoltre, che si fonda sui principi di sussidiarietà orizzontale e pari opportunità, promuove "forme idonee di confronto e consultazione anche permanenti" alle quali "possono partecipare anche i sindaci dei comuni non compresi nel territorio metropolitano" che "abbiano siglato accordi" con il nuovo Ente.

Sulla base di questa bozza messa a punto dalla commissione e disponibile sul portale istituzionale della Provincia di Bari dove un'apposita sezione è dedicata alla nascita della città metropolitana, i cittadini possono inviare eventuali integrazioni, modifiche e suggerimenti che saranno in seguito valutati e approvati dalla commissione.

URBANISTICA: PICCOLI COMUNI E ONERI DI URBANIZZAZIONE

Il tema della "sovranità" dei singoli comuni, specie se molto piccoli, è uno di quelli assai delicati perchè viene a toccare uno degli assiomi insiti nel tessuto molto frammentario che costituisce il nostro territorio. Eppure, se si mette da parte il ben noto campanilismo, si potrebbe invece considerare quanto un utilizzo meno parcellizzato del territorio e quanto una pianificazione avente vedute un po' più ampie avrebbe ripercussioni positive sulla riduzione del consumo di suolo originando una pianificazione urbanistica di qualità più elavata.

pubblicato su ArcipelagoMilano

di Vittore Soldo*

Il suolo rappresenta il substrato, l’elemento di base, sul quale si manifestano la maggior parte dei processi di insediamento, sviluppo e crescita di una comunità. L’urbanistica è lo strumento grazie al quale questi processi collettivi trovano una sintesi e danno una forma nuova al paesaggio su cui esercitano la propria azione, rendendo il contesto territoriale su cui si manifesta, funzionale alle facilitazioni della comunità che lo insedia.
La missione di una materia così importante e complessa come l’urbanistica dovrebbe essere la seguente: elaborare e risolvere la complessità di creare o rigenerare il tessuto urbano, riuscendo a mantenere in equilibrio il contesto ambientale e la comunità che vi si innesta, anche e soprattutto in funzione di contingenze di carattere economico, produttivo e sociale.
Nel corso del tempo l’urbanistica si è manifestata assecondando le esigenze e i fenomeni sociali (flussi migratori, abbandono delle campagne, industrializzazione, deindustrializzazione). Negli ultimi anni, questa materia è stata per buona parte subordinata a processi esclusivamente speculativi.

mercoledì 12 novembre 2014

LA CITTÀ METROPOLITANA COME SISTEMA EQUILIBRATO DI COMUNI

martedì 11 novembre 2014

Le città volanti, le funivie alla conquista dei centri urbani

Molto più economiche, ecologiche, veloci e perfino belle le cabinovie stanno diventando sempre più un'alternativa a metro e tram. Dopo Londra, Rio e Medellin, nuovi progetti sono pronti per decollare in mezzo mondo, da Lagos ad Ankara, da Amburgo a La Mecca




ROMA - È nei dettagli che si nasconde il diavolo. Così, tra un futuro visionario e uno molto più banale, la differenza può farla un semplice filo. Intere generazioni di autori di fantascienza hanno immaginato città avveniristiche dove il traffico è sparito, sostituito da un viavai di navicelle che si muovono libere nell'aria. Effettivamente è ciò che sembrano riservarci gli anni a venire, ma il merito non sarà di qualche rivoluzionario sistema di trasporto capace di vincere la gravità. A trasferire buona parte degli spostamenti a qualche decina di metri da terra sarà piuttosto una tecnologia vecchia di oltre un secolo: la funivia. Più ecologica, più economica, più semplice da gestire e spesso decisamente più bella, la funivia sta emigrando dalle cime delle montagne per conquistare sempre più spazi in città, dimostrando di essere anche nelle zone di pianura una validissima alternativa a bus, tram e metropolitane.

LE IMMAGINI

Pd, Bersani: “Si aboliscono le Province o gli spartineve? Tsunami di demagogia”

L'ex leader del Partito democratico condanna i tagli agli enti di secondo livello: "Quando ho visto la finanziaria ho detto 'pregate che non nevichi'. Non sono disposto ad accettare questa situazione: bisogna reagire"
di F. Q. | 10 novembre 2014 
 
“Si aboliscono le Province o gli spartineve?”. E’ Pierluigi Bersani, ex leader del Partito democratico a criticare la riforma del collega e compagno di partito Graziano Delrio. E’ la lunga odissea delle province in Italia: enti di secondo livello prima aboliti a parole, poi ridimensionati e infine, con la legge di stabilità, azzoppati dal taglio dei fondi che gli impediscono di adempiere alle loro funzioni principali. E a farsi portavoce del grido di allarme che viene dalle realtà locali è l’ex segretario democratico ed esponente della minoranza Pd. “Non è facile smontare questo tsunami di demagogia”, ha detto all’incontro i sindaci della provincia di Piacenza e i parlamentari, “ma non siamo disposti ad accettare una situazione simile”. Proprio il direttore generale dell’ente, Vittorio Silva, ha annunciato il blocco del contratto quadro che avrebbe garantito la manutenzione della rete stradale provinciale, pari a 1.111 chilometri di strade e il rischio dopo i tagli previsti dalla legge di stabilità, anche per il riscaldamento nelle scuole.

Meno di una settimana fa i rappresentanti delle Province hanno incontrato il governo e lanciato un appello perché la riforma sia applicata davvero. A creare problemi è il mancato passaggio di competenze di cui avrebbero dovuto essere responsabili le Regioni. Gli enti di secondo livello si trovano a doversi occupare delle vecchie funzioni, ma con un budget dimezzato. “Cosi non può andare”, ha detto Bersani, “perché i dati sono impressionanti. Quando ho visto la Finanziaria ho detto: pregate che non nevichi. Ho visto le tabelle che riguardano le province e ci sono situazioni anche peggiori. Qui bisogna capire se abbiamo voluto abolire le province o gli spartineve? Ma questo è il frutto avvelenato di una malattia: l’ideologia. E di una bolla demagogica micidiale che su questo tema, invece di essere preso dall’alto doveva essere preso nello specifico e in prospettiva di area vasta”. In questo modo, ha aggiunto “abbiamo solo sbaraccato e detto ai sindaci: pensateci voi. Ora non resta che prendere tempo, trovare i soldi, perché non vedo altra soluzione. Non sono comunque disposto ad accettarlo. Bisogna reagire. Quando arriverò a Roma tirerò qualche accidente”. D’accordo con la protesta di Bersani anche gli altri due parlamentari piacentini del Pd, Maurizio Migliavacca e Marco Bergonzi.

lunedì 10 novembre 2014

Lo Statuto della Città metropolitana e la partecipazione dei cittadini

La definizione dello Statuto delle Città Metropolitane, lungi dall'essere un mero adempimento burocratico, può essere l'occasione per rendere più vicina ai cittadini una istituzione che, per come è nata, rischia di rimanere una entità astratta e poco rappresentativa delle istanze quotidiane.

Il Comune di Bologna ha affrontato il tema dello Statuto già alcuni mesi fa, promuovendo un processo partecipativo che servisse da base conoscitiva condivisa con i cittadini per la stesura definitiv del documento statutario.

Una esperienza molto interessante e innovativa, che dovrebbe in qualche modo ispirare i Consigli Metropolitani sulla necessità di promuovere forme di un maggiore coinvolgimento dei cittadini nel momento in cui vengono decise le modalità di funzionamento del nuovo Ente.

domenica 9 novembre 2014

Genova Città Metropolitana: per tornare grande occorre che sappia valorizzare il suo capitale umano adottando comportamenti innovativi



Abbiamo visto in un precedente articolo come Genova si posizioni a metà classifica tra le città metropolitane “smart” secondo la ricerca ICity Rate 2014 di FORUM PA.

Uno dei sei settori chiave considerati dalla ricerca è quello che analizza l’economia della città. Genova si pone complessivamente al sesto posto tra le dieci città metropolitane.

I fattori “standard” che misurano le performance economiche e, in generale, la competitività della città, sono la produttività, il tasso di imprenditorialità, la qualità del lavoro, la presenza di imprese di grandi dimensioni, l’accesso al credito e il valore delle esportazioni prodotto.
 
I fattori “smart” che misurano l’innovazione sono la diffusione dell’innovazione produttiva, la concentrazione di addetti a ricerca e sviluppo, il numero di brevetti, il livello di connessione alla Rete, l’adozione di comportamenti innovativi e il grado di relazioni internazionali.

Analizzando questi fattori si può avere una idea delle azioni da portare avanti per cercare di migliorare il gap di Genova nei confronto delle città che attualmente occupano i primi posti in classifica.



Tra i fattori “standard” che misurano le performance economiche Genova si colloca al primo posto per quel che riguarda la disponibilità di personale qualificato. Questo è un indicatore significativo e potenzialmente positivo, che però non appare adeguatamente valorizzato dal sistema economico, che tende a non assorbire tale personale qualificato.

Molti sono i giovani che partono per l’estero, e ciò costituisce indubbiamente un depauperamento del capitale umano di cui l’economia dovrebbe invece trarre grande beneficio. Al capo opposto della scala, Genova è al penultimo posto per accesso al credito, e ciò costituisce indubbiamente un forte freno all’imprenditorialità locale. Per ciò che concerne gli altri fattori “standard” (Produttività, tasso di imprenditorialità, presenza di imprese di grandi dimensioni, valore delle esportazioni di prodotto) Genova si colloca intorno alla metà della classifica.


Analizzando i fattori “smart” che come ricorderemo misurano la propensione della città all’innovazione nel campo economico, Genova risulta essere tra le realtà del nord meno dinamiche, non posizionandosi mai oltre la metà della classifica. Genova appare nel complesso poco incline ad adottare comportamenti innovativi e questo fattore complessivamente costituisce una grave minaccia perché potrebbe far ulteriormente calare il rating di Genova relegandola definitivamente ad una posizione secondaria tra le città metropolitane.


E’ su questi fattori che occorre agire più urgentemente per invertire questa pericolosa tendenza all’immobilismo e alla stagnazione, che si tradurrà presto in perdita ulteriore di competitività e conseguente perdita di posti di lavoro. 


In conclusione, Genova pur potendo contare su un ottimo capitale umano, con alti livelli di istruzione e di preparazione, tende a non utilizzarlo adeguatamente preferendo ripetere schemi comportamentali ormai obsoleti che però le fanno perdere competitività nei confronti delle città metropolitane che hanno da tempo raccolto la sfida del cambiamento volgendola a proprio vantaggio.

giovedì 6 novembre 2014

“Preambolo” per la Città metropolitana

di Giorgio Merlo*

Lo Statuto dovrà fugare tutti i dubbi che hanno accompagnato il dibattito politico, amministrativo e territoriale. E cioè, garantire una piena integrazione tra la città di Torino, l'hinterland e, soprattutto, la “seconda cintura” della ex Provincia.

Che la recente elezione dei membri della Città metropolitana non abbia destato alcun interesse nella pubblica opinione è cosa nota. Come è nota l’osservazione che il tutto si è risolto in una pratica interna e autoreferenziale tra i vari eletti dei comuni della provincia. Semmai, l’unità novità – peraltro già ampiamente prevista alla vigilia – è stato il “misterioso” comportamento politico che ha portato ad una sorta di suicidio assistito di Forza Italia e dell’intero centrodestra nel nuovo organismo. Però, come recita un vecchio adagio, “contenti loro, contenti tutti”! 

Ora, si tratta di capire in che cosa si sostanzierà questo singolare e anacronistico ente che ha soppiantato la Provincia: dalle risorse a disposizione alle competenze istituzionali, dal personale a servizio del futuro ente alla incidenza concreta che avrà sul territorio. Per il momento, salvo furbizie e invenzioni di escamotage dell’ultima ora, sempre possibili, l’unico elemento chiaro è l’assenza di emolumenti per i futuri componenti di questo strano ente.

Elemento sicuramente importante ma non sufficiente per dargli credibilità agli occhi dei cittadini e consistenza nei confronti delle altre istituzioni. Ed è perfettamente comprensibile che l’attenzione adesso si sposti prevalentemente sull’elaborazione dello Statuto della Città metropolitana che dovrà definirne compiutamente funzioni, ruoli e indirizzo. 

Uno Statuto, però, che dovrà contenere anche un “preambolo” capace di fugare alla radice tutti i dubbi che hanno accompagnato il dibattito politico, amministrativo e territoriale in questi mesi e prima della elezione di domenica scorsa. E cioè, garantire una piena integrazione tra la città di Torino, la cosiddetta “prima cintura” e, soprattutto, la “seconda cintura” della ex provincia. Cioè, per entrare nello specifico, l’intero Canavese - occidentale e orientale -, l’area Pinerolese e la Valsusa, il Chierese, il Chivassese, il Ciriecese e le valli di Lanzo. Insomma, tutto ciò che fa da contorno alla prima cintura. Perché, è inutile negarlo, resta questa la preoccupazione centrale che continua a serpeggiare nei territori “periferici” e che fa sponda a quelle sporadiche e un po’ qualunquistiche contestazioni sulla inutilità futura di questa ancora indefinita Città metropolitana.

Una integrazione politica e istituzionale che deve cancellare ogni residuo sospetto di rendere definitivamente periferiche e marginali queste aree rispetto all’area torinese e al suo hinterland.

Ecco perché la stesura dello Statuto non può essere solo uno stanco rito burocratico e protocollare. Proprio attorno allo Statuto si gioca il futuro e la credibilità di questo ente e la reale partecipazione di quei territori allo sviluppo della intera provincia di Torino. Sono certo che questa consapevolezza politica, culturale  e amministrativa è ben presente in chi dovrà stendere questo documento. Ma questo “preambolo” è, comunque sia, necessario ed indispensabile.

*Onorevole Giorgio Merlo, giornalista RAI