La realizzazione della città metropolitana può essere una grande occasione di sviluppo socio-economico per i territori della ex provincia di Genova, molto dipende però da come verrà realizzata, nei fatti, la nuova entità che se saprà essere inclusiva e attenta alle varie realtà che la compongono potrà proporsi all'esterno come un territorio ricco di opportunità e attirare nuove imprese, creare occupazione e arrestare, finalmente, il declino che oggi la caratterizza.
L’iter legislativo sul riordino
degli Enti Locali procede, pur con qualche tentennamento, verso la sua
conclusione che prevede, ad oggi, l’operatività delle Città metropolitane a partire dal 1 gennaio 2015.
Abbiamo spesso espresso dubbi e
riserve sul processo attraverso il quale tale iter si è svolto, tuttavia non
pare vano, a questo punto, impegnarsi con forza perché questa importante novità
si realizzi (correggendo per quanto possibile i difetti che tutt’ora permangono)
e si dia vita ad una entità territoriale in grado di cogliere significative
opportunità di rilancio socio-economico.
E’ infatti ormai riconosciuto
come le aree funzionali delle grandi città abbiano trasceso i confini
amministrativi e fisici delle stesse, e come la qualità spaziale, economica,
sociale ed ambientale degli agglomerati urbani dipenda dalla presenza di una
governance metropolitana efficace.
Cominciamo con il dire che una
città metropolitana ben funzionante dev’essere prima di tutto inclusiva: deve saper coinvolgere i
propri cittadini in una visione condivisa del proprio futuro, esprimere una
idea di sviluppo in grado di pervadere, a livello culturale e fattuale, tutti i
segmenti della società. Solo le idee forti e largamente condivise hanno gambe
sufficientemente robuste per attraversare i particolarismi, gli interessi
privati, le lobbies di potere che frenano generalmente il cambiamento.
Uno dei pericoli che maggiormente
dovrebbero essere scongiurati è indubbiamente quello della creazione di aree
metropolitane che contengono al loro interno territori caratterizzati da
squilibri socio-economici che si
approfondiscono invece di essere riassorbiti: ridurre gli squilibri tra centro
e periferia, tra costa ed entroterra nel caso di Genova, è uno degli obiettivi
prioritari per il successo della città metropolitana. E’ una idea che, promossa
in forme di partecipazione attiva della popolazione coinvolta, può creare il
necessario consenso attorno ad una operazione che, se condotta come una mera
ridefinizione di confini e di competenze burocratico-amministrative, rischia di
diventare l’ennesima occasione mancata.
Quali sono i fattori che, nel
caso dell’area metropolitana di Genova, si possono individuare tra le cause che
provocano divari e quindi squilibri al suo interno? Essi sono molteplici, e
meriterebbero ben altra trattazione: ci limiteremo quindi a citarne alcuni,
quali la diversa accessibilità agli impieghi e ai servizi da parte dei territori
più interni o più lontani dal capoluogo, le difficoltà orografiche e geografiche
tipiche della Liguria, la scarsa propensione all’innovazione tecnologica che si
riscontra nel tessuto economico, che permane assai fragile specie nelle aree al
di fuori del capoluogo, lo spezzettamento della governance territoriale e dei
servizi pubblici tra una miriade di competenze locali.
Quest’ultimo, in particolare, è
un fattore particolarmente critico, perché se è vero che sono necessari e
auspicabili diversi livelli di governo (comunale, di area vasta/metropolitano,
regionale e nazionale), essi devono per sviluppare azioni davvero utili e
innovative mettere in campo azioni sinergiche anche per coinvolgere ulteriori
soggetti, pubblici e privati, nazionali ed europei ampliando le potenziali
risorse impiegate in tali azioni e progetti di sviluppo.
Occorre che tutti i principali
attori politici e amministrativi cooperino attivamente per affrontare temi
quali l’erogazione dei servizi pubblici metropolitani, le disuguaglianze, la
sicurezza, l’economia, la messa a sistema delle potenzialità territoriali, per
dar vita a politiche di sviluppo urbano equilibrato, entro un quadro di
pianificazione e governance metropolitane.
L’area metropolitana di Genova,
in particolare, dovrà sviluppare sinergie tanto al suo interno, quanto
all’esterno del proprio territorio, proponendosi nei due casi quale punto di
snodo delle due dimensioni, locale e sovra-nazionale.
Per quel che riguarda le sinergie
da sviluppare al proprio interno, direi che il tema di fondo riguarda proprio
la creazione di condizioni tali da offrire
a tutti i suoi cittadini uguali opportunità: migliorando la qualità della
vita delle popolazioni più deboli soprattutto tramite l’erogazione di servizi
efficienti, investendo nella formazione dei giovani e dei lavoratori,
promuovendo iniziative economiche che siano efficaci “volani” di sviluppo
sostenibile e di creazione di lavoro.
Se l’azione di contrasto delle
disuguaglianze sarà efficace, produrrà una migliore redistribuzione del reddito
e delle opportunità, oltre che una diminuzione delle criticità che hanno spesso
alti costi sociali ed economici (congestione, inquinamento, disagio sociale,
micro-criminalità, ecc.).
Per quel che riguarda, poi, le
alleanze strategiche “esterne”, particolare rilievo assumono le cosiddette
“reti di aree metropolitane”, perché costituiscono il terreno ideale di
condivisione delle esperienze più innovative in campo internazionale. Tale
modalità di raggruppamento si inserisce pienamente, peraltro, nell’ottica
adottata dall’Unione europea per l’erogazione di fondi strutturali.
Genova e il suo territorio,
nonostante le difficoltà dovute alla logistica e alla geografia, possono
nondimeno giocare un ruolo importante a livello internazionale se sapranno
opportunamente cogliere questa occasione fornita dall’entrare nel gruppo delle
città metropolitane, e in particolare se sapranno sviluppare una visione
condivisa circa il cammino da intraprendere.
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