a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

domenica 27 marzo 2016

Città metropolitana di Genova: eppur si muove



A un anno dalla sua istituzione, la Città metropolitana di Genova sta ancora muovendo i suoi primi passi. Diversamente da altre città metropolitane, che hanno visto svilupparsi un dibattito piuttosto vivace promosso dalle Amministrazioni e coinvolgente cittadini, associazioni di categoria, operatori culturali, a Genova il tema della città metropolitana è vissuto alquanto sottotraccia, se si escludono alcuni pur interessanti convegni organizzati da quotidiani locali e associazioni di categoria. I piccoli comuni, abituati ormai ad un rapporto stretto e piuttosto vantaggioso con la Provincia in termini di servizi erogati (strade, scuole superiori, ecc.) hanno paventato minori attenzioni da parte del capoluogo “pigliatutto” mentre il capoluogo, forse anche in conseguenza di questo “sentiment” si è mosso con una grande circospezione e con gesti felpatissimi nel tentativo di dissipare i timori campanilistici. Proseguono i lavori per mettere a punto il Piano Territoriale Generale.

Chiariamo intanto che la Città metropolitana non è la Provincia con un nome diverso: la legge 56/14[1] indica nello sviluppo strategico del territorio (basato su un certo numero di funzioni fondamentali[2]) la sua finalità principale, utilizzando quale strumento il piano territoriale strategico da costruirsi seguendo le modalità tipiche di questo tipo di piani.

Il 22 aprile 2015 il Consiglio Metropolitano ha approvato le 10 Linee Guida da porre a fondamento del Piano Territoriale Generale (PTG) attualmente in elaborazione.
In esse l’area metropolitana di Genova è definita quale “porta dell’Europa” e si apre a possibili sinergie con le altre città metropolitane italiane ed europee nel campo della logistica e delle reti infrastrutturali, traguardando uno sviluppo sostenibile, intelligente e solidale. Il territorio è stato coinvolto mediante incontri pubblici articolati su tutto il territorio della città metropolitana che si sono svolti nel mese di giugno, e hanno evidenziato alcune tematiche quali la necessità, in primis, di preservare il territorio dal dissesto idrogeologico per poter poi procedere allo sviluppo di strategie comuni.
Tutti i Comuni sono chiamati a prestare un impegno forte e condiviso per dare vita ad una visione collettiva della città metropolitana, che sappia offrire un reale senso di appartenenza ai propri cittadini, “oltre che un nuovo e più evoluto assetto territoriale, fondato sulla valorizzazione e la tutela del territorio e il suo sviluppo economico e sociale sostenibile.”[3]
 
Una prima riflessione sulla pianificazione strategica era stata avviata e sviluppata dalla amministrazione provinciale, che aveva prodotto, nel 2012, una proposta di piano territoriale di coordinamento contenente l’individuazione di specifici ambiti territoriali[4] dove incentivare innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo, green economy, turismo, ecc.
La legge 56 ha introdotto le zone omogenee[5] per meglio articolare lo svolgimento di determinate funzioni sul territorio della città metropolitana, risultando così in pieno accordo con le riflessioni fatte in precedenza, che sono state per questo riproposte al Consiglio Metropolitano quale base di riflessione in vista della stesura del nuovo Piano Territoriale Generale.

Il 20 gennaio 2016 il Consiglio Metropolitano ha approvato l'individuazione di cinque Sistemi Territoriali al fine di attuare una efficace pianificazione urbanistica coordinata e basata su temi di rilevanza strategica. Esso sono, in particolare, il ‘Corridoio appenninico centrale’ (area centrale genovese e valli Polcevera e Scrivia), il ‘Sistema Produttivo Orientale’(valli Fontanabuona, Entella e Petronio), il ‘Sistema policentrico del Polcevera’ (area genovese e Val Polcevera), i ‘Sistemi delle riviere’ (riviere di ponente e levante) e i ‘Sistemi rurali dell’Appennino’ (valli interne Stura, Scrivia, Trebbia e Aveto).
Per ogni sistema sono stati individuati obiettivi e azioni di rilievo sovra-comunale allo scopo di valorizzare le risorse ambientali ed economiche, nonché di tutelare i valori fisici, naturali e culturali del territorio.

I cinque sistemi  costituiscono una variante al Piano Territoriale di Coordinamento attualmente vigente e anticipano una delle 10 idee contenute nelle ‘linee guida’ per il Piano Territoriale Generale della Città metropolitana approvate dal consiglio metropolitano nell’aprile 2015. La stesura finale della variante ha tenuto conto delle prescrizioni formulate dalla Regione Liguria durante l’iter di approvazione, anche sotto il profilo della valutazione ambientale, nonché dei contributi pervenuti dai Comuni e dagli altri Enti coinvolti nel processo di partecipazione.


[1] Art. 1 comma 2
[2] la cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; la promozione e la gestione  integrata  dei  servizi,  delle infrastrutture e delle  reti  di  comunicazione  di  interesse  della citta' metropolitana; la cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello,  ivi  comprese  quelle  con  le  citta'  e  le  aree metropolitane europee.
[3] M. Doria, sindaco metropolitano di Genova
[4] Riviera a ponente, Stura, Area centrale genovese, Scrivia, Trebbia,Paradiso, Riviera del Tigullio, Fontanabuona, Aveto-Graveglia-Sturla
[5] Art. 1 comma 11 lettera c

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