a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

venerdì 25 marzo 2016

Entella, un polo strategico nell’area metropolitana genovese

Spesso i comuni, per seguire particolarismi e campanilismi, rischiano di perdere di vista l'occasione che potrebbe costituire il fare parte a pieno titolo di una città metropolitana, mentre i problemi irrisolti si trascinano e minacciano un possibile sviluppo alternativo, relegando i territori ad una definitiva marginalità.

di Andrea Pasetti*

Nella piana del fiume Entella la Città metropolitana di Genova si gioca molto del proprio futuro.
Forse a qualcuno questa affermazione sembra eccessiva? Qualcun altro pensa che sono i cittadini ed i Comuni dell’Entella a doversi occupare dei loro problemi, senza “interferenze esterne”?
La realtà è che la dimensione metropolitana offre straordinarie opportunità di sviluppo ma deve esprimere ancora le sue potenzialità e resta quindi ai margini del dibattito politico e delle notizie dei media. I cittadini e le comunità locali che ne fanno parte, sia nelle aree più urbanizzate del Capoluogo e della fascia costiera, sia nelle valli interne e sui rilievi montani, continuano a pensarsi come entità separate e assistono, sempre più sgomenti, al progressivo decadimento sociale ed economico. Dobbiamo rapidamente renderci conto che l’unica possibilità per uscire dal declino è compiere un salto di scala che ci faccia partecipare ai processi di sviluppo di livello europeo.
Veniamo quindi all’area dell’Entella; cinque Comuni metropolitani: Chiavari, Lavagna, Cogorno, Carasco e Leivi condividono problemi e opportunità nello stesso pezzo di territorio e sono da tempo alla ricerca di soluzioni e prospettive d’azione che mettano tutti d’accordo.

Purtroppo le soluzioni condivise non sono facili: le vicende delle arginature del corso d’acqua e della localizzazione del depuratore consortile lo testimoniano. Eppure è necessario e urgente decidere per la sicurezza ed il benessere dei cittadini e per evitare profili di responsabilità che rischiano di coinvolgere pesantemente i pubblici amministratori.
Per capire meglio la situazione conviene voltarsi indietro e rivedere la strada fin qui fatta.
Risale al 4 novembre 2004 il primo protocollo d’intesa tra i 5 Comuni e la Provincia di Genova; i sottoscrittori si impegnavano a condividere un percorso per risolvere contemporaneamente il problema dell’arginatura dell’Entella e della riqualificazione dell’assetto urbanistico, infrastrutturale e paesaggistico della valle.
La meta di tale percorso aveva un nome: “Città dell’Entella”, quasi a prefigurare la nascita di una nuova realtà urbana attraverso un’alleanza tra centri abitati che si fronteggiavano sulle sponde dello stesso fiume.
A seguito di questo primo atto le strutture provinciali e comunali portarono a compimento un lavoro di puntuale approfondimento sulle criticità esistenti e di proposta per il nuovo assetto del territorio. Venivano trattati temi che ancora oggi connotano problemi e opportunità dell’area dell’Entella: la necessità di definire il quadro complessivo degli interventi di riassetto idraulico del Fiume Entella e del tratto terminale del Torrente Lavagna, dalla confluenza nell’Entella sino al confine con il Comune di San Colombano; la riorganizzazione urbanistica di tutta l’area, anche per equilibrare vantaggi e svantaggi delle opere di arginatura; un complessivo progetto di paesaggio per riqualificare l’immagine di tutti i tessuti urbani dell’area; la riorganizzazione del sistema infrastrutturale sia viario che delle reti di servizi.
Forse i tempi non erano ancora maturi per realizzare questi ambiziosi anche se necessari obiettivi e nel frattempo il quadro dei problemi e degli attori coinvolti si stava complicando, e generava nuovi protocolli e nuovi procedimenti concertativi: in particolare la riconfigurazione del raccordo tra il casello autostradale di Lavagna e la viabilità di fondo valle, la definizione di diverse alternative progettuali per le arginature, la scelta della localizzazione del depuratore consortile (o dei nuovi depuratori) per evitare le sanzioni europee.
Dobbiamo riconoscere che in quella fase la moltiplicazione dei tavoli di confronto sulle singole questioni e sui singoli lotti di intervento ha fatto perdere di vista l’obiettivo principale: quello di realizzare una “Città dell’Entella” come risultato di una integrazione vantaggiosa di tutte le sue componenti.
Arrivando alla situazione di oggi qualcuno potrebbe concludere che i problemi irrisolti si sono nel frattempo aggravati, che le risorse pubbliche sono sempre più esigue, che la situazione istituzionale appare più confusa e che – insomma - si è perso un sacco di tempo a discutere ma di concreto si è visto ben poco.
Io credo che i rischi di un fallimento siano reali e quindi devono essere tenuti ben presenti da tutti gli attori in gioco, ma contemporaneamente dobbiamo considerare che sono entrati in campo due nuovi fattori che potrebbero rivelarsi decisivi per una svolta della situazione.
Il primo è la proposta di “Contratto di fiume” per l’Entella, avanzata da un Comitato promotore che, con il supporto di Legambiente e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, sta raccogliendo numerose adesioni non solo tra i Comuni, ma anche tra le comunità locali, interessate a trovare soluzioni per il corso d’acqua con il quale convivono. L’approccio di questo tipo di accordo è allo stesso tempo pragmatico (si produce un “piano d’azione” quantificando tempi, risorse e soggetti coinvolti) e complessivo (si mira ad integrare i temi dell’ambiente con quelli dello sviluppo locale), ma soprattutto è partecipativo, aperto cioè alla condivisione di tutti i soggetti interessati. Questo strumento potrà quindi generare un’opinione pubblica più attenta e consapevole della necessità di integrare le scelte di assetto del territorio.
Il secondo fattore è il Piano Strategico della Città metropolitana, un documento in corso di elaborazione, fondamentale per l’esercizio delle funzioni di promozione dello sviluppo affidate al nuovo Ente (per approfondire questo argomento consiglio vivamente la lettura del “Libro bianco” sulle Città metropolitane scaricabile dal sito www.anci.it) .
Con il Piano Strategico la Città metropolitana deve indicare le priorità dello sviluppo nel proprio territorio, attraverso un approccio che vede lo sviluppo di ogni singola parte a favore non solo del ristretto gruppo di cittadini che vi risiedono, ma dell’intera comunità metropolitana.
L’area dell’Entella rappresenta una polarità fondamentale dell’area metropolitana genovese per la complementarietà delle sue vocazioni (turistiche, residenziali, produttive, di infrastrutture e servizi) con quelle del Comune capoluogo, e la prospettiva del suo sviluppo o della sua decadenza non interessa quindi solo ai propri cittadini, ma a tutti gli 862.000 abitanti metropolitani che in quell’area si giocano molto del loro futuro.

* Già dirigente dell'Urbanistica della Provincia di Genova e oggi referente dell'INU per la Liguria in materia di città metropolitana.

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