a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

sabato 22 marzo 2014

Aumento delle tasse locali e calo demografico: quale relazione? Il caso della provincia di Genova



Secondo quanto recentemente affermato dalla Corte dei Conti, la maggior quota dell'aumento della pressione fiscale registrata dal 1990 è dovuta al parallelo incremento delle tasse locali. Lungi dal realizzarsi, le promesse federaliste di maggiore efficienza e di minor costo dei servizi locali sono rimaste tali, e anzi la pressione fiscale è aumentata per compensare gli effetti della crisi economica che ha ridotto notevolmente gli introiti da tassazione indiretta.
Le tasse locali vengono inoltre applicate in modo diversificato accentuando, spesso, le sperequazioni tra cittadini, in particolar modo quelli economicamente più deboli.

Secondo i dati della Corte dei Conti, dal 1990 al 2012 "la forza trainante sulla pressione fiscale complessiva, passata dal 38 al 44%, appare imputabile per oltre i 4/5 alle entrate locali. La quota di queste su quelle dell'intera pubblica amministrazione si è più che triplicata passando dal 5,5% al 15,9%" ha detto il presidente Raffaele Squitieri sentito dalla Commissione Parlamentare sul Federalismo Fiscale. Nel percorso di attuazione del federalismo non è stato inoltre rispettato "un vincolo di invarianza della pressione fiscale complessiva" previsto dalla legge delega. In altre parole, lo Stato centrale taglia i trasferimenti ma lascia invariato il prelievo di sua competenza; gli enti territoriali, per sopperire ai tagli dei trasferimenti, aumentano le aliquote dei propri tributi, a volte anche più dell’occorrente.

Anche la Cgia di Mestre parla di “tradimento” del federalismo affermando che le tasse locali sono aumentate del 200% dal 1997.
I sindaci si giustificano dicendo che i tagli ai trasferimenti subiti dai Comuni dal 2007 ad oggi "sono stati nettamente superiori all' incremento della fiscalità locale". Ed in effetti il taglio c’è stato, come conferma la stessa Corte dei Conti: 31 miliardi tra 2009 e 2012. 

L’analisi dei magistrati contabili mette in luce anche un importante aspetto della fiscalità locale, ossia la differenziazione dei tributi a livello locale, che spesso tende a penalizzare  “i territori con redditi più bassi ed economie in affanno" rendendone nel contempo ancora minore l’attrattività territoriale, che può indurre le attività economiche a localizzarsi altrove.

La tassazione locale nei Comuni della provincia di Genova

 


Il valore medio delle entrate tributarie comunali pro capite[1] è, nel 2011, pari a 730 euro circa. Abbiamo analizzato gli scostamenti da questo valore medio per cercare di capire la maggiore o minore incidenza, per abitante, della tassazione locale, e come si più vedere dalla cartografia a presentare i valori più elevati sono la maggior parte dei Comuni costieri e alcuni della zona montana.
Genova, il capoluogo, supera il valore medio con 845 euro di tasse locali pro capite, e lo stesso avviene per i Comuni del promontorio di Portofino e del Tigullio orientale. Anche la Val d’Aveto e la val Trebbia presentano Comuni con tassazione locale più elevata della media provinciale.


[1] Abitanti residenti nel Comune al 2011






Osservando la cartografia che rappresenta la variazione della popolazione residente tra 2001 e 2012 si riscontra una buona corrispondenza tra i Comuni che presentano valori di tassazione locale più elevati della media provinciale e perdita di residenti, anche se la coincidenza non è totale. Ricompaiono molti dei Comuni costieri già rilevati in precedenza (Genova, promontorio di Portofino, Tigullio orientale), così come le valli Trebbia e Aveto. 

Sorge abbastanza naturale il pensiero che sia l’aumento delle tasse locali a generare, seppure in parte, la tendenza a lasciare certi territori per andare a stabilirsi in zone dove la tassazione è più leggera.

Vi è anche tuttavia una differente lettura di questo fenomeno, e cioè che sia il calo demografico a determinare l’aumento delle tasse locali. Se infatti i bisogni locali restano sostanzialmente invariati dato che i costi fissi per i servizi tendono semmai a crescere (assistenza anziani, scuole, trasporti, ecc.), il calo demografico determina un minore gettito in termini di tasse locali che però viene ripartito sulla base, sempre più ristretta, dei soggetti contribuenti restanti sul territorio. Tale base si restringe anche per l’aumento dei soggetti incapienti (disoccupati e inoccupati) che a loro volta necessitano di servizi per i quali non possono contribuire.

Penso che una ulteriore indagine potrebbe meglio chiarire questo aspetto certo non secondario per valutare lo stato socio-economico del nostro territorio.

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