a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

giovedì 27 marzo 2014

Province e Città Metropolitane, sì del Senato alla fiducia. Il ddl adesso torna alla Camera

Pubblicato su Il Corriere della Sera - 26 marzo 2014

Passo in avanti del governo sulla riforma delle Province: con 160 sì e 133 no il governo incassa al Senato la fiducia che ha posto sul disegno di legge sulle Province. Il provvedimento torna ora alla Camera in terza lettura, un passaggio che dovrebbe essere solo formale, anche perché il ddl scade il 7 aprile. Tra le novità contenute nel testo l’istituzione di dieci Città metropolitane, il trasferimento di alcune delle funzioni delle Province a Comuni e Regioni, la trasformazione degli organi provinciali in enti di secondo grado. Le Province già commissariate continueranno ad esserlo e quelle in scadenza saranno prorogate fino al 31 dicembre 2014, spostando al 1° gennaio 2015 il momento in cui le nuove Città metropolitane entreranno a pieno regime. Un passaggio obbligato in attesa che i due rami del Parlamento partoriscano la riforma del Titolo V della Costituzione cancellando definitivamente l’istituzione delle Province.
Cosa prevede
Si tratta, in realtà, di un maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl originale che rivisita i compiti delle province in vista del loro superamento, e istituisce le città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e, dopo il superamento del commissariamento del Comune, Reggio Calabria) a partire dal prossimo primo gennaio. In attesa della riforma del Titolo V della Costituzione, e della definitiva abolizione, gli organi provinciali non saranno più eletti dai cittadini. 
 
Le reazioni favorevoli
Immediate le reazioni. Luigi Zanda, presidente del Gruppo Pd al Senato, ha detto che il ddl Delrio «è il primo tassello di un complesso di riforme istituzionali che comprende anche le modifiche al titolo V della Costituzione, la fine del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato, la nuova legge elettorale e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti votata qualche settimana fa». «Sono estremamente soddisfatta per l’approvazione da parte del Senato del ddl Delrio», ha commentato la ministra per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta. Stessa lunghezza d’onda per Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Affari esteri del Senato: «Oggi il governo assume un’iniziativa seria e il compito del Senato e della politica non può che essere quello di assecondare il processo di riforme». Lo stesso Graziano Delrio, padre del Ddl, ha plaudito su Twitter: «Un Paese più semplice e capace di dare risposte». E poi più tardi ha spiegato che il disegno di legge è «un passo che offre più opportunità con le Città metropolitane e che aiuterà i Comuni a lavorare meglio insieme». Secondo Delrio, queste sono solo le premesse per una nuova riorganizzazione dello Stato» perché «le Città metropolitane diventeranno il luogo della competizione economica con le altre grandi aree europee e luogo di coordinamento efficace dei servizi pubblici. Le Province restano per ora solamente come agenzie di servizio ai Comuni e non più con funzioni duplicate per una pubblica amministrazione più efficiente e più semplice».
I contrari
Nel Partito democratico va controcorrente Laura Puppato, che ritiene che il provvedimento abbia «più luci che ombre perché inizia a riformare il sistema delle autonomie, la nuova architettura del territorio e dà risposte ai cittadini». Duro il senatore di Forza Italia Lucio Malan: «Il farneticante ddl Delrio non abolisce le Province, non riduce i livelli di Governo, ma aumenta la burocrazia, i costi e, per la prima volta nella Storia della Repubblica, impone a milioni di cittadini governi locali non eletti da loro, né dai loro rappresentanti». E il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto, raggiunto da Radio 24, ha aggiunto: «Per non mandare al voto le province ci sono tanti sistemi, questo è il peggiore. È una sorta di succedaneo della grande riforma costituzionale che invece, secondo me, deve essere una priorità». Ma quello che preoccupa di più il governo è la fiducia un po’ risicata ottenuta sulla riforma delle Province, che ha confermato il rischio di defezioni capaci di logorare il tessuto della maggioranza: alcuni senatori dei Popolari per l’Italia (il gruppo dell’ex ministro Mauro) hanno votato contro il provvedimento.
L’annuncio della fiducia e le proteste
Era stato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ad annunciare poco prima delle 11.30, tra le polemiche e le proteste dell'opposizione, l’intenzione di mettere il voto di fiducia sul ddl Delrio. La seduta è stata sospesa, tra le polemiche e le proteste dell'opposizione, per consentire la riunione della Conferenza dei capigruppo per definire i tempi di voto. Sul voto pendeva inoltre la relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato, attesa al Senato e indispensabile per andare avanti nelle votazioni. La presidente dei senatori di Sel, Loredana De Petris , aveva commentato: «Quello che sta avvenendo è surreale: prima votiamo le norme transitorie e poi, non si sa come e quando, faremo il provvedimento-madre». Ma l'obiettivo dell'esecutivo di Matteo Renzi è quello di far approvare la legge in tempi rapidissimi, per evitare che all'election day del 25 maggio, quando si voterà per il Parlamento europeo e per il rinnovo delle amministrazioni di oltre 4.000 comuni (tra cui Firenze), gli elettori ricevano al seggio anche le schede per le province (in palio ce ne sarebbero oltre 50).

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