a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

sabato 15 novembre 2014

Genova al primo posto tra le città metropolitane italiane per la qualità ambientale: un patrimonio da valorizzare e da tutelare anche come fattore premiante per lo sviluppo economico


Occorre preservare quello che si può definire un vero e proprio patrimonio per il nostro territorio, caratterizzato da una qualità ambientale che opportunamente valorizzata costituirebbe un importante fattore di sviluppo economico.

Proseguiamo con questo articolo l’analisi dei fattori che rendono più o meno “smart” la città metropolitana di Genova rispetto alle altre CM italiane secondo la ricerca ICity Rate 2014 di FORUM PA.


Il secondo dei sei settori chiave considerati dalla ricerca è quello che analizza la qualità dell’ambiente, e in questo caso Genova si pone complessivamente al primo posto tra le dieci città metropolitane.
 
I fattori “standard” che misurano la qualità dell’ambiente della città sono il consumo di energia, la disponibilità di verde, la depurazione delle acque, la quantità di rifiuti non differenziati, il numero di imprese che investono nel settore green e la qualità dell’aria (n.ro di giorni di supero dei livelli limite per la salute unama).


I fattori “smart” che misurano le azioni che svolgono un ruolo attivo nel miglioramento della qualità dell’ambiente sono il controllo della qualità dell’aria (n° centraline per ab.), il tasso di dispersione della rete idrica, le pratiche di ecomanagement da parte della PA, il livello di utilizzo di fotovoltaico su edifici comunali, l’incidenza del verde in percentuale e le tipologie di conferimento dei rifiuti.


Genova non primeggia in nessuno di questi fattori, tuttavia l’analisi del loro mix fa pendere la bilancia in suo favore rispetto alle altre città metropolitane.


Tra i fattori “standard” Genova è seconda dopo Bari per quel che riguarda la qualità dell’aria, ma si piazza ultima per quanto riguarda la disponibilità di verde per abitante, ed è a metà classifica nella depurazione delle acque, nella gestione dei rifiuti e per la presenza di imprese “green”. Genova presenta anche alti consumi energetici, posizionandosi dopo Milano e Napoli.


Tra i fattori “smart”, che vedono complessivamente Genova al terzo posto dopo Venezia e Milano, Genova primeggia nel controllo della qualità dell’aria (n° di centraline installate). Genova si segnala però come una delle città dove la dispersione idrica è maggiore, dopo Milano e Bologna. Anche altri fattori (ecomanagement, incidenza del verde, iniziative di conferimento dei rifiuti) non vanno oltre la metà della classifica.  Circa il Fotovoltaico comunale Genova si posiziona al terzo posto dopo Bologna e Roma, ma ad una distanza davvero molto rimarchevole.


Possiamo concludere che, pur tra luci ed ombre, il bilancio complessivo riferito alla qualità dell’ambiente genovese è positivo, ma vi sono segnali abbastanza inquietanti che ci spingono a non abbassare la guardia e ad intensificare quelle azioni che mirano a preservare quello che si può definire un vero e proprio patrimonio per il nostro territorio, caratterizzato da una qualità ambientale che opportunamente valorizzata costituirebbe un importante fattore di sviluppo economico.


Genova deve fare di più ad esempio per aumentare la disponibilità di verde pubblico, e questo anche in considerazione del fatto che i recenti eventi alluvionali sono dovuti in gran parte alla eccessiva impermeabilizzazione dei terreni urbanizzati, una scelta che dovrà essere necessariamente rivista nei prossimi anni. 

Non può sfuggire alla riflessione critica che i buoni risultati in termini di qualità dell’aria sono dovuti molto anche alla posizione costiera della città, fortemente aiutata in questo dai venti che “spazzano” con regolarità l’atmosfera spingendo via gli inquinanti da traffico e da impianti di riscaldamento. 

Molto resta da fare, in realtà, nel campo della limitazione dei consumi energetici da fonti fossili, nell’adozione di impianti che usano energie rinnovabili, nel ciclo dei rifiuti adottando la filosofia della “economia circolare” per creare filiere del riciclo e del riuso a valenza economica in grado di produrre valore aggiunto e diminuzione di costi per i cittadini.

 

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