Ok al Dpcm: le prossime tappe e il destino dei dipendenti
La riforma delle Province arriva allo stadio conclusivo. Ieri è arrivato il via libera della Conferenza unificata dell’accordo tra Stato, Regioni e Autonomie e, parallelamente, è arrivato l’ok al decreto attuativo collegato che realizzerà le disposizioni del ddl Delrio.
Anche se due mesi in ritardo rispetto al calendario
inizialmente prefissato in stesura del disegno di legge, si avvia dunque
a compimento la chiacchieratissima, e altrettanto contestata, riforma
delle province italiane, erroneamente indicata, talvolta, come quella di
“abolizione”.
In realtà, le province rimangono esattamente al loro posto,
senza modificare il proprio raggio territoriale e, in buona parte,
anche i propri organici. Cambieranno nome in “enti di area vasta” ma, al
di là di questo, a modificare, infatti, saranno specialmente alcune funzioni, così come la composizione e la formazione dei consigli provinciali, che saranno eletti dai sindaci e da consiglieri comunali.
Sicuramente, di portata storica l’introduzione delle Città metropolitane,
che andranno a sostituire le amminisitrazioni provinciali nelle zone
dei maggiori centri urbani: in questo caso, a presiedere sarà il sindaco
della città con più abitanti.
I nuovi obblighi versi i dipendenti
Entro il 31 dicembre prossimo, toccherà alle Regioni prendere il timone della riforma
e procedere alla redistribuzione delle funzioni demandate. Ciò,
ovviamente, comporterà delle conseguenze anche per i dipendenti delle
strutture coinvolte nel riordino.
Innanzitutto, andranno evidenziate le direzioni e le risorse che saranno coinvolte negli spostamenti relativi all’attuazione della riforma, quindi entro due settimane dall’uscita del Dpcm in Gazzetta saranno le province a dover stilare una “mappatura dei beni e delle risorse connesse a tutte le funzioni, fondamentali e non”.
In seguito, ai nascituri enti di area vasta saranno cedute le responsabilità
in fatto di pianificazione territoriale, sull’assistenza agli enti
locali, e la promozione delle pari opportunità nel mondo del lavoro. Le
altre attività di cui saranno spogliate le province, finiranno in capo a
Comuni o Regioni.
In ogni caso, ogni spostamento dei lavoratori sarà collegato a un accordo
raggiunto con le organizzazioni sindacali e, contestualmente, al
riconoscimento del trattamento fondamentale e accessorio, così come
previsto dai contratti attualmente in vigore che non saranno ritoccati
anche nei termini temporali.
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