a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

sabato 5 gennaio 2013

Le grandi città italiane - Roberto Mainardi 1971

di Ernesto Frasca Polara
Il saggio del Mainardi ha come obbiettivo quello di raccogliere, ordinare e sottoporre ad una rapida analisi una serie di indicatori statistici relativi alle caratteristiche demografiche ed economiche delle grandi città Italiane, che consente di distinguerle in: città "milionarie", città di media - grande dimensione, metropoli dell’Italia industriale e metropoli del Mezzogiorno. Egli ritiene che non esiste una classificazione ufficiale o ufficiosa per definire le grandi città o metropoli e che la funzione amministrativa è riconosciuta solo a due livelli: quella inferiore dei capoluoghi di provincia, e quello superiore di capoluoghi di regione. Le metropoli rappresentano il livello superiore della gerarchia urbana, definito da una serie di specifiche funzioni. Un indicatore del ruolo, proprio di un centro metropolitano di direzione delle attività economiche è fornito dalla estensione del controllo che alcune imprese, la cui direzione amministrativa è ubicata nella metropoli, esercitano su unità produttive distribuite sul territorio nazionale e regionale (può essere assunto come indicatore il dato relativo al numero degli addetti di unità locali di imprese della provincia ubicate in altre province). Utilizzando tale indicatore, desunto dal IV censimento dell’industria e del commercio, è stato rilevato che la funzione di metropoli economica è esercitata in misura piena solo da Milano e parzialmente da Genova e Torino. Un’altra funzione di livello superiore, propria dei centri del sistema metropolitano è quella di assicurare alla propria regione adeguate possibilità di collegamenti internazionali ed interregionali a lungo raggio. Tale tipo di collegamenti viene ormai assicurato, in maniera sempre crescente, dal trasporto aereo. Analizzando il movimento dei passeggeri se ne deduce che Milano e Roma godono di un virtuale monopolio dei collegamenti internazionali, esercitando sulle metropoli più vicine il cosiddetto effetto "ombra" (shadow effect). Relativamente ai collegamenti aerei interregionali è accentuata la preminenza di Roma, legata alla sua funzione di capitale politico - amministrativa; segue, a forte distanza, Milano e poi Palermo per l’importante movimento dei passeggeri nei voli nazionali, dovuto alla sua posizione geografica di insularità. Un’ulteriore funzione, connessa all’esistenza della metropoli, è quella culturale, dedotta dall’analisi dei seguenti indicatori:
a) popolazione studentesca;  b) numero di rappresentazioni teatrali;  c) attività editoriale;  d) mass-smedia;

Per quanto concerne le funzioni culturali Roma e Milano rappresentano i due grandi centri metropolitani propulsori di tali attività a livello nazionale. Segue un gruppo di città ben attrezzate a livello regionale: Torino Bologna e Firenze. Le quattro grandi città del Mezzogiorno e Sicilia sono pesantemente condizionate dal sottosviluppo, non solo economico, ma anche sociale e culturale delle regioni di cui rappresentano le metropoli. Un altro aspetto preso in esame nel saggio, dal Mainardi, è la base economica delle metropoli regionali, che egli individua in tutte le attività che costituiscono la fonte primaria dell’occupazione del reddito e da cui dipendono gli altri settori economici, e all’interno della quale vengono distinte due componenti:

1) imprese e lavoratori indipendenti che servono mercati esterni alla comunità locale;  
2) imprese e lavoratori indipendenti che servono mercati interni alla comunità locale.

Dall’osservazione delle analisi, il Mainardi rileva, che il sistema metropolitano rispecchia quindi nettamente il dualismo non solo dell’economia ma anche della struttura sociale e dell’assetto del territorio del nostro paese. Ad una Italia Settentrionale che può contare su una rete di centri metropolitani irradiatori della gamma completa dei servizi di base, necessari ad una moderna struttura economica, si contrappone una Italia Centrale e Meridionale in cui le grandi città sono ancora limitate, prevalentemente, al ruolo tradizionale di centri di controllo politico-amministrativo e di mercati di consumo. Il problema centrale, quindi, della politica italiana delle metropoli è riconvertire a nuove funzioni realtà urbane già consolidate. Il sistema metropolitano Italiano è costituito da un insieme di grandi città che si differenziano, sia nella struttura economica, che nella struttura dinamica della popolazione. Negli anni più recenti (‘61-‘69) si ha il consolidarsi dei processi di sviluppo metropolitano nelle maggiori aree urbane del Paese, soprattutto dell’Italia Settentrionale. In tale contesto il ristagno demografico del comune capoluogo di provincia, (quando la sua estensione territoriale non sia tale da assumere, come nel caso di Roma, dimensioni di area metropolitana), costituisce un fenomeno fisiologico e l’analisi della crescita va riferita alla dimensione metropolitana.
2.4.1 - L’area d’attrazione commerciale
Alcuni centri urbani (212 in Italia) esercitano un’attrazione nei riguardi di abitanti di zone limitrofe per l’approvvigionamento al dettaglio dei prodotti di uso non quotidiano. Le aree di maggiore dimensione sono quelle polarizzate da Milano, Napoli e Roma. Per le grandi città settentrionali, l’area di attrazione commerciale è sempre di dimensioni inferiori alla Provincia. Quest’ultima include una o più aree minori di influenza, polarizzate da piccoli, ma bene attrezzati centri urbani. Si precisa inoltre che, la rete urbana dell’Italia Settentrionale dispone di un numero rilevante di piccole e medie città ben attrezzate, che si sottraggono alla necessità di un diretto ricorso alle metropoli per i servizi di livello inferiore ed intermedio. Le undici grandi città del sistema urbano Italiano determinano un’articolazione in "Regioni funzionali" del territorio nazionale, che si sovrappone a quello ufficiale di Regioni politico-amministrative. Per le aree di influenza regionale, se adottiamo come termine di riferimento il criterio della "accessibilità", calcolata in termini di distanza-tempo o semplicemente di distanze chilometriche relative ai principali assi di comunicazione stradale (autostrade - strade statali), per le regioni settentrionali diventa difficile sostenere l’esistenza di sostanziali diversità delle delimitazioni tradizionali rispetto ad ambiti territoriali funzionalmente definiti da relazioni regionali. Le aree fra Torino e Milano sono caratterizzate da un’elevata accessibilità. Più complessa è la situazione dell’Italia Centro-Meridionale. Roma, dovrebbe svolgere il ruolo di unica vera metropoli terziaria di una regione che include oltre al Lazio, parte della Toscana, Umbria, Marche e Abruzzo. Il Mezzogiorno è servito da due sole metropoli: Napoli (Campania, Molise, Provincia di Potenza), Bari (Puglia e Provincia di Matera). La Sicilia, con Palermo che svolge funzioni politico-amministrative, come capitale storica, che offre anche una gamma di funzioni terziarie (Sicilia Occidentale e >Centrale) e Catania (Siracusa, Ragusa e Provincia di Catania). Rimangono escluse dal raggio di influenza di città di dimensioni e caratteristiche metropolitane, la Sardegna e la Calabria, la cui parte meridionale si articola con la Sicilia Nord-Orientale intorno alla <<conurbazione dello Stretto>>, (Messina e Reggio Calabria), definita da Lucio Gambi. Utilizzando l’espressione di Bernard Kaiser, geografo francese, si possono definire territori <<non metropolizzati>>, quelli i cui centri urbani di decisione ed animazione sono sottodimensionati o non sufficientemente attrezzati (Calabria e Sardegna); e territori <<semimetropolizzati>>, quelli in cui l’azione della Metropoli non si estende con piena efficacia a tutto lo spazio Regionale, perché vasto e non integrato con la metropoli stessa: per difficoltà di comunicazione, insufficienza di interrelazioni, presenza di minori poli urbani parzialmente autonomi (Italia Centrale).

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