La città metropolitana è ormai all’orizzonte, quali sono le reali prospettive per lo sviluppo territoriale dell’area vasta di Genova? Quali strumenti pianificatori possono essere utilizzati per dare concretezza alle esigenze di funzionamento della città metropolitana e risposte ai bisogni della popolazione che, di fatto, vive già una condizione metropolitana (si pensi ad esempio all’importanza del pendolarismo tra capoluogo e resto del territorio) ma che tuttavia soffre la mancanza di una efficiente ed efficace organizzazione dei servizi a livello territoriale, che restano invece frammentati in tante competenze amministrative tra loro scollegate e disomogenee, con evidenti diseconomie e sprechi di risorse non più tollerabili?
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Il convegno, così come bene ha illustrato in apertura l’Arch. Andrea Pasetti, Direttore dell’Urbanistica della Provincia di Genova, tra i promotori dell’iniziativa, aveva anche lo scopo di inserirsi in questo percorso fornendo alla Conferenza Metropolitana attualmente insediata e che sta lavorando alla stesura dello Statuto della città metropolitana dei contributi in termini di riflessioni ed esempi concreti. Sarà a tal scopo elaborato a breve un documento di sintesi che potrebbe anche dare lo spunto per un ulteriore appuntamento in autunno.
Nella prima parte del convegno l’arch. Giampiero Lombardini, docente del DSA dell’Università di Genova, ha svolto la tematica relativa alla pianificazione di area vasta tra crisi e nuove prospettive di governo, ponendo l’accento sulla necessità di intendere lo sviluppo quale ampliamento delle opportunità di vita e di lavoro per tutti i cittadini che gravitano su un territorio identificabile come area metropolitana e che devono poter contare quindi su livelli equivalenti di benessere e di occasioni di scambio e di relazioni socio-economiche.
Scopo della pianificazione è quindi creare le condizioni per il “ben-essere” dell’uomo, ma quali sono gli strumenti per realizzare tale obiettivo? La pianificazione territoriale propone diversi modelli, è quindi importante saper scegliere il giusto mix tra obiettivi strategici e normative di tipo direttivo per orientare positivamente l’azione degli operatori.
Il Dott. Piero Araldo, Direttore Generale della Provincia di Genova, ha illustrato quindi lo stato di avanzamento dei lavori della Conferenza Metropolitana di Genova, sottolineando come essa abbia in questi mesi lavorato alla stesura dello Statuto pur in mancanza di input da parte del Governo dopo la mancata conversione in legge del D. L. 188/2012 che ha comportato diverse conseguenze negative sul procedimento di creazione delle città metropolitane.
Di particolare interesse risulta la modalità con cui verrà eletto il sindaco metropolitano, che secondo l’attuale legge vigente, in assenza di diverso pronunciamento dei Comuni dell’area, diverrebbe in automatico, dal primo gennaio 2014, il Sindaco di Genova.
Araldo ha concluso osservando come la costituzione della città metropolitana possa essere una valida occasione di rilancio di tutto il territorio interessato, a patto di riuscire a mettere a fuoco, in particolare nello statuto, una serie di competenze e di funzioni che rendano il nuovo ente davvero in grado di darsi una organizzazione più valida ed efficiente a livello di area vasta, non come semplice somma di enti locali ma come sintesi di potenzialità da mettere a sistema tra loro.
Un intervento particolarmente stimolante è stato anche quello del Dott. Guido Conforti, di Confindustria, che ha sottolineato come vi sia ancora molta distanza tra la città metropolitana e le reali attese degli operatori economici operanti sul territorio genovese. Per Conforti occorre non limitarsi a valutare gli aspetti tecnici di tipo urbanistico e politico, cercando piuttosto di coinvolgere maggiormente sul tema tutta la società nel suo complesso, facendo cogliere il nesso tra pianificazione e sviluppo economico anche favorendo una partecipazione più attiva degli operatori economici ai processi di formazione degli strumenti che orienteranno le scelte della città metropolitana. Gli strumenti di pianificazione devono innanzi tutto porsi l’obiettivo di frenare il declino demografico che anche oggi è molto forte e disincentiva la crescita. Devono inoltre favorire la scelta di insediarsi sul nostro territorio da parte di investitori e lavoratori, per convogliarvi dei flussi di denaro e avviare la ripresa. Occorre quindi creare più opportunità anche tramite semplificazioni burocratiche e sgravi fiscali. Occorre migliorare i servizi, la loro quantità ed efficienza. Infine, la tempistica, che deve essere il più possibile breve ed in grado di dare risposte rapide alle esigenze dell’economia, che sono in costante mutamento. Anche per questo la governance della città metropolitana deve dotarsi di organi di governo condivisi ma forti ed autorevoli, in grado di decidere davvero.
L’intervento di Stefano Bernini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Genova, inizia dall’osservazione di come l’accelerazione imposta all’iter delle città metropolitane dal Governo Monti sia avvenuta pressoché unicamente sull’onda della asserita necessità di “fare cassa”, contribuendo al taglio delle Province. Questo ha comportato una assenza di riflessione sulla effettiva ripartizione di funzioni e deleghe rispetto agli enti locali (Regione, Comuni): una situazione alquanto pasticciata alla quale ora tocca porre rimedio pur tra mille difficoltà e anche resistenze da parte di chi teme vedere minate in qualche modo le proprie prerogative. "Eppure", è la riflessione di Bernini, "abbiamo bisogno di uno “sguardo metropolitano” anche per cogliere le sfide del PUC che sta andando avanti e che non a caso guarda già oltre i limiti strettamente comunali. Genova non vuole prevaricare come è ovvio gli altri comuni, ma si propone comunque per contribuire a costruire una visione condivisa di sviluppo socio-economico a livello territoriale."
L’Assessore conclude esprimendo l’impegno e l’auspicio che tra l’Amministrazione e gli attori economici sia sempre più stretta la collaborazione per affrontare la complessità della crisi con strumenti validi e contemporaneamente più agili rispetto al passato.
Conclude la prima fase del convegno l’intervento della Prof. ssa Valeria Fedeli del Politecnico di Milano, che con la relazione “Città metropolitana : cantieri di innovazione anche per la pianificazione?” ha sottolineato l’importanza di affrontare il tema della pianificazione di area vasta con metodi innovativi rispetto al passato.
Stoccarda, Barcellona, Parigi costituiscono interessanti esempi già realizzati di una diversa organizzazione dello spazio in funzione delle esigenze di vita di cittadini sempre più abituati a vivere, lavorare, divertirsi, in luoghi diversi che però appartengono, nell’immaginario collettivo, ad un’unica realtà che contiene spazialità anche molto diverse tra di loro: centri urbani di varie dimensioni, campagne urbanizzate, centri storici di pregio, polarità, periferie, sobborghi, ecc.
Le agenzie di scopo per gestire i servizi sono state sperimentate con successo nei casi presentati e sono quindi da prendersi in considerazione anche per le esigenze delle città metropolitane italiane. Se ben organizzate possono infatti offrire alti livelli di efficienza dei servizi riducendo anche i costi. A Stoccarda, ad esempio, l’attivazione di una agenzia dei trasporti si è rivelata una risorsa economica tra le più importanti per l’area metropolitana!
La competenza sulla mobilità non è l’unica, anche se è considerata tra le più importanti. La pianificazione economica è un altro settore dove l’azione della pianificazione a livello metropolitano fa sentire i suoi effetti.
In generale, la pianificazione a livello di area metropolitana è vissuta quale strumento per superare la frammentazione decisionale tra i comuni, organizzare meglio i servizi e semplificare i processi decisionali: tutti elementi che aumentano decisamente l’attrattività di un territorio che voglia competere a livello europeo e anche mondiale, anche in funzione dell’ottenimento di fondi europei che il bilancio 2014-2020 destina su obiettivi strategici quali la mobilità smart, il risparmio energetico, ecc.
Nella seconda parte del Convegno, sono state presentate alcune esperienze di pianificazione portate avanti dalle Amministrazioni locali, coadiuvate in qualche caso dalla Provincia di Genova che ha dato un supporto tecnico.
Il Comune di Chiavari si è convinto della necessità di ragionare tenendo conto degli altri Comuni della Piana dell’Entella, con i quali sta per firmare un protocollo di intesa per sviluppare insieme temi quali ambiente, mobilità, difese spondali, relazione con i centri storici, ciclopedonalità, ecc.
La Piana dell’Entella, in particolare, è oggetto di grande attenzione e di possibili trasformazioni che però ne vogliono preservare il carattere agricolo e paesaggistico.
Tra i temi forti del progetto condiviso vi è la mobilità dolce e l’interconnessione con la viabilità lungo il torrente, che non verrà più concepito quale confine ma quale elemento unificante.
Il Comune di Isola del Cantone è tra quelli che hanno avviato una collaborazione con la Provincia di Genova per elaborare il proprio PUC, molti degli elementi del quale si basano però su un precedente lavoro di analisi e di progettazione territoriale condivisa con diversi comuni della vallata (progetto “Città dello Scrivia”).
Il PUC di Isola ha raccolto infatti gli esiti delle strategie elaborate precedentemente inserendovisi in modo coerente. Sono stati tuttavia attivati ulteriori processi partecipativi sul territorio per la messa a punto delle priorità del piano, che sono risultate essere la necessità di interfacciare le scelte progettuali con gli aspetti della salvaguardia idro-geologica, l’attenzione al fronte fluviale, lo sviluppo della filiera del legno, l’attenzione alla mobilità pubblica anche in funzione dell’area metropolitana.
I servizi costituiscono un tema da affrontare a livello di vallata, per questo sono stati studiati degli incentivi premianti in base alla baricentricità della collocazione e alcuni più specifici anche per gli impianti produttivi (servizi agli addetti).
Ben 5 Comuni della Val Trebbia (Fontanigorda, Fascia, Gorreto, Rondanina, Rovegno) hanno deciso di redigere un PUC, anzi un “PUCCO” (PUC Condiviso) con il supporto della Provincia, costituendo un interessante e innovativo caso di studio. Anche l’Ente Parco dell’Aveto ha collaborato nella valutazione degli aspetti naturalistici e di analisi territoriale, contribuendo alla definizione della Descrizione Fondativa.
Tra gli effetti immediatamente percepibili per i Comuni sono evidenziati la diminuzione dei costi di progettazione e un apporto significativo di conoscenze comuni ai 5 enti coinvolti, le cui morfologie e caratteristiche comuni assumono il ruolo di elementi fondativi e connotativi a livello territoriale. Le peculiarità dei 5 Comuni sono state nel contempo riconosciute e valorizzate, in un’ottica di complementarietà che mira ad accrescere il potenziale comune, a livello turistico ma anche di servizi ai residenti.
Il Comune di Genova ha illustrato, tramite l’Arch. Nicoletta Poleggi, i principi ispiratori del nuovo PUC che, grazie alla sua struttura su tre livelli, si pone già in un’ottica sovra comunale e aspira a tessere relazioni e condividere scelte progettuali con i comuni del suo territorio. Mobilità, trasporti, sistemi culturali, turistici, verde urbano ed extra-urbano, portualità, sono solo alcuni dei settori attraverso i quali Genova si apre al suo territorio ponendosi quale grande polarità baricentrica a livello regionale e nazionale, e come nodo infrastrutturale nevralgico a livello europeo.
La terza parte dell’incontro ha visto lo svolgimento di una tavola rotonda cui hanno partecipato un po’ tutti gli attori interessati al processo della pianificazione dell’area vasta, sollecitati sui temi della attrattività territoriale, della mobilità, dei servizi di valenza territoriale, della governance, ecc. Come fare dunque per determinare un reale cambio di passo e non lasciarsi sfuggire l’occasione (costituita dalla città metropolitana) per fare del territorio genovese un’area non più in declino?
Per il Sindaco di Lavagna, Giuliano Vaccarezza, è fondamentale che siano anche preservati e valorizzati i valori locali, le singole peculiarità. La città metropolitana può essere una grande opportunità se si terrà conto dell’esperienza della Provincia quale ente vicino alle piccole realtà. La via è quella di “mettere a sistema i comuni” per ottenere risultati anche in termini di risparmio e di maggiore efficienza nei servizi offerti ai cittadini. Occorre impegnarsi anche per valorizzare prodotti tipici quali l’olio locale, e sfruttare adeguatamente risorse abbondanti quali i boschi per ricavarne legno e biomasse.
L’ Arch. Diego Zoppi, in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Genova, osserva che l’esperienza maturata già ai tempi in cui molti comuni costieri e vallivi vennero fusi nella Grande Genova può essere utile per capire come i cittadini della futura città metropolitana possano sentirsi integrati nella nuova realtà pur mantenendo le proprie identità territoriali, che ancora ai giorni nostri permangono e anzi sono costantemente ricordate e valorizzate.
L’identità deriva dal senso di comunità e da luoghi pubblici in cui potersi riconoscere. Per questo è importante salvaguardare le peculiarità e valorizzarle in funzione di una fruizione più vasta, così come occorre anche rendere disponibili servizi efficienti ed integrati su tutto il territorio della città metropolitana.
E’ evidente che da questo punto di vista esistono squilibri tra Genova e il suo territorio che occorre correggere, mettendo in opera una pianificazione che operi in base a ben definite linee strategiche.
Il Prof. Roberto Bobbio (INU), osservando come i limiti individuati dalla città metropolitana non coincidano perfettamente con l’area metropolitana, che è il territorio gravitante effettivamente sulla città di Genova, riconosce nella città metropolitana una occasione da non perdere soprattutto per cominciare a definire delle strategie territoriali che oggi appaiono quanto mai deboli. Da questo punto di vista il PTCp elaborato recentemente dalla Provincia di Genova è una buona base su cui lavorare alla nuova visione del territorio e per portare avanti una serie di progetti sui quali i comuni possono lavorare insieme (rifiuti, depuratori, ecc.).
Anche per Michele Malfatti, Sindaco di Mignanego, Genova deve avere soprattutto un ruolo di aggregazione e di coordinamento rispetto ai comuni più piccoli, ma molto dipenderà anche da come verranno distribuite le deleghe tra comuni, regione e città metropolitana. La Provincia costituisce ancora un esempio di cui tenere conto, per come ha saputo gestire alcune partite molto importanti (acque, trasporti, difesa del suolo) affiancandosi ai piccoli comuni.
Per la Prof. Valeria Fedeli la domanda è: cosa trasforma una conurbazione in una città metropolitana? Tutti noi viviamo, ormai, in una condizione post-metropolitana, dove sono compresenti forme urbane differenziate e in cui ci muoviamo nel corso della giornata stessa. La nostra percezione è di fatto metropolitana. Il difficile è trovare una forma istituzionale capace di dare conto di questa nuova realtà. Sono gli spazi di incontro a chiederci una visione metropolitana, così come il nostro bisogno di relazioni per i più vari motivi, personali e professionali.
Bisogna avere la capacità di intrecciare le diverse esigenze dei cittadini indipendentemente dalla loro collocazione all’interno dell’area metropolitana. A questo proposito, nel contesto milanese si sta ragionando su possibili regimi differenziati in base a sub ambiti che vedono adottate soluzioni particolari pur restando parte di un sistema coordinato.
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