a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

mercoledì 31 dicembre 2014

Difesa del suolo e formazione, dalle Province alla Regione Liguria

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Via libera della Regione al riordino delle competenze

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Formazione, caccia, pesca e turismo passano alla Regione

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Lombardia, Province: competenze confermate

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Province, la ricetta della Puglia: ai Comuni welfare e cultura

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lunedì 29 dicembre 2014

Nuove regioni, ecco come cambia il Belpaese

In futuro potrebbero esserci 12 regioni e la Liguria potrebbe essere accorpata con Piemnonte e Valle D'Aosta: sono quattro i disegni di legge che aspettano di essere esaminati dal Parlamento.



venerdì 26 dicembre 2014

Approvato lo Statuto della Città Metropolitana di Genova: analisi critica dei contenuti



L’Assemblea dei Sindaci lo scorso 19 dicembre ha approvato, non senza qualche difficoltà, lo Statuto della Città Metropolitana di Genova. Esso dovrà però essere sottoposto a qualche revisione nei prossimi mesi, così come richiesto dall’Assemblea su proposta del sindaco di Ronco Scrivia, Simone Franceschi, che ha motivato la riserva ritenendo che vadano meglio stabiliti i rapporti tra Città Metropolitana e Comuni. Anche molti altri sindaci hanno espresso perplessità su questo punto. Si è scelto comunque di approvare lo Statuto per non bloccare l’iter del nuovo Ente, con il patto di revisionare i punti controversi, così come previsto dalla legge Delrio. Entro il prossimo 28 Febbraio, è l’auspicio del Sindaco, avverrà la verifica dello Statuto con la possibilità di discutere e votare i nuovi emendamenti. Tra gli argomenti in discussione, il ruolo della Conferenza metropolitana, che per molti dei sindaci presenti all’Assemblea dovrebbe essere più forte e determinante per garantire il buon funzionamento del consiglio metropolitano, e lavorare a stretto contatto con i sindaci partecipanti alle commissioni su argomenti specifici.

mercoledì 24 dicembre 2014

Treni, meno fermate e rincari

Si profilano nuove preoccupazioni per gli utenti del trasporto pubblico della Liguria, Trenitalia piange miseria e chiede aumenti alla Regione agitando, come al solito, il fantasma del taglio delle linee e delle fermate...intanto la velocità commerciale è tra le più basse d'Italia, ma questo non può essere imputabile al numero di fermate, quanto alla vetustà del materiale rotabile impiegato, anch'esso tra i più vetusti e male in arnese tra quelli che circolano nella penisola. Per non parlare della "larghezza" delle tracce (ossia il tempo che da orario un treno impiega a coprire una certa tratta chilometrica) che non ci risulta siano mai state valutate da un ente terzo per stabilirne la reale congruità. Ma questo andrebbe fatto, dato che dal 2005 il servizio è pagato a tempo, e non a chilometro. Ecco una delle cose che l'Agenzia Regionale del trasporto pubblico dovrebbe valutare al più presto...a proposito, che fine ha fatto?



martedì 23 dicembre 2014

Entro fine anno in giunta il ddl delle province

Dalla Puglia una idea alternativa per fissare per legge il principio del trasferimento delle funzioni tra gli Enti. Secondo questo disegno di legge, a ogni funzione devono corrispondere le risorse e alle risorse i lavoratori.

sabato 20 dicembre 2014

La riforma degli enti locali: un riepilogo assai esaustivo e...critico

Pubblicato su http://rilievoaiaceblogliveri.wordpress.com

La vicenda della “riforma” delle province non poteva concludersi (ma, in realtà, siamo ancora solo alle prime fasi) in modo peggiore.
La legge di stabilità 2015, che si è agganciata, per altro violandola, alla pessima riformaccia operata da Delrio, ha scaturito un florilegio di menzogne, equivoci, caos amministrativo, violazioni di norme di legge in una serie probabilmente destinata ad allungarsi per molto tempo.
Il tutto, sulla pelle dei lavoratori delle province, ma, soprattutto, degli inconsapevoli cittadini, che inneggiano alla per altro inesistente “abolizione” delle province, mentre aboliti sono i servizi che esse erogano. Proviamo, in questa baraonda, a fare un po’ di ordine.

Città metropolitana, Doria all'attacco di governo e Regione

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Si alle aree omogenee, più autonomia al Tigullio

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Provincia, dipendenti in rivolta

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Città metropolitana, statuto con riserva: i sindaci chiedono subito di cambiarlo

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Province, le paure dei dipendenti

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Province, scaricabarile tra Regione e Governo

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Città metropolitana, ok a statuto

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Province: la rivolta dei dipendenti. Delrio: nessuno perderà il posto.

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No a licenziamenti e tagli - la protesta delle Province

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sabato 13 dicembre 2014

Doria attacca: esagerato tagliare un miliardo

Doria denuncia il taglio di risorse che mette in forse il funzionamento di province e città metropolitane.

Città metropolitana, statuto approvato dal consiglio

Il Consiglio Metropolitano ha approvato lo Statuto della Città Metropolitana di Genova, e ora la palla passa all'assemblea dei sindaci per l'approvazione definitiva prevista per il 19 dicembre.  Una considerazione: ci si sarebbe aspettati un po' più di condivisione con i cittadini dell'importante documento, visto che rappresenta il "motore" del funzionamento del nuovo ente. Ente che, però, nasce pesantamente condizionato dal nodo della mancata definizione delle sue funzioni e dal taglio delle risorse che ne mina alla base le sue reali possibilità di svolgere con pienezza quel ruolo propulsivo per il territorio che in teoria dovrebbe avere. Per dirla con il sindaco Doria, la città metropolitana rischia di nascere già morta, e questo è il vero problema da affrontare, per non affondare definitivamente in una crisi socio-economica che a Genova e provincia è particolarmente sentita.

pubblicato sul sito Genova24.it

Genova. Nell’ultima seduta del 2014 il consiglio metropolitano di Genova ha approvato all’unanimità, dopo la discussione e votazione di una dozzina di emendamenti, lo statuto della Città metropolitana, l’ente che fra 20 giorni prenderà il posto della Provincia di Genova.
Il prossimo passo previsto dalla legge Del Rio, che istituisce i nuovi enti di area vasta in alcuni grandi capoluoghi (e riforma radicalmente le Province in tutti gli altri capoluoghi) sarà l’approvazione da parte della conferenza metropolitana, ovvero l’assemblea di tutti i sindaci del territorio, 67 per quel che riguarda Genova: il Sindaco metropolitano Marco Doria ha annunciato che l’assise sarà convocata a breve per venerdì 19 dicembre.
Fra gli emendamenti alla bozza di statuto approvati oggi in consiglio, che hanno concorso a dar forma al testo finale di 42 articoli, spiccano quello che inserisce fra le finalità della città metropolitana il conseguimento di condizioni di maggior sicurezza delle comunità rispetto ai rischi idrogeologici e una serie di emendamenti che limano il potere della Città metropolitana di intervenire nell’autonomia gestionale di comuni e unioni di comuni.

De Magistris: Niente soldi e tagli al personale: città metropolitana devastata

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venerdì 12 dicembre 2014

Doria, allarme al governo: la città metropolitana rischia di nascere già morta

Vertice dell'Anci a Roma con il sottosegretario Delrio: risorse tagliate del 50%, soluzione insostenibile.

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Una Lanterna in cerca di adozione

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Finanziati oltre 6 milioni per la messa in sicurezza di Rapallo

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Lanterna a rischio, finiti i soldi

Una delle conseguenze del drastico taglio di risorse alle province e alle città metropolitane è l'azzeramento dei fondi per tenere aperta la Lanterna: così quello che per tutti e nel mondo è il simbolo di Genova, rischia di tornare ad essere chiusa al pubblico, nonostante molte risorse siano state già investite per il restauro del faro e della passeggiata, una delle più suggestive della città.

Doria: città metropolitana? Sono preoccupato

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Provincia di Milano svuotata: a rischio i cantieri dell'Expo

L'esodo di molti funzionari dalla Provincia di Milano rischia di bloccare i certificati ambientali necessari per autorizzare i cantieri dell'Expo e molte grandi opere del 2015.



Ordine del giorno: il sindaco di Roma sia scelto da tutti i Comuni

Si fa strada l'ipotesi di una elezione del Sindaco di Roma a suffragio universale, ma per questo i municipi della capitale dovranno diventare comuni autonomi.

Per i rifiuti una gestione unica e più economica

Convegno a Chiavari sul ruolo che la Città Metropolitana può svolgere in materia di servizi pubblici, se debitamente razionalizzati e adeguatamente gestiti.

Anche Firenze ha lo Statuto della Città Metropolitana

pubblicato su La Nazione
 
Firenze, 12 dicembre 2014 - Uno Statuto snello e incisivo che disegna una Città Metropolitana di Firenze come strumento di servizio ai Comuni e alle comunità che la compongono, in particolare attraveso il Piano strategico Metropolitano triennale come atto di indirizzo per l’Ente e per l’esercizio delle funzioni dei Comuni e delle Unioni di Comuni compresi nell’area; il Piano territoriale della Città e il Piano strutturale metropolitano.

Il Consiglio metropolitano di Firenze ha approvato mercoledì sera lo Statuto della Città Metropolitana. Favorevoli i consiglieri del Pd, contrari Forza Italia, Territori Beni Comuni e il Movimento Cinque Stelle. La votazione è stata preceduta dalla votazione di emendamenti al testo, già sottoposto al vaglio dell'Assemblea in una seduta precedente. "I tempi sono stati stretti - ha spiegato il Sindaco Metropolitano Dario Nardella - tuttavia questo non ha limitato il dialogo e la libertà di ciascuno nel portare il proprio contributo, consentendo convergenze e anche posizioni unanimi. Il passaggio dello Statuto è estramente importante ma è il primo punto di una fase costituente che attraverserà i prossimi mesi, per far crescere un nuovo soggetto che si misurerà con problematiche complessissime e strumenti innovativi come il Piano strategico. Questo spirito costruttivo e pragmatico offerto da tutti non deve venire meno".

Lo Statuto rimanda al Regolamento del Consiglio (al momento è in vigore quello provvisorio) per disciplinare il funzionamento degli organi consiliari, le garanzie per le minoranze, le forme di controllo politico amministrativo. Punto qualificante e originale dello Statuto è tra l'altro l'articolo 18 che impone il divieto di istituire enti strumentali e società di diritto privato o assumere partecipazioni in enti e società diverse da quelle già esistenti, con esclusione di quelle senza scopo di lucro. Inoltre la Città promuove l’accorpamento, la fusione e la dismissione delle società e delle partecipazioni non funzionali ai fini istituzionali allo scopo di conseguire risparmi o una migliore funzionalità nello svolgimento delle attività.
D'altra parte il Sindaco metropolitano istituisce presso la Città Metropolitana l'Osservatorio sul lavoro pubblico dipendente al fine di favorire la piena valorizzazione delle risorse umane presenti nel territorio metropolitano (art. 23). 

Nel corso del dibattito sono stati presentati quattro ordini del giorno, tre dei quali del Pd. Con il primo si chiedono "risorse adeguate", da assicurare mediante la legge di stabilità, perché la Città metropolitana possa essere correttamente operativa; con il secondosi dà pieno mandato al Sindaco Metropolitano Dario Nardella ad operare per concretizzare le condizioni di applicazione della legge Delrio, anche in modo da "evidenziare la discontinuità nella governance rispetto all'esperienza delle Province"; con un altro, approvato all'unanimità, si chiede di mettere in campo ogni azione possibile, nonostante la capacità di spesa ridotta, per salvaguardare l'occupazione di tutto il personale, compreso quello precario. Respinto un ordine del giorno dei consiglieri di minoranza (Territori Beni Comuni, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Liste Civiche per la Città Metropolitana) per istituire un gruppo di lavoro per reintroduzione del suffragio universale. Martedì 16, alle 16, in Palazzo Vecchio, lo Statuto sarà presentato alla Conferenza Metropolitana.

martedì 9 dicembre 2014

Fossati: costretto a lasciare una eredità molto pesante, le casse sono vuote

Il commissario della Provincia di Genova denuncia la drammatica situazione in cui versa l'Ente, che non cambierà, nell'immediato, quando si insedierà la città metropolitana.


Personale della Provincia, 800 a rischio. A tremare sono soprattutto i precari.

Diversamente da quanto sempre assicurato nel corso dell'iter della legge 56, che prevedeva il riassorbimento di tutto il personale in forza alle Province, ultimamente sta con insistenza circolando la voce di esuberi, anche consistenti. 
Non essendo chiaro ad oggi come verranno redistribuite le deleghe inerenti funzioni in precedenza assegnate alle province in particolare dalle regioni, allocare le risorse diventa difficile, di conseguenza le regioni non si fidano e lasciano le deleghe in capo alle province che però con i pesanti tagli subiti rischiano seriamente il default...insomma, il solito pasticcio all'italiana. Continuo a pensare che siano questi esempi che allontanano, più di ogni cosa, gli investitori stranieri dall'Italia: quale affidabilità può offrire un simile "sistema Paese"?

ATO acqua: rafforzare i controlli sul gestore anche nel passaggio alla Città Metropolitana

I sindaci della provincia di Genova, futura città metropolitana, chiedono che il nuovo Ente effettui controlli più stringenti in materia di gestione delle acque e maggiori verifiche sul soggetto gestore del servizio.

lunedì 8 dicembre 2014

Goodbye, territorio! Quale sviluppo con poteri concentrati e governance debole?

Giuseppe Roma*

EyesReg, Vol.4, N.6 – Novembre 2014. L’intreccio appassionante fra investimenti e territorio, fra economia dell’innovazione e luoghi fisici della transizioni, pongono un quesito allarmante. E’ possibile lo sviluppo, oggi sempre più legato alle città e alle maxopoli, al protagonismo imprenditoriale regionalizzato, senza un rinnovato disegno di governo istituzionale? L’attuale contesto spinge oggi a pensare più a vuoti di potere decentrato, con effetti negativi proprio sull’economia.

Territorio senza presidi.
Province eliminate, Camere di Commercio azzoppate. Ora a chi tocca? Nel giro di pochi anni siamo passati dal considerare le autonomie funzionali come baluardo dello sviluppo, dall’ esaltare la “forza del territorio” come strumento della coesione comunitaria, allo svuotamento dei presidi di riferimento locale.Tutti cercano,infatti, di ridurre le proprie reti decentrate: le Poste o i Carabinieri, le banche o le Ferrovie. Resistono i blocchi d’interessi più corposi come università e piccoli ospedali.
La ragione dichiarata di questa furia iconoclasta, supportata da una forte pressione mediatica che ha tramortito l’opinione pubblica, risiede nella sacrosanta campagna anti-sprechi e anti-casta.
Non possiamo affermare che queste istituzioni siano esenti da pecche. Basti pensare alle tante Province inventate solo per moltiplicare l’impiego pubblico, o al drenaggio di risorse camerali dirottate verso le associazioni di cui le Camere sono espressione. Ma si tratta di deviazioni e inconvenienti facilmente riformabili, su cui peraltro si sono utilmente impegnati gli enti interessati, formulando adeguate proposte.
Se dall’attualità politica, passiamo ad affrontare il tema più in generale, la sensazione è che i provvedimenti attuali non ridisegnino una nuova forma di governo del territorio, né rappresentino le proiezioni “fisiche” di una rinnovata architettura istituzionale.
Siamo passati da una lontana stagione in cui tutto era distretto (scolastico, sanitario, persino industriale e turistico) alla fase attuale dove tutto, al contrario, si ridurrebbe – nel migliore dei casi- ad aggregazioni volontarie (di comuni) o ad ambiti funzionali per l’erogazione di servizi.
C’è un evidente difetto interpretativo: la funzionalità non è paradigma sufficiente per progettare l’avvenire di vaste aree urbanizzate, né tanto meno per risolvere adeguatamente le problematiche dell’oggi.

sabato 6 dicembre 2014

Città Metropolitana e pianificazione del territorio

di Francesco Gastaldi e Sonia Zarino

Con la legge 56/2014 (detta legge Delrio) la Città Metropolitana, realtà istituzionale di cui si discuteva da almeno venticinque anni, è diventata realtà e dal 1 gennaio 2015 subentrerà, con funzioni anche nuove e diverse, alle dieci relative province, comportando rilevanti innovazioni sui processi di governo del territorio. Il testo normativo individua le funzioni fondamentali del nuovo ente di area vasta che dovrà occuparsi di sviluppo economico, promozione e gestione integrata dei servizi, infrastrutture, reti di comunicazione e le relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, comprese quelle a livello europeo. La Città Metropolitana si occuperà inoltre di mobilità e viabilità e dovrà assicurare la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano.

Le Regioni dovevano già a luglio decidere quali funzioni delegare alle città metropolitane e tuttavia, per il momento, l’accordo si è trovato solo per quelle di tipo amministrativo. Per tutto il resto le Regioni si sono impegnate unicamente ad “adottare le iniziative legislative di propria competenza” entro la fine del 2014. Un impegno in verità assai vago che lascia intendere, in filigrana, il dualismo che si è venuto a creare tra le regioni e i nuovi enti metropolitani che, specie in alcuni casi, hanno un peso assai elevato nelle dinamiche politiche e socio-economiche degli ambiti regionali di appartenenza.

In attesa della riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione – delle relative norme di attuazione e fermo restando la competenza regionale (articoli 114 e 117) – le Città Metropolitane  saranno governate, secondo la legge 56/2014, dal sindaco, il consiglio e la conferenza metropolitana. Non è prevista la costituzione della giunta, ma è data la facoltà al sindaco di nominare un vicesindaco e uno o più consiglieri delegati. Il consiglio, l’organo d’indirizzo e controllo, approva regolamenti, piani, programmi e approva o adotta ogni altro atto ad esso sottoposto dal sindaco metropolitano; ha altresì potere di proposta dello statuto (attualmente in fase di redazione) e poteri decisori finali per l’approvazione del bilancio.

Proprio le risorse appaiono il nodo attualmente più intricato in quanto le Città Metropolitane, a fronte di un aumento del numero di competenze “pesanti”, ereditano quelle delle province, che da alcuni anni sono oggetto di pesante decurtazione. Posto che le Città Metropolitane per funzionare necessitano di risorse proporzionate alle funzioni che esse saranno chiamate a svolgere, l’utilizzo dei fondi europei tramite i PON (Piani Operativi Nazionali) si pone così come una importante scelta strategica: lo stanziamento previsto è di quasi 600 milioni di euro tra il 2014 e il 2020, ma riguarda solamente progetti  inerenti l’agenda digitale, la mobilità e sostenibilità urbana e l’inclusione sociale.

Verso il Piano Territoriale Metropolitano

Il nuovo ente si occuperà di “pianificazione territoriale generale”, comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nell’area. A tale attribuzione si affianca la “pianificazione territoriale di coordinamento”, nonché la “tutela e valorizzazione dell’ambiente” ereditata dalla Provincia; un ruolo di coordinamento tra i diversi temi e soprattutto tra i differenti piani, possibilmente con un impegno concreto di razionalizzazione e semplificazione. Il termine “pianificazione generale” sembra far riferimento alla possibilità di previsioni di carattere prescrittivo e cogente, selezionando progetti e azioni rilevanti di scala vasta e lasciando così alla strumentazione urbanistica “tradizionale” compiti regolativi di livello comunale/locale.
 
In un quadro di leggi urbanistiche e di governo del territorio in cui, ad eccezione della regione Piemonte, le Città Metropolitane non esistono, e fatte salve le leggi regionali che dovrebbero specificare in dettaglio compiti e ruoli delle singole realtà istituzionali, il Piano Territoriale Metropolitano (PTM) sarà quindi chiamato a svolgere tre principali funzioni: strategica, di coordinamento e prescrittiva, con efficacia prevalente per ambiti e temi selezionati cercando forme di condivisione e raccordo con i comuni.

Riassumendo si può dire che il PTM potrebbe quindi avere alcune caratteristiche del piano territoriale di coordinamento provinciale e avere una valenza di piano strutturale per quel che riguarda l’assetto complessivo del territorio – non incidente però sui diritti edificatori -  oltre una valenza attuativa per alcune funzioni strategiche (infrastrutture e sistemi di livello metropolitano) da gestire tramite accordi di programma con gli enti locali interessati. In attesa che siano le leggi urbanistiche regionali a definire le prerogative del PTM, saranno gli Statuti attualmente in corso di elaborazione a farsi carico di tale definizione, dopo di che si aprirà la fase di elaborazione che potrebbe, verosimilmente, avvalersi delle elaborazioni già prodotte dalle province in sede di piani territoriali di coordinamento.

L'ultima barricata delle Province

"Spegneremo il riscaldamento nelle scuole e non faremo manutenzione alle strade": la contromossa della Provincia se passerà la riforma così come è stata rielaborata.

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Roma dia al Comune di Milano i fondi per il trasporto

Le città metropolitane alzano la voce, e chiedono che i fondi per il trasporto pubblico non debbano più passare per la Regione ma provenire direttamente dallo Stato. Un primo esempio del temuto dualismo tra città metropolitana e regione?



giovedì 4 dicembre 2014

Città metropolitana, lavoratori in bilico. Possibile un taglio di 250 dipendenti

L'emendamento Bressa contenuto nella legge di stabilità prefigura una città metropolitana "leggera" prevedendo tagli consistenti di personale attualmente impiegato nelle Province (si parla del 30%). Questo però non era previsto nella legge Delrio e rimette in discussione l'operatività dei nuovi enti.

mercoledì 3 dicembre 2014

Nuove frane, mobilità in tilt

Il problema delle risorse si abbatte sulle province proprio quando l'emergenza metereologica evidenzia l'urgenza e la vastità del rischio idrogeologico cui il territorio è sottoposto. Come potrà una Città Metropolitana di cui non si sanno con certezza funzioni e attribuzioni far fronte a criticità tanto elevate?

Doria, due modelli possibili di città metropolitana

Due possibili i modelli per la Città Metropolitana secondo il sindaco Doria: uno in cui la città metropolitana eredita le funzioni e il personale della provincia, e un altro in cui cede risorse e funzioni ai Comuni.

lunedì 1 dicembre 2014

Gli architetti raccomandano: basta costruire sul territorio

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Nei grandi centri manca la sintonia con il "globale"

Il recente rapporto sulla qualità della vita prodotto da Il Sole 24 Ore evidenzia come, ancora una volta, siano i centri urbani medio-piccoli che riportano i risultati migliori, segno che le grandi città non riescono a risolvere molti dei conflitti e delle problematicità causati, spesso, dalla mancanza della capacità di governance di situazioni complesse da parte dalle classi dirigenti e dalle pubbliche amministrazioni.

Il Gruppo CAP apre il web GIS ai professionisti

Per la prima volta una azienda pubblica in Italia mette gratuitamente a disposizione la propria banca dati del sottosuolo, consentendo di accedere a un patrimonio di informazioni costantemente aggiornato. 

Una iniziativa indubbiamente positiva ed importante, che va ad ampliare il panorama degli open data e apre la strada ad una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato che potenzialmente va a migliorare la qualità della progettazione dei nuovi interventi sul territorio.

domenica 30 novembre 2014

Da gennaio addio Provincia, il territorio resta senza custodi

La polizia provinciale non figura nell'organizzazione della città metropolitana, e se entro il 1 gennaio 2015 non verrà prevista una variazione dell'attuale ordinamento, nessuno vigilerà più sulle discariche abusive, sul bracconaggio, sulla pesca di frodo, ecc.

Gli architetti: ora solo riuso e più atenzione alle periferie

Il convegno a Sestri Levante su città metropolitana e pianificazione ha fatto emergere le non poche criticità di una pianificazione fortemente sbilanciata sulla necessità di applicare una miriade di normative spesso farraginose e poco aderenti all'evoluzione rapida della realtà socio-economica.

giovedì 27 novembre 2014

Area metropolitana da rigenerare

Convegno a Sestri Levante sul futuro della città metropolitana.

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Province: più carrozzoni di prima

La recente formulazione della legge di stabilità pone una pesante ipoteca sull'occupazione dei dipendenti delle province, dopo che per mesi si era assicurato che non vi sarebbero stati problemi nel ricollocare tutti i lavoratori. Inoltre la carenza di risorse mette a rischio i servizi erogati ai cittadini.

martedì 25 novembre 2014

domenica 23 novembre 2014


Il (contestato) mea culpa di Fassino. "Sulle province abbiamo sbagliato"

Che la riforma degli enti locali e, in particolare, che l'abolizione delle province fosse prima di tutto più una esigenza di immagine che di reale volontà di razionalizzare gli enti locali lo avevamo già capito e anche detto, ora dopo Bersani anche Fassino fa retromarcia e si accorge che la legge Delrio lascia irrisolte numerose questioni, in primis quello del taglio delle risorse per servizi reali che le province forniscono ai territori: la manutenzione delle strade, la gestione degli edifici scolastici superiori, la manutenzione del territorio, ad esempio. Ed ora? Chi assicurerà queste funzioni? Per ora le regioni non si decidono a effettuare le scelte necessarie, le risorse non arrivano e i territori pagano le conseguenze dell'incertezza e dei mancati interventi.
Invece che procedere ad una revisione degli enti locali partendo da una seria analisi funzionale, si è proceduto alla (imperfetta) abolizione delle province, usando un criterio che non serve a dare risposte vere ai quesiti dello sviluppo territoriale delle grandi agglomerazioni urbane.

sabato 22 novembre 2014

Lo Statuto della Città Metropolitana: la proposta dell'ANCI

L'ANCI ha elaborato una proposta di Statuto sul quale i vari consigli metropolitani stanno lavorando per giungere alle rispettive formulazioni che dovanno essere approvate prima dell'entrata in vigore del nuovo ente, che avverrà il 1 gennaio 2015.

Visualizza lo schema di Statuto

giovedì 20 novembre 2014

Periferie: rivoluzioni in corso? Intervista a Roger Keil

Articolo del dossier Suburban Revolution. Periferie al centro, lavori in corso
di Chiara Buongiovanni

In questo tempo “caldo” per le smart city, viene in mente un’impressione un po’ ardita. “Tutte le città intelligenti si somigliano;  ogni periferia  è invece creativa a modo suo”. Per dei versi, la nostra percezione un po’ questa: le periferie avanzano e prendono il palco nel discorso sulla smart city, non solo con i loro problemi e le loro istanze, ma anche con la loro predisposizione a generare innovazione sociale genuinamente originale e forse una nuova coscienza politica. Ne abbiamo parlato con Roger Keil, professore di scienze politiche alla York University, in Canada. Coordinatore di un gruppo di ricerca internazionale sulle periferie, Roger ha coniato il nome “Suburban Revolution”  perché dice “più andiamo avanti,  più ci rendiamo conto che quella che Lefevbre ha definito negli anni ’70 la “urban revolution” è in realtà una rivoluzione suburbana per proporzioni,  temi e istanze”. E’ da loro che abbiamo mutuato il titolo del nostro primo appuntamento sulle periferie a Smart City Exhibition ed è con Roger che apriamo il nostro lavoro di approfondimento.  Ecco la sintesi di una skype call Roma – Toronto, per aprire oggi il nostro lavoro sulle periferie.

Chi parla?
Sono Roger Keil, sono professore di Scienze politiche alla York University di Toronto dove coordino il gruppo di ricerca internazionale Global Suburbanism. Governance, Land and Infrastructure in the 21st Century”.

Nella vostra ricerca ipotizzate che stiamo attraversando una “Rivoluzione suburbana”. Cosa significa questo per la realtà europea?
Quello che da tempo chiamiamo Urban Revolution (rivoluzione urbana) è in realtà una rivoluzione suburbana. Più andiamo avanti e più ce ne rendiamo conto e sarà ancora più evidente per le prossime generazioni. La stragrande maggioranza della popolazione vive nelle periferie. Parliamo di “Revolution” per mantenere l’enfasi molto presente nei discorsi legati alla dimensione urbana: dalla “rivoluzione urbana” al secolo urbano”. In realtà le dinamiche urbane dal Medio Evo in poi sono dinamiche piuttosto “evolutive” e  in contesti come quello europeo stiamo assistendo a dinamiche contrarie: persone che piuttosto si allontanano dalla città, tanto che c’è chi parla di “fine dell’urbanizzazione”. Ma è anche vero che si tratta di un processo rivoluzionario per altre zone del mondo: dalla Cina all’India alla stessa Europa dell’est dopo la caduta del Muro. Si tratta di un processo che ha interessato soprattutto l’ultima generazione ed è rivoluzionario nel senso che sta cambiando tutto: il modo in cui la gente vive, la struttura economica, le struttura spaziale e delle relazioni, l’utilizzo della terra e delle risorse. E questo è qualcosa che possiamo osservare pressoché dovunque.

mercoledì 19 novembre 2014

Città metropolitane e qualità della vita: Genova avanti piano tra modelli del passato e nuove tendenze del futuro


Genova appare oggi come una città dove la qualità della vita è basata in larga parte su fattori di tipo tradizionale che però appaiono in crisi mentre non riesce a realizzare compiutamente delle spinte verso quei modelli più innovativi degli stili di vita che connotano, oggi, le città maggiormente dinamiche ed attrattive. Eppure Genova, insieme al suo territorio, presentano molte potenzialità in campo socio-culturale e ambientale che dovrebbero essere valorizzate per far giungere capitale umano e attività ad alto valore aggiunto.

Il quarto elemento che lo studio ICity Rate 2014* prende in considerazione è la qualità della vita, un parametro che riassume molti aspetti che determinano l’attrattività di una città per come ci si abita.

Genova, come evidenziato dal grafico, si posiziona al quinto posto, a metà di una classifica che vede sul podio Bologna, seguita da Firenze e Venezia, splendide città dove l’arte, la cultura, la qualità dei servizi e, in una parola, lo stile di vita, sono diventate un paradigma nel mondo. Roma, per inciso, è quarta e rientra comunque nella categoria delle città d’arte che occupano la parte alta della classifica.

I fattori “standard” che misurano la qualità della vita sono le opportunità di lavoro presenti nel territorio, la coesione sociale (i livelli di assistenza ai cittadini indigenti), la sicurezza, la cura dell’infanzia, l’assistenza sanitaria e l’assistenza agli anziani.

I fattori “smart” che misurano la qualità della vita sono l’attrattività (cultura, spettacoli, intrattenimento, ecc.), le infrastrutture di connessione alla Rete, l’internazionalizzazione culturale (valore delle esportazioni dei prodotti delle attività artistiche, creative e di intrattenimento), l’offerta di intrattenimenti (addetti unità locali), i servizi di connessione residenziale (ADSL), il livello di sharing economy (diffusione di spazi per il coworking, GAS, carpooling, ecc.).

Esaminando i fattori standard, registriamo che Genova è quinta anche per quel che riguarda le opportunità di lavoro offerte ai suoi cittadini, dopo Firenze, Milano, Bologna e Venezia, ma prima di Torino e Roma. Genova è quinta anche per quel che riguarda la coesione sociale e la cura dell’infanzia, settori fortemente in crisi a causa della riduzione delle risorse verso gli enti locali da parte dello Stato centrale.

Genova fa leggermente meglio (si posiziona quarta) nel settore della cura agli anziani, che dispongono di una assistenza domiciliare assai capillare, mentre l’assistenza sanitaria registra una performance assai deludente, e vede Genova al penultimo posto della classifica a causa del fenomeno dell’emigrazione verso altre regioni per motivi di cura. Per quel che riguarda il fattore sicurezza, infine, Genova è sesta e presenta un indice di microcriminalità tutt’altro che trascurabile, venendo subito dopo le grandi città del nord.

Per quel che concerne i fattori smart Genova si posiziona al quarto posto quel che riguarda l’attrattività dopo Firenze, Venezia e Roma, rivelando un buon potenziale di miglioramento. Genova possiede molte delle caratteristiche delle città meglio posizionate (capitale culturale e artistico, spazi centrali pedonalizzati, e in più un ambiente naturale solo in parte valorizzato: mare, riviere, colline, panorami, ecc.).

Genova è terza per quel che riguarda l’offerta di intrattenimenti dopo Roma e Milano, un dato che sfata decisamente l’immagine un po’ grigia e dimessa dei cittadini genovesi che al contrario sono assidui frequentatori di spettacoli teatrali, concerti e di eventi culturali quali mostre e conferenze. 

Questo interesse per la cultura e gli spettacoli resta una attività che non si irradia al di fuori dell’ambito locale, come testimonia il sesto posto occupato da Genova per quel che concerne l’internazionalizzazione culturale, l’indice cioè che esprime il valore delle esportazioni dei prodotti delle attività artistiche, creative e di intrattenimento. I genovesi amano la cultura, ma non la vedono come un potenziale business.

Tra i fattori presi in esame in questo capitolo sulla qualità della vita rientrano anche le infrastrutture di connessione alla Rete e i servizi di connessione residenziale (ADSL). Genova è rispettivamente al quinto e al quarto posto, ponendosi davanti a città anche molto più grandi in termini di popolazione ed estensione.

L’ultimo fattore preso in esame è la sharing economy o economia collaborativa tramite la quale viene data la possibilità di utilizzare un bene senza doverlo per forza acquistare. Tipici esempi di questo modello sono appunto gli spazi per il coworking, il cohousing, lo sharing di cose (biciclette, auto, utensili, ecc.), dalle più semplici alle più complesse.
Genova si pone per quel che concerne questo fattore al sesto posto, dopo le maggiori città del nord e dopo Roma, la capitale, che sono i centri dove questo tipo di innovazione ha fatto più presa anche per via della crisi economica accentuata specie nelle grandi aggregazioni urbane. Da notare che proprio su questo nuovo modello economico si stanno concentrando le attenzioni di noti economisti (J. Rifkin è uno di questi) che considerano la sharing economy una delle modalità del futuro. Genova si rivela su questo terreno assai indietro, ma dovrà recuperare il distacco per non perdere delle importanti occasioni di rinnovamento del modello socio-economico che si dimostra per molti versi ormai in crisi strutturale.

* “ICity Rate 2014 - La classifica delle città intelligenti italiane, seconda edizione” – Ottobre 2014, realizzata da FORUM PA.