a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

domenica 22 marzo 2015

Andamento demografico in Italia: negativo il saldo naturale, positivo il saldo migratorio, ma in misura minore rispetto al passato. Aumenta l'emigrazione italiana.



Nel corso del 2014 l’ISTAT ha diffuso i dati sull’andamento demografico in Italia. Di seguito una sintesi dei risultati. E’ possibile scaricare qui il documento completo.

Al 31 dicembre 2013 risiedono in Italia 60.782.668 persone, di cui più di 4milioni e 900mila (8,1%) di cittadinanza straniera.
Il calcolo della popolazione è stato riavviato a partire dal censimento del 2011, sommando alla popolazione legale del 9 ottobre 2011 il movimento anagrafico del periodo 9 ottobre-31 dicembre 2011 e successivamente quello degli anni 2012 e 2013.
Nel corso del 2013 l'incremento reale della popolazione, dovuto alla dinamica naturale e a quella migratoria, registra una crescita molto modesta, pari ad appena 30mila unità (+0,1%).
A seguito del censimento della popolazione residente, i comuni hanno svolto le operazioni di revisione delle anagrafi. Queste hanno determinato, nel bilancio dell'anno 2013, un saldo dovuto alle rettifiche di +1.067.373 unità (di cui 370.194 stranieri), pari al 97,3% dell'incremento di popolazione totale del 2013, e al 69,3% di quello relativo alla popolazione straniera. Nel complesso, quindi, la popolazione iscritta in anagrafe ha registrato un incremento pari a 1.097.441 unità (+1,8%).
Il movimento naturale della popolazione ha fatto registrare un saldo negativo di circa 86 mila unità. In particolare, sono stati registrati quasi 20 mila nati e circa 12 mila morti in meno rispetto all'anno precedente. Anche i nati stranieri diminuiscono per la prima volta (-2.189) rispetto all'anno precedente, pur rappresentando il 15% del totale dei nati.
Il movimento migratorio con l'estero ha fatto registrare, nel 2013 , un saldo positivo pari a circa 182 mila unità, in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Aumenta l'emigrazione italiana, diminuisce l'immigrazione straniera.
Il movimento migratorio, sia interno sia dall'estero, in calo rispetto al 2012, è indirizzato prevalentemente verso le regioni del Nord e del Centro.

Spese per sedi e viaggi: Province avanti tutta

Molte province (ma non tutte) continuano a spendere milioni per sedi appena rinnovate e "missioni": come si concilia tutto ciò con la riforma degli Enti locali, che doveva portare a risparmi cospicui?

martedì 17 marzo 2015

Doria e la riforma dei moli: fra la città e il suo porto manca ancora l'integrazione

Il sindaco Doria tocca un aspetto fondamentale della governance delle città portuali italiane, ovvero la conflittualità che spesso si sviluppa tra attività commerciali portuali e sviluppo urbanistico. Questa dicotomia ha l'effetto di rallentare importanti trasformazioni, pregiudicando la competitività del sistema città-porto nei confronti di altre analoghe realtà che, specie nel nord europa, hanno una maggore capacità di azione rispetto alle mutate esigenze del quadro socio-economico.

sabato 14 marzo 2015

lunedì 9 marzo 2015

La miniera degli "open data" pubblici

Sono ben 14 i database resi pubblici dalle Amministrazioni: in essi troviamo informazioni utili per monitorare ad esempio gli utilizzi dell'energia, lo stato dell'ambiente, l'andamento demografico. Occorre saperli interrogare con continuità e saperli utilizzare per meglio programmare le scelte per il futuro.

lunedì 2 marzo 2015

La spesa per il personale della città metropolitana scende da 35 a 21 milioni

Dopo la ripartizione delle funzioni e il "rientro" di alcune di esse nella Regione, diminuisce il fabbisogno di personale della Città Metropolitana. Non ci saranno però esuberi di personale, perchè l'obiettivo verrà raggiunto con pensionamenti, mobilità e trasferimento alla Regione.

Province, "non rimaniamo a metà del guado"

Dall'Olio (PD): "La riforma Delrio è un pasticcio, pensare di sbrogliarlo con le aree vaste sarebbe peggio".

La riforma delle Province è una riforma nata male che rischia però di finire peggio se non viene portata fino in fondo. La scelta di abolire le Province senza avere un disegno organico di riordino degli enti locali e di tutte le istituzioni pubbliche organizzate su base provinciale (prefetture, camere di commercio, etc.) è stata palesemente un errore. Una concessione alla pancia dell’opinione pubblica, sensibilizzata da una campagna di disinformazione martellante, senza misurarne implicazioni e conseguenze. Ma fermarsi a metà del guado vagheggiando fantomatici enti di secondo grado chiamati 'aree vaste' non può che aggravarlo.
La legge Delrio non potendo abolire le Province in quanto previste dalla Costituzione, ha cancellato gli organi elettivi trasformando le Province in enti di secondo grado governate dai sindaci e lasciando alle Regioni la patata bollente della riorganizzazione delle funzioni “non fondamentali” senza fornire risorse e precise indicazioni.