a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

mercoledì 29 gennaio 2014

Città metropolitane: no al loro aumento indebito

L'Anci si oppone alla possibilità di aumentare il numero delle Città metropolitane: lo ha detto in un'audizione al Senato dedicata al ddl di riforma Delrio il delegato Anci e sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, per il quale "la possibilità di istituire le Città metropolitane nelle Province che sulla base dell'ultimo censimento hanno una popolazione superiore a un milione di abitanti, altera profondamente il criterio adottato finora per individuarle, che non è mai stato di natura quantitativa". 

In questo senso l'Anci oggi ha chiesto in Commissione Affari Costituzionali del Senato di sopprimere il comma corrispondente dell'articolo 2 del Ddl sulle Città metropolitane e le Province. Il rischio, ha avvertito la rappresentanza dei Sindaci - rappresentata da Orsoni e dal delegato ai Piccoli Comuni Mauro Guerra - "è di arrivare a 15 Città metropolitane", anche se il criterio finora adottato "ha sempre tenuto conto di fattori qualitativi relativi all'estensione delle conurbazioni reali rispetto ai confini amministrativi delle istituzioni preesistenti".

Questo scenario, hanno osservato Orsoni e Guerra, "estende indebitamente il numero delle Città Metropolitane ai territori ricompresi nelle province di Bergamo, Brescia e Salerno, con una formulazione - hanno aggiunto - che lascia aperta la possibilità di ulteriori allargamenti se ai successivi censimenti la popolazione di altre province supererà il milione di abitanti". Altro dato essenziale segnalato dai rappresentanti Anci è che "così facendo si modificherebbe radicalmente il concetto stesso di Città Metropolitana, che diventa così una semplice variante della provincia anziché essere un'istituzione speciale di governo destinata a caratterizzare le aree urbane del Paese".

Trasferimento funzioni. "Il provvedimento di riforma degli enti locali deve prevedere un processo di trasferimento delle funzioni amministrative, che oggi sono in capo alla Regione, in favore delle Città metropolitane". Così hanno spiegato Mauro Guerra e Giorgio Orsoni. "La finalità della semplificazione delle competenze amministrative va ulteriormente rafforzata, chiarendo che Stato e Regioni, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze legislative, debbano dismettere tendenzialmente ruoli e poteri di carattere amministrativo". Su questa richiesta, hanno aggiunto Orsoni e Guerra, "convergono ormai anche le forze sociali, imprenditoriali e del mondo del lavoro, strette nella morsa tra recessione e lentezza dell'agire da parte delle Pubbliche Amministrazioni".

7 febbraio: Convegno Legautonomie Piemonte “Città metropolitana. Chi la fa?”

Legautonomie Piemonte organizza per il 7 febbraio un incontro di discussione e approfondimento sulle città metropolitane, dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati del disegno di legge Delrio ora la discussione sul tema è al Senato.  Cosa saranno, chi se ne occuperà, come saranno gestite?
L’appuntameto è previsto per le ore 15 al Palazzo Cisterna di Via Maria Vittoria 12 a Torino, interveranno tra gli altri il presidente dell’UPI Antonio Saitta, Umberto D’Ottavio presidente Legautonomie Piemonte e l’On. Andrea Giorgis membro della I Commissione Camera dei Deputati.

lunedì 20 gennaio 2014

Rapporto Cittalia sulla città metropolitane: la prefazione di Piero Fassino

Il rapporto Cittalia sulle città metropolitane risponde a un fabbisogno di conoscenza cruciale per chi governa territori vasti e complessi e oggi, dopo un’attesa di oltre venti anni, si appresta ad affrontare un importante cambiamento istituzionale. Le città metropolitane sono il cuore pulsante dell’economia italiana, sono i centri nevralgici della produzione di cultura e innovazione, sono i principali vettori dell’internazionalizzazione del Paese. Ma sono al contempo, e per le stesse ragioni, i luoghi in cui più evidenti e più urgenti appaiono i problemi di natura ecologica, sociale, economica propri di società complesse e multietniche. Si tratta di opportunità e sfide che per essere affrontate richiedono strumenti istituzionali adeguati. Le città metropolitane possono rappresentare finalmente uno strumento di governo di aree integrate in termini economici, sociali, infrastrutturali ma ancora caratterizzate da una frammentazione istituzionale e dall’incertezza nell’attribuzione delle competenze. 

Molte città hanno già risposto al fabbisogno di integrazione tramite diversi strumenti: le conferenze e i coordinamenti metropolitani, la programmazione strategica di area vasta, l’attivazione di agenzie metropolitane. I dati e le analisi contenuti nel rapporto Cittalia offrono quindi un contributo conoscitivo fondamentale al governo delle città anche in presenza degli assetti istituzionali dati. Il rapporto risponde a domande rilevanti sulla relazione tra comuni centrali e corone metropolitane, sulle interdipendenze, sui divari in attesa di essere colmati e sui problemi in cerca di soluzione. Resta però in agenda l’esigenza di una politica nazionale che offra ai territori strumenti di governo all’altezza del compito. 

Per questo l’ANCI ha sempre sottolineato l’esigenza di nuovi assetti istituzionali per l’area vasta, e di una revisione dell’esistente nella direzione di una valorizzazione del ruolo dei comuni e dell’intercomunalità quale chiave per conciliare governo metropolitano e politiche place-based, per valorizzare il capitale sociale e territoriale sedimentato nei comuni. I sindaci sono favorevoli all’istituzione delle città metropolitane in tempi brevi, anche alla luce di importanti elementi innovativi presenti nella stesura del nuovo disegno di legge che le istituisce. Per questo, anche recentemente, l’ANCI è tornata a chiedere che l’iter parlamentare del Disegno di Legge abbia tempi certi, e si concluda in tempo utile perché le città metropolitane siano una realtà entro il 1 Gennaio 2014. Se questa è la direzione auspicabile che, pur con le cautele del caso, sembra quella finalmente intrapresa dal Governo, si deve sottolineare come ciò avvenga in un contesto contraddittorio. 

Nel corso degli ultimi anni tagli lineari, patto di stabilità, incertezze e contraddizioni sui trasferimenti e sulla fiscalità locale hanno lesionato i pilastri delle relazioni finanziarie fra Stato e Comuni e anche il quadro degli ordinamenti, e siamo arrivati al punto limite. Ora si va verso il superamento delle Province, la creazione delle Città metropolitane e la gestione associata dei piccoli Comuni, e i sindaci vanno subito coinvolti a pieno titolo in questo processo. L’istituzione delle città metropolitane nelle Regioni a statuto ordinario deve essere seguita da un medesimo processo nelle Regioni a statuto speciale. L’istituzione delle città metropolitane non può prescindere dalla disponibilità di risorse e di strumenti fiscali fondamentali per la produzione di politiche all’altezza della complessità delle sfide. Negli ultimi due anni gli sforzi per la costituzione delle città metropolitane hanno visto un forte impegno dei governi nazionali, e ANCI ha supportato questi sforzi con un contributo di conoscenze e proposte. Questo rapporto è uno degli strumenti messi a disposizione di quanti, al livello locale e al livello nazionale, sono interessati al governo di territori tanto importanti per il futuro del Paese.

Piero Fassino - Presidente Anci

domenica 19 gennaio 2014

Città metropolitane, Rapporto Cittalia: le cifre del divario urbano

Dall'ultimo rapporto Cittalia emerge l'esistenza, in Italia, di un gap crescente fra città e comuni delle aree metropolitane in numerosi settori, dal reddito all'accesso ai servizi e alle dotazioni infrastrutturali mentre l'introduzione delle città metropolitane favorirebbe l'emergere di sistemi di governance più efficaci per ridurre il divario tra centro e periferia e migliorare la redistribuzione di ricchezza e opportunità sul territorio.

Le sfide e le opportunità offerte dalle città metropolitane sono al centro del Rapporto Cittalia dedicato al tema. Circa un italiano su tre risiede nelle dieci aree metropolitane (Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bologna, Venezia, Firenze, Bari e Reggio Calabria) la cui introduzione rivoluzionerà completamente l'ordine attuale delle principali città italiane: a Napoli l'aumento sarà del 221% (passando dagli attuali 960mila abitanti a 3 milioni), a Venezia del 219% (da 270mila a 863mila), mentre l'aumento più significativo sarà registrato a Bari con +293% (da 320mila abitanti a 1 milione e 260 mila), città che registra l'incidenza di popolazione più significativa con il 74,5%.

Dall'analisi dei principali ambiti di intervento delle nuove entità amministrative emerge che tale livello territoriale si conferma quello maggiormente in grado di affrontare le sfide più significative dell'economia e della società italiana, dall'integrazione dei migranti all'occupazione giovanile. Oltre 1 milione e mezzo delle persone di origine straniera residenti in Italia, ovvero un terzo dei 4.570.317 residenti stranieri presenti in tutto il paese, vive nelle aree metropolitane: in particolare, è nelle cinture metropolitane che si registrano i tassi di incremento più significativi della presenza straniera, soprattutto a Roma, Venezia, Torino e Reggio Calabria.
Negli ultimi 10 anni si è assistito a una crescita importante dei comuni di corona delle metropoli italiane, dovuta soprattutto all'aumento dei flussi migratori degli stranieri (+249%) che hanno stabilito la propria residenza in questi luoghi.
Le città metropolitane rappresentano inoltre la principale leva per lo competitività del paese: nelle dieci città metropolitane viene prodotto il 34,7% dell'intero PIL nazionale ma cresce il divario in termini di reddito tra aree centrali e aree periferiche delle città metropolitane. Il rapporto quantifica la distanza nel reddito medio pro-capite tra comuni centrali e corone metropolitane a 6.120 euro, equivalente alla differenza di reddito esistente tra la Svezia e l'Italia.

sabato 18 gennaio 2014

Le Città metropolitane diventano possibili?

di Francesco Gastaldi*

La questione di possibili forme di istituzionalizzazione di una scala di area metropolitana di governo del territorio delle grandi città, ritorna ciclicamente alla ribalta. Già all’inizio degli anni Novanta, con la legge 142 dell’8 giugno 1990 di riforma delle autonomie locali, si aprì un ampio periodo di riflessione che riguardò la delimitazione dei confini territoriali delle aree urbane individuate dal testo normativo e la delega di poteri e funzioni da parte delle regioni.

Il dibattito non produsse effetti concreti, veti incrociati tra comuni, province e regioni (in taluni casi di diversi colori politici), rifiuto di procedure impositive e top-down, inerzialità sotto il profilo dell’innovazione istituzionale e perfino alcuni aspetti contraddittori nell’articolato legislativo, fecero prevalere l’immobilismo. Solo alcune regioni delimitarono le aree, ma senza prevedere il parallelo decentramento di funzioni. I nuovi enti, che avrebbero dovuto avere operatività entro 24 mesi rimasero sulla carta, il Governo che avrebbe potuto emanare decreti legislativi attuativi, non lo fece. La legge 436 del 1993 rese facoltativa la delimitazione da parte delle regioni, svuotando di fatto le potenzialità insite nel precedente testo legislativo che presentava comunque molte lacune circa il reperimento delle risorse finanziarie.

mercoledì 15 gennaio 2014

L’area metropolitana genovese si candida per gli Investimenti Territoriali Integrati nella programmazione dei fondi 2014 - 2020

di Andrea Pasetti*

L’elemento di novità che sarà prossimamente introdotto nell’ordinamento degli Enti locali con la costituzione delle Città metropolitane trova già oggi un immediato riscontro operativo nell’ambito della formazione dei programmi per la localizzazione dei fondi strutturali 2014 – 2020.

In questi giorni infatti, registrato il conseguimento del target di spesa del precedente periodo di programmazione 2007 – 2013, che ha raggiunto il 52,7% delle risorse programmate, evitando quindi la paventata perdita di risorse, si stanno definendo gli orientamenti per il nuovo ciclo.

Si devono qui rimarcare due osservazioni: la prima riguarda l’evidente scarsa efficienza dell’attuale sistema di attuazione dei programmi che riesce solo con fatica a superare la soglia minima del 48,5% della spesa; la seconda è il cronico ritardo italiano nel definire la programmazione operativa dei fondi strutturali, che per il periodo 2014 – 2020 è appena iniziata nel nostro Paese mentre gli Stati europei più virtuosi hanno impostato già da tempo i loro quadri operativi.

martedì 14 gennaio 2014

Tigullio e Città Metropolitana: quando il matrimonio è d’interesse (per il territorio)



Mantenere e migliorare la qualità della vita che caratterizza il Tigullio significa anche sapersi aprire ad una dimensione più vasta, che possa inserire il territorio e le sue peculiarità in un circuito molto più ampio, cogliendo le opportunità offerte ai territori metropolitani dall’Unione Europea per affrontare, con successo, le sfide della globalizzazione.  

Il recente convegno “Tigullio al bivio” che si è svolto a Chiavari l’11 gennaio scorso ha registrato una ampia partecipazione da parte di istituzioni e cittadini ed è stato a nostro avviso assai importante perché ha rappresentato finalmente la definitiva presa di coscienza della necessità di avviare un percorso di cambiamento e di rinnovamento, cosa fino a qualche tempo fa davvero non scontata.

Il Tigullio è da sempre un territorio giustamente orgoglioso delle sue peculiarità e autonomie, bello e sfruttato sin troppo, nel recente passato, da uno sviluppo economico spesso poco attento a preservarne le qualità ambientali e culturali, uno sviluppo che ha “colonizzato” con seconde case e porticcioli di gusto spesso discutibile un territorio fragile che si è sentito “usato” dopo esser stato “comprato” per esigenze di status symbol dalla borghesia ricca del Nord, ma raramente davvero compreso e rispettato nella sua identità.

Sono abbastanza comprensibili dunque l’ansia con cui esso assiste al declino della propria economia tradizionale, che continua ad espellere i pur rari giovani presenti sul suo territorio, e la ritrosia con la quale esso vive la prospettiva di entrare a far parte di una nuova entità territoriale, la ancor poco definita Città metropolitana, che non a caso durante il convegno da molti è stata evocata con toni allarmati e preoccupati.

Tuttavia, ed è questo l’elemento nuovo emerso nel convegno, la prospettiva di un necessario cambiamento di rotta rispetto all’attuale andamento delle politiche socio-economiche attive sul territorio, dimostratesi ad oggi deboli nel contrasto della pesante crisi in atto è stata ampiamente condivisa da tutti: diverse e variegate sono semmai le ricette proposte.

A tal proposito, è interessante notare come, rispetto al passato, emergano con decisione, in modo trasversale, tematiche nuove circa le direzioni da intraprendere per il futuro sviluppo e rilancio socio-economico del Tigullio.

lunedì 6 gennaio 2014

Le città metropolitane rimandate a luglio 2014

Il 23 dicembre scorso il Senato ha approvato la legge di stabilità, con la quale è stato prorogato il contestato regime di commissariamento delle Province sino al 30 giugno 2014 (art. 1, comma 441).

Questo passaggio si è reso necessario per permettere, nel frattempo, la realizzazione della riforma costituzionale degli enti locali e quindi l’entrata in vigore del DDL Delrio (1542/2013), approvato con modifiche dalla Camera il 21 dicembre (vedi il testo approvato e in attesa dell’esame da parte del Senato).

In base a tale DDL le Città metropolitane troverebbero attuazione come enti di secondo livello (al pari delle “nuove” province) con la funzione di coordinare e supportare l’azione dei Comuni ricadenti al loro interno.

Le Città metropolitane, al di là della novità amministrativa, hanno tuttavia anche un ruolo potenzialmente molto importante nel rilancio economico dei territori di riferimento. In esse si trova, già adesso, concentrata oltre la metà della popolazione italiana e del PIL nazionale.
In esse sono inoltre presenti le più importanti sedi dei centri di ricerca, le università e le istituzioni finanziarie e amministrative più rilevanti.

Dunque tutto rimandato al 1° luglio 2014, data in cui avrà termine la proroga del commissariamento delle province stabilita dall’ultima legge di stabilità.

Tutto questo avverrà, bene inteso, se andrà a buon fine la riforma costituzionale che ad oggi non appare esattamente scontata, dati i numeri della maggioranza in Senato (occorrono i 2/3) e l’eventuale referendum confermativo.

La palla è nelle mani del Parlamento, basteranno i sei mesi che ci separano dal termine stabilito per l’entrata in vigore delle Città metropolitane?

domenica 5 gennaio 2014

Milano città metropolitana: una serie di dossier aiutano ad orientarne l'organizzazione

Milano si sta da tempo preparando a diventare città metropolitana e sta producendo studi e analisi per delineare e mettere a fuoco le tematiche che ne caratterizzeranno l'operatività non appena la legislazione darà il via al nuovo ente territoriale.

Il Centro Studi PIM ha a tal scopo preparato una serie di dossier che hanno lo scopo "di supportare il processo costitutivo della Città metropolitana, fornendo elementi utili all’elaborazione dello Statuto, attraverso un lavoro finalizzato alla preparazione di dossier tematico/territoriali, che siano in grado di mettere a fuoco e declinare le questioni che si porranno in merito al conferimento e alla gestione delle nuove funzioni che saranno attribuite alla Città metropolitana di Milano" come recita la descrizione che, sul sito http://www.milanocittametropolitana.org illustra tale iniziativa.

sabato 4 gennaio 2014

Tigullio in pieno inverno demografico

Tutti i comuni del Tigullio vedono nei primi 7 mesi del 2013 un saldo naturale negativo, ossia la prevalenza dei decessi sulle nascite. Solo grazie all'immigrazione si registrano saldi positivi.



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