L'Anci si oppone alla possibilità di aumentare il numero delle Città
metropolitane: lo ha detto in un'audizione al Senato dedicata al ddl di riforma
Delrio il delegato Anci e sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, per il quale "la
possibilità di istituire le Città metropolitane nelle Province che sulla base
dell'ultimo censimento hanno una popolazione superiore a un milione di abitanti,
altera profondamente il criterio adottato finora per individuarle, che non è mai
stato di natura quantitativa".
In questo senso l'Anci oggi ha chiesto in Commissione Affari Costituzionali del Senato di sopprimere il comma corrispondente dell'articolo 2 del Ddl sulle Città metropolitane e le Province. Il rischio, ha avvertito la rappresentanza dei Sindaci - rappresentata da Orsoni e dal delegato ai Piccoli Comuni Mauro Guerra - "è di arrivare a 15 Città metropolitane", anche se il criterio finora adottato "ha sempre tenuto conto di fattori qualitativi relativi all'estensione delle conurbazioni reali rispetto ai confini amministrativi delle istituzioni preesistenti".
Questo scenario, hanno osservato Orsoni e Guerra, "estende indebitamente il numero delle Città Metropolitane ai territori ricompresi nelle province di Bergamo, Brescia e Salerno, con una formulazione - hanno aggiunto - che lascia aperta la possibilità di ulteriori allargamenti se ai successivi censimenti la popolazione di altre province supererà il milione di abitanti". Altro dato essenziale segnalato dai rappresentanti Anci è che "così facendo si modificherebbe radicalmente il concetto stesso di Città Metropolitana, che diventa così una semplice variante della provincia anziché essere un'istituzione speciale di governo destinata a caratterizzare le aree urbane del Paese".
Trasferimento funzioni. "Il provvedimento di riforma degli enti locali deve prevedere un processo di trasferimento delle funzioni amministrative, che oggi sono in capo alla Regione, in favore delle Città metropolitane". Così hanno spiegato Mauro Guerra e Giorgio Orsoni. "La finalità della semplificazione delle competenze amministrative va ulteriormente rafforzata, chiarendo che Stato e Regioni, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze legislative, debbano dismettere tendenzialmente ruoli e poteri di carattere amministrativo". Su questa richiesta, hanno aggiunto Orsoni e Guerra, "convergono ormai anche le forze sociali, imprenditoriali e del mondo del lavoro, strette nella morsa tra recessione e lentezza dell'agire da parte delle Pubbliche Amministrazioni".
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