di Giuseppe Franco Ferrari
pubblicato su Il Sole 24 Ore il 3 gennaio 2014
Il 23 dicembre il Senato ha approvato la legge di stabilità, con la quale è stato prorogato il contestato regime di commissariamento delle Province sino al 30 giugno 2014 (art. 1, comma 441).
La legge di stabilità non prevede solo la permanenza dei commissariamenti in corso - regime già dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con sentenza 220/2013 - ma estende il ricorso al commissariamento nell'ipotesi di scadenza naturale del mandato nonché di cessazione anticipata degli organi provinciali che dovessero verificarsi in una data compresa tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2014, periodo nel quale avrebbero dovuto andare al voto 52 Province.
Il legislatore ha voluto prendere tempo nella speranza che nel primo semestre dell'anno giunga a compimento la riforma costituzionale degli enti locali e possa entrare in vigore il disegno di legge ordinaria Delrio (1542/2013), non curandosi del sospetto di incostituzionalità che investe il mantenimento e l'estensione del regime di commissariamento a un ulteriore e rilevante numero di Province.
Per quanto concerne il Ddl Delrio (disegno di legge recante le disposizioni su Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni) il 21 dicembre la Camera dei Deputati l'ha approvato in prima lettura. Si attende l'esame del Senato.
La legge di stabilità non prevede solo la permanenza dei commissariamenti in corso - regime già dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con sentenza 220/2013 - ma estende il ricorso al commissariamento nell'ipotesi di scadenza naturale del mandato nonché di cessazione anticipata degli organi provinciali che dovessero verificarsi in una data compresa tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2014, periodo nel quale avrebbero dovuto andare al voto 52 Province.
Il legislatore ha voluto prendere tempo nella speranza che nel primo semestre dell'anno giunga a compimento la riforma costituzionale degli enti locali e possa entrare in vigore il disegno di legge ordinaria Delrio (1542/2013), non curandosi del sospetto di incostituzionalità che investe il mantenimento e l'estensione del regime di commissariamento a un ulteriore e rilevante numero di Province.
Per quanto concerne il Ddl Delrio (disegno di legge recante le disposizioni su Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni) il 21 dicembre la Camera dei Deputati l'ha approvato in prima lettura. Si attende l'esame del Senato.
In forza del disegno di legge, le Città metropolitane (già previste dalla Costituzione dal 1999 ma mai concretamente attuate) dovrebbero trovare ingresso nella complessa compagine degli enti locali quali enti di secondo livello, aventi la funzione di facilitare e rendere coerente e razionale l'azione degli enti territoriali di primo livello, ossia i Comuni rientranti nell'ambito territoriale delle stesse. Negli intenti del legislatore dovrebbero svolgere un ruolo propulsivo dell'auspicata ripresa economica. In esse si troverebbero concentrate oltre la metà della popolazione e del Pil del nostro Paese. Inoltre è nelle circoscrizioni delle Città metropolitane che avrebbero sede i centri di ricerca di maggior pregio e prestigio, le università e le strutture finanziarie portanti (oltre che i relativi capoluoghi di Regione, con l'eccezione di Reggio Calabria).
La data stabilita per l'avvio di questo imponente progetto è il 1° luglio 2014, dopo le elezioni amministrative e soprattutto, nella prospettiva del disegno di legge, una volta che siano scaduti gli organi delle Province interessate attualmente in carica. Dunque alla chiusura dei commissariamenti delle attuali province al 30 giugno prossimo (termine stabilito dall'ultima Legge di stabilità) dovrebbe seguire l'avvio dell'esperienza delle Città metropolitane.
Per niente chiaro è il destino delle Province diverse da quelle coincidenti con le Città metropolitane, allo spirare del 30 giugno 2014. Con il ddl Delrio non si ha infatti una vera e propria abolizione delle Province, ma uno svuotamento delle stesse e la presa d'atto che dal 2014 non si svolgeranno più le elezioni provinciali. Gli organi provinciali non saranno più manifestazione diretta del voto dei cittadini, bensì assumeranno la fisionomia di enti di secondo livello, composti (ed eletti) dai rappresentanti dei diversi enti operanti nei vasti ambiti territoriali provinciali, ossia i Comuni, al pari delle Città metropolitane. Vero è che lo stesso ddl Delrio disciplina le funzioni delle Province, ma tali indicazioni hanno valore transitorio, infatti troveranno applicazione "fino alla data di entrata in vigore della riforma costituzionale ad esse relativa" (art. 15, comma 1).
Anche in tal caso l'aspettativa maggiore è riposta in una riforma costituzionale degli esiti e dai termini non scontati (anche perché, mancando eventualmente la maggioranza dei 2/3 in seconda lettura anche nell'ipotesi del tutto incerta di approvazione da parte delle camere, la riforma potrebbe essere sottoposta a referendum).
Il problema si sposta al 30 giugno 2014, ma senza che siano stati affrontati i rilievi critici sollevati dalla Corte Costituzionale. Il Parlamento ha un semestre di tempo per concludere il profondo disegno di riforma degli enti locali ed evitare un ulteriore slittamento del progetto di istituzione delle Città metropolitane.
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