La struttura della finanza
pubblica dei Comuni italiani evidenzia[1] che
esistono notevoli differenze tra gli enti in termine di entrate e spese
pro-capite.
Questo avviene per diverse
ragioni, per cui non è facile estrapolare i fattori che permettono di distinguere
con assoluta chiarezza, ad esempio, quali costi e benefici giustifichino livelli di spesa tanto differenti tra un Comune e l'altro e come tali spese si traducano effettivamente in servizi di qualità erogati ai cittadini.
Una ipotesi di lavoro, indubbiamente semplificativa, ma che permette di avviare un confronto e che trova riscontro in autorevoli trattazioni[2], è quella che considera quali variabili di riferimento la dimensione demografica e la spesa corrente pro-capite dei Comuni.
Analizzando la spesa corrente pro-capite del Comuni italiani al 2010, si osserva che il valore medio è di circa 877 euro[3].
Una ipotesi di lavoro, indubbiamente semplificativa, ma che permette di avviare un confronto e che trova riscontro in autorevoli trattazioni[2], è quella che considera quali variabili di riferimento la dimensione demografica e la spesa corrente pro-capite dei Comuni.
Analizzando la spesa corrente pro-capite del Comuni italiani al 2010, si osserva che il valore medio è di circa 877 euro[3].
I Comuni della Liguria presentano
una spesa media corrente pro-capite di 1126 euro, che risulta essere la più
elevata tra le regioni a statuto ordinario.
Circa la dimensione demografica,
le spese correnti pro-capite si dispongono lungo un grafico dall’andamento
concavo verso l’alto, ossia si hanno spese correnti relativamente molto alte
nei comuni piccolissimi, si riducono in corrispondenza delle classi
demografiche 2001-5000 ab. e 5001-10.000 ab. per poi tornare a crescere nei
comuni più grandi.[4]
L’analisi delle spese correnti
nei Comuni della Provincia di Genova nel 2011, in particolare, vede la
concentrazione dei minimi di spesa pro-capite in corrispondenza della classe
demografica 2001-5000 ab, che nel 2011 è stata in media di 775 euro.
Questo andamento è analogo a
quello riscontrato a livello italiano. Ora, se una spesa corrente pro-capite
più elevata della media territoriale si spiega, nelle grandi città, con la
necessità di far fronte ad una gamma decisamente più elevata di costi per
servizi rivolti non solo alla popolazione residente, ma anche alla quota di
pendolari che, principalmente per studio o lavoro, gravitano su di esse[5], nel
caso dei Comuni più piccoli sono le diseconomie di scala a pesare maggiormente
sulle spese correnti, consigliando quindi una forte incentivazione, da parte
del legislatore, alla creazione di fusioni e unioni di Comuni, per giungere
alla conduzione associata dei servizi offerti ai cittadini
Le componenti della
spesa corrente
Tra le voci di spesa che più significativamente concorrono al bilancio
comunale figurano quelle per il personale e quelle per l’erogazione dei
servizi.
Nella media dei Comuni italiani il personale costituisce circa un terzo
della spesa corrente, in linea con i Comuni della Provincia di Genova dove tale
spesa costituisce quasi il 31% del totale. All’interno di tale media si notano
differenze anche significative: a Borzonasca la percentuale è pari al 14,62%
mentre a Fascia essa supera il 50%, ma in generale si nota una buona
rispondenza con il dato nazionale (dati 2011).
La scala demografica del Comune sembra, anche su questo aspetto più
specifico, avere un ruolo importante: incide maggiormente nei Comuni più piccoli
e in quelli di maggiori dimensioni.
Volendo analizzare ulteriormente
l’incidenza del fattore demografico sulla spesa corrente dei Comuni della Provincia di Genova, abbiamo
preso in esame due parametri:
- Le spese per il personale rapportate al numero di abitanti del Comune
- Le spese per i servizi rapportate al numero di abitanti del Comune
I grafici evidenziano come le
spese siano più elevate della media in particolare nel caso dei comuni più piccoli.
Particolare appare poi il caso del Comune di Portofino che presenta, nei due
casi, un picco di spesa assai cospicuo.
La spesa pro-capite per il personale risulta più elevata rispetto alla media nei comuni meno popolati montani e in quelli costieri, con alcune significative eccezioni quali ad esempio Rapallo e Favale di Malvaro.
La spesa pro-capite per servizi presenta andamenti analoghi
a quelli riscontrati per la spesa per il personale.
[1] IFEL, Il quadro
finanziario dei Comuni italiani, 2011
[2] Ministero dell’Economia e
delle Finanze, Libro verde sulla spesa
pubblica, 2007
[3] IFEL, Ibidem
[4] Ministero dell’Economia e
delle Finanze, Ibidem
[5] Ministero dello Sviluppo Economico
(2009), Rapporto sul costo di cittadinanza. La spesa per le imposte ed i
servizi locali nelle città metropolitane, Roma
Se no interpreto male questi dati, la norma che impone l'accorpamento dei comuni sotto i 5000 abitanti è un baggianata
RispondiEliminaIn effetti, Roberto, per quel che riguarda la provincia di Genova il picco di spesa si colloca nei comuni sotto i 2000 abitanti...e poi per i comuni più grandi che però, abbiamo visto avere costi di cittadinanza più elevati anche per via dei pendolari "gravitanti" giornalmente su di essi.
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