a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

martedì 14 gennaio 2014

Tigullio e Città Metropolitana: quando il matrimonio è d’interesse (per il territorio)



Mantenere e migliorare la qualità della vita che caratterizza il Tigullio significa anche sapersi aprire ad una dimensione più vasta, che possa inserire il territorio e le sue peculiarità in un circuito molto più ampio, cogliendo le opportunità offerte ai territori metropolitani dall’Unione Europea per affrontare, con successo, le sfide della globalizzazione.  

Il recente convegno “Tigullio al bivio” che si è svolto a Chiavari l’11 gennaio scorso ha registrato una ampia partecipazione da parte di istituzioni e cittadini ed è stato a nostro avviso assai importante perché ha rappresentato finalmente la definitiva presa di coscienza della necessità di avviare un percorso di cambiamento e di rinnovamento, cosa fino a qualche tempo fa davvero non scontata.

Il Tigullio è da sempre un territorio giustamente orgoglioso delle sue peculiarità e autonomie, bello e sfruttato sin troppo, nel recente passato, da uno sviluppo economico spesso poco attento a preservarne le qualità ambientali e culturali, uno sviluppo che ha “colonizzato” con seconde case e porticcioli di gusto spesso discutibile un territorio fragile che si è sentito “usato” dopo esser stato “comprato” per esigenze di status symbol dalla borghesia ricca del Nord, ma raramente davvero compreso e rispettato nella sua identità.

Sono abbastanza comprensibili dunque l’ansia con cui esso assiste al declino della propria economia tradizionale, che continua ad espellere i pur rari giovani presenti sul suo territorio, e la ritrosia con la quale esso vive la prospettiva di entrare a far parte di una nuova entità territoriale, la ancor poco definita Città metropolitana, che non a caso durante il convegno da molti è stata evocata con toni allarmati e preoccupati.

Tuttavia, ed è questo l’elemento nuovo emerso nel convegno, la prospettiva di un necessario cambiamento di rotta rispetto all’attuale andamento delle politiche socio-economiche attive sul territorio, dimostratesi ad oggi deboli nel contrasto della pesante crisi in atto è stata ampiamente condivisa da tutti: diverse e variegate sono semmai le ricette proposte.

A tal proposito, è interessante notare come, rispetto al passato, emergano con decisione, in modo trasversale, tematiche nuove circa le direzioni da intraprendere per il futuro sviluppo e rilancio socio-economico del Tigullio.

 
Il territorio è visto (forse per la prima volta con tanta condivisione) non tanto come superficie da riempire di interventi edilizi, ma come substrato ideale, per qualità dell’ambiente, del clima, della dimensione urbana, ad ospitare attività innovative a basso impatto ecologico e ad alto valore aggiunto: aziende hi-tech, turismo di qualità attento all’ambiente e alla cultura, artigianato locale, convegnistica, formazione, sport, commercio e servizi innovativi. Non sono idee nuove, in verità, ma è decisamente diversa l’accoglienza che esse hanno ricevuto da un largo pubblico rispetto al passato, quando le stesse idee erano viste come fantasie improponibili “qui da noi” e riservate a realtà decisamente più lontane ed esotiche.

Attività un tempo trainanti quali l’edilizia sorprendentemente sono state citate ma con accenti abbastanza negativi e pessimistici, così come l’industria “tradizionale” comparti del resto fortemente in crisi e dati (forse un po’ troppo frettolosamente) per finiti, mentre sarebbe più opportuno, a nostro avviso, cercare di comprenderne i pur esistenti margini di rilancio, depurati degli aspetti negativi e ponendoli al servizio del nuovo modello di sviluppo correttamente orientato a preservare la qualità ambientale quale bene prezioso.
 
Anche la presenza di molti amministratori locali di vario colore politico segna una tendenza nuova, quella cioè di tentare il superamento dei campanilismi per instaurare dinamiche collaborative “di area vasta” che riescano a proporre una offerta variegata (costa, entroterra, città, campagna, ecc.) non solo nei confronti dei turisti, ma anche di coloro che vorranno impiantare qui le loro attività, e di coloro che vorranno venirvi ad abitare. La necessità di essere attrattivi, e non solo d’estate, è un’altra delle “novità” che gli amministratori dei nostri territori iniziano a sentire come ineludibile. 
 
La globalizzazione e la conseguente crisi delle economie tradizionali ha posto in luce per i sistemi economici locali la necessità di rimettersi in gioco entrando nella competizione a livello non più nazionale, ma europeo e mondiale.
 
Questo significa da un lato mettersi al passo con la domanda e l’offerta che tende a mutare continuamente, per via di fattori molteplici che agiscono spesso come variabili indipendenti, dall’altro saper fare emergere quelle peculiarità che sono in grado di agire positivamente e diventare gli elementi vincenti della competizione territoriale.

Fin qui, si potrebbe obiettare, non si vede la necessità di far parte di una Città metropolitana. A questa obiezione rispondiamo che quegli obiettivi di cui sopra hanno molte più probabilità di essere colti se perseguiti dall’interno di una entità amministrativa di scala maggiore, perché è ad una scala europea e mondiale che occorre oramai agire, ed è questo il livello a cui guarda anche l’Unione Europea se parliamo ad esempio di risorse destinate allo sviluppo territoriale.
 
Alcuni presenti al convegno hanno ricordato l’importanza dell’esperienza dei Patti Territoriali che, coordinati dalla Provincia di Genova e sottoscritti dall’associazione industriali, da molte categorie economiche, da organizzazioni sindacali, da istituzioni, da enti locali del territorio e da soggetti del sistema bancario, hanno cofinanziato dall’inizio degli anni Duemila oltre 200 tra infrastrutture pubbliche e progetti di innovazione e sviluppo di aziende e imprese sul territorio per più di 38 milioni di euro.
In quel caso il ruolo di regia è stato svolto dalla Provincia che ne ha curato i molti e complessi adempimenti tecnici, finanziari ed amministrativi.

Cessata l’esperienza della Provincia, sarà la Città metropolitana ad essere investita del ruolo di coordinamento e di cofinanziamento di progetti di sviluppo.
 
L’Europa ha scelto per il settennato 2014-2020 proprio le aree urbane e metropolitane quali obiettivi prioritari per il finanziamento di progetti di sviluppo socio-economico, nella convinzione che sarà lo sviluppo delle nostre città a determinare il futuro dell'Unione"[1].

Le politiche e i programmi comunitari puntano quindi su progetti ai quali verranno dedicati risorse europee addizionali, e per la cui definizione è decisiva l’operatività del livello metropolitano.
 
Gli obiettivi individuati dalla Commissione Europea sono del resto del tutto coerenti con quelli indicati nel corso del convegno di Chiavari:
 
• sviluppo “intelligente” (smart cities), innovazione sociale e creazione di poli di conoscenza per valorizzare, attraverso la collaborazione a rete, scambi culturali, di tecnologie, di eccellenze innovative e di buone prassi, di progetti di successo per l'ambiente e la vivibilità urbana;
• aree metropolitane quali poli di attrazione, luoghi dove è desiderabile vivere, avanguardie di un modello europeo di sviluppo urbano sostenibile, capace di armonizzare le esigenze della crescita con quelle dell'ambiente e della socialità.

Mantenere e migliorare la qualità della vita che caratterizza il Tigullio significa quindi, e non sembri un paradosso, sapersi aprire ad una dimensione più vasta, che sappia, anche attraverso i canali offerti dalla Città metropolitana, inserire il territorio e le sue peculiarità in un circuito molto più ampio, cogliendo le opportunità offerte ai territori metropolitani dall’Unione Europea per affrontare, con successo, le sfide della globalizzazione.

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