da Il Sole 24 Ore
Il Governo prova ad andare avanti sullo svuotamento delle Province.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che dal 2014
istituisce le Città metropolitane, trasforma le amministrazioni
provinciali in enti di secondo livello con funzioni minime di
pianificazione e semplifica la disciplina delle Unioni di Comuni. Si
tratta del secondo tassello dopo il Ddl costituzionale varato il 5
luglio scorso e volto ad eliminare il termine «Province» dagli articoli
114 e seguenti della Costituzione. Su entrambi i provvedimenti dovrà
arrivare l'ok del Parlamento. Per cui il percorso di superamento delle
Province è appena all'inizio. In extremis è stata inserita anche una
norma che avvia il percorso per il taglio degli oltre 3mila enti
intermedi tra Comuni e Regioni.
La nuova veste delle Province
L'intervento dell'Esecutivo si è reso necessario dopo che la sentenza 220 della Consulta agli inizi di luglio ha sancito l'illegittimità costituzionale sia dell'articolo 23 del decreto salva-Italia, che trasformava le Province in enti di secondo livello, sia gli articoli 17 e 18 della spending review, che prevedevano il taglio di quelle con meno di 350mila abitanti e un'estensione inferiore a 2.500 chilometri quadrati e avviavano le città metropolitane. (riforma peraltro congelata dalla successiva legge di stabilità, ndr). In attesa della legge costituzionale che sancisca l'abolizione dagli articoli 114 e seguenti della Carta, il Ddl approvato oggi istituisce un ente di area vasta, governato sostanzialmente dai rappresentanti dei Comuni e dotato di poche funzioni di pianificazione. L'unica competenza vera che questi nuovi enti manterranno è quella sulla manutenzione delle strade. E questo sistema sembra destinato a perdurare anche dopo la loro cancellazione dalla Costituzione a meno che le Regioni non decidano di organizzare diversamente sul loro territorio la gestione dell'area vasta.
L'intervento dell'Esecutivo si è reso necessario dopo che la sentenza 220 della Consulta agli inizi di luglio ha sancito l'illegittimità costituzionale sia dell'articolo 23 del decreto salva-Italia, che trasformava le Province in enti di secondo livello, sia gli articoli 17 e 18 della spending review, che prevedevano il taglio di quelle con meno di 350mila abitanti e un'estensione inferiore a 2.500 chilometri quadrati e avviavano le città metropolitane. (riforma peraltro congelata dalla successiva legge di stabilità, ndr). In attesa della legge costituzionale che sancisca l'abolizione dagli articoli 114 e seguenti della Carta, il Ddl approvato oggi istituisce un ente di area vasta, governato sostanzialmente dai rappresentanti dei Comuni e dotato di poche funzioni di pianificazione. L'unica competenza vera che questi nuovi enti manterranno è quella sulla manutenzione delle strade. E questo sistema sembra destinato a perdurare anche dopo la loro cancellazione dalla Costituzione a meno che le Regioni non decidano di organizzare diversamente sul loro territorio la gestione dell'area vasta.
I nuovi organi provinciali
In questo nuovo sistema scompare la Giunta provinciale; il presidente è un sindaco in carica eletto, con un sistema di voto ponderato, dall'Assemblea dei primi cittadini; il Consiglio provinciale è costituito dai sindaci dei Comuni con più di 15.000 abitanti e dal presidente delle Unioni di Comuni del territorio con più di 10.000 abitanti. La trasformazione si avvia entro 20 giorni dalla data di proclamazione dei sindaci eletti nelle prossime tornate amministrative con l'elezione del nuovo Presidente e l'insediamento del Consiglio. E, dunque, al più tardi nell'estate del prossimo anno.
In questo nuovo sistema scompare la Giunta provinciale; il presidente è un sindaco in carica eletto, con un sistema di voto ponderato, dall'Assemblea dei primi cittadini; il Consiglio provinciale è costituito dai sindaci dei Comuni con più di 15.000 abitanti e dal presidente delle Unioni di Comuni del territorio con più di 10.000 abitanti. La trasformazione si avvia entro 20 giorni dalla data di proclamazione dei sindaci eletti nelle prossime tornate amministrative con l'elezione del nuovo Presidente e l'insediamento del Consiglio. E, dunque, al più tardi nell'estate del prossimo anno.
Al via le Città metropolitane
Nei territori di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria dal 1° gennaio 2014 nasceranno le Città metropolitane. Che si occuperanno di pianificazione strategica, servizi pubblici, viabilità, trasporti, sviluppo economico e prenderanno il posto delle rispettive Province. Da quel momento comincerà l'iter per l'adozione dei nuovi statuti che dovrà concludersi entro sei mesi. Dal 1° luglio le Città metropolitane saranno infatti effettivamente in carica con i loro tre organi: il sindaco metropolitano, cioè il sindaco del comune capoluogo che insieme ai primi cittadini di tutti i municipi con più di 15mila abitanti e ai presidenti delle unioni di comuni con più di 10mila abitanti formerà il consiglio metropolitano accanto al quale opererà anche una conferenza metropolitana formata dall'insieme dei sindaci. In alternativa lo statuto potrà prevedere un sistema di elezione a suffragio universale sulla base di una legge elettorale nazionale.
Nei territori di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria dal 1° gennaio 2014 nasceranno le Città metropolitane. Che si occuperanno di pianificazione strategica, servizi pubblici, viabilità, trasporti, sviluppo economico e prenderanno il posto delle rispettive Province. Da quel momento comincerà l'iter per l'adozione dei nuovi statuti che dovrà concludersi entro sei mesi. Dal 1° luglio le Città metropolitane saranno infatti effettivamente in carica con i loro tre organi: il sindaco metropolitano, cioè il sindaco del comune capoluogo che insieme ai primi cittadini di tutti i municipi con più di 15mila abitanti e ai presidenti delle unioni di comuni con più di 10mila abitanti formerà il consiglio metropolitano accanto al quale opererà anche una conferenza metropolitana formata dall'insieme dei sindaci. In alternativa lo statuto potrà prevedere un sistema di elezione a suffragio universale sulla base di una legge elettorale nazionale.
Status speciale per Roma capitale
Sempre a partire dal 2014 nascerà anche la Città metropolitana di Roma capitale che sostituirà sia il Comune che la Provincia di Roma. Fino all'eventuale adesione di ulteriori Comuni, il sindaco di Roma assume le funzioni di sindaco metropolitano e l'Assemblea capitolina assume le funzioni del consiglio e della conferenza metropolitana; si applicano per il resto le altre disposizioni sulle città metropolitane.
Sempre a partire dal 2014 nascerà anche la Città metropolitana di Roma capitale che sostituirà sia il Comune che la Provincia di Roma. Fino all'eventuale adesione di ulteriori Comuni, il sindaco di Roma assume le funzioni di sindaco metropolitano e l'Assemblea capitolina assume le funzioni del consiglio e della conferenza metropolitana; si applicano per il resto le altre disposizioni sulle città metropolitane.
Semplificate le Unioni di Comuni
Al tempo stesso il provvedimento prova a mettere ordine nelle tre diverse tipologie di Unioni di Comuni oggi esistenti. Prevedendo ad esempio che tutti i municipi con meno di 5mila abitanti 8o 3mila se montani) si associno per svolgere le loro funzioni fondamentali.
Al tempo stesso il provvedimento prova a mettere ordine nelle tre diverse tipologie di Unioni di Comuni oggi esistenti. Prevedendo ad esempio che tutti i municipi con meno di 5mila abitanti 8o 3mila se montani) si associno per svolgere le loro funzioni fondamentali.
A regime un miliardo di risparmi
All'interno del provvedimento è stata inserita anche una norma che riavvia il percorso di razionalizzazione dei oltre 3.200 enti intermedi che oggi esistono tra Comuni e Regioni. A Confermarlo è stato lo stesso ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio. Che ha poi quantificato i possibili risparmi: subito 120 milioni per l'addio agli organi politici, circa 1 miliardo nel giro di un paio d'anni appena la riorganizzazione sarà a regime.
All'interno del provvedimento è stata inserita anche una norma che riavvia il percorso di razionalizzazione dei oltre 3.200 enti intermedi che oggi esistono tra Comuni e Regioni. A Confermarlo è stato lo stesso ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio. Che ha poi quantificato i possibili risparmi: subito 120 milioni per l'addio agli organi politici, circa 1 miliardo nel giro di un paio d'anni appena la riorganizzazione sarà a regime.
La protesta dell'Upi: Ddl incostituzionale
«È un Ddl incostituzionale quello che il Consiglio dei ministri ha approvato questa mattina per l'abolizione delle province«. Così Antonio Saitta presidente dellUpi ha commentato in conferenza stampa la decisione del Cdm di approvare disegno di legge sulle Province.
«È un Ddl incostituzionale quello che il Consiglio dei ministri ha approvato questa mattina per l'abolizione delle province«. Così Antonio Saitta presidente dellUpi ha commentato in conferenza stampa la decisione del Cdm di approvare disegno di legge sulle Province.
Abolire le province elettive è lo stesso che tornare al più economico Podestà fascista tagliando pure i dispendiosi consigli comunali.
RispondiEliminaLa Costituzione sarà un ferrovecchio, ma non si può pensare che sia una pura formalità toglierci qualche parola per rendere possibile uno stravolgimento.
Le città metropolitane sarebbero una variante dell'Unione di Comuni in cui uno è metropoli e gli altri satelliti, quindi va bene per Milano o Trieste, ma non per la provincia di Torino che arriva a Sestrière, mentre a Genova esiste già arrivando il Comune da Voltri a Nervi e Rivarolo; è comunque politicamente inopportuno introdurre un dualismo tra città metropolitane e altre istituzioni corrispondenti. Volendo, la stessa formula dei satelliti si può applicare pure a molti capoluoghi che assolutamente metropoli non sono, quali Sondrio/Castione Andevenno, Pavia / San Martino Siccomario, Treviso/Villorba, Udine/Pasian di Prato...