Intervista a Marco Doria
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a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)
sabato 26 aprile 2014
Genova città metropolitana: a che punto siamo? Risponde il Sindaco
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CGIL: Il turismo alla città metropolitana
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Valentina Ghio: città metropolitana, una chance
Il Sindaco di Sestri: sere una adeguata rappresentanza nel consiglio e più coesione sul territorio.
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sabato 19 aprile 2014
Davanti a un centinaio di sindaci i vagiti della Città metropolitana di Bologna
Seminario con Merola e Manca per avviare il percorso: "Distribuiremo potere attraverso le deleghe alle Unione dei Comuni"
pubblicato su Il Resto del Carlino online
pubblicato su Il Resto del Carlino online
Imola, 17 aprile 2014 - Appuntamento al primo gennaio, quando il sindaco di Bologna si insedierà a capo della Città metropolitana. Per una prima discussione sulle tappe che portano al decollo del nuovo ente, Virginio Merola ha partecipato ieri al seminario
organizzato assieme al suo collega imolese: nella Imola di Daniele
Manca e con un parterre di un centinaio di amministratori.
«Abbiamo la volontà di rispettare i tempi del percorso,
ce la metteremo tutta», dice Merola. E fissa l’agenda: «Uno dei primi
temi da affrontare sarà l’elezione della Conferenza che dovrà elaborare
la proposta di Statuto della Città metropolitana. Dovremo farlo in modo
condiviso, per questo convocherò un’assemblea dei sindaci per attivare
subito un gruppo di lavoro tecnico per istruire i contenuti dello
Statuto e affrontare i problemi relativi a funzioni e attribuzioni della
nuova istituzione».
Daniele Manca si sente a un passo dal
risultato. Lui che presiede l’Anci regionale e predica da tempo una
riforma della pubblica amministrazione. «La Città metropolitana
è una nuova opportunità per gli enti locali — osserva —. Siamo di
fronte a un cambiamento strutturale dell’articolazione dello Stato,
quindi a qualcosa di ben diverso rispetto all’idea di Città
metropolitana di vent’anni fa. L’obiettivo dell’intera riforma, che
tocca anche il superamento del bicameralismo, è quello di semplificare,
di ridurre i livelli di governo e di evitare conflittualità e
duplicazioni di competenze, per recuperare competitività e far sì che la
pubblica amministrazione non sia più un freno, ma un partner per lo
sviluppo».
Merola e Manca: i grandi sostenitori della Città metropolitana come ente di secondo grado. Ma sul modello non è un plebiscito.
La questione dell’elezione diretta del sindaco è stata sollevata al
seminario da Marco Macciantelli, sindaco uscente di San Lazzaro e
responsabile per gli Enti locali del Pd emiliano romagnolo. «Senza
l’ente di secondo grado non si parte — ragiona —. Ma senza mettere
subito nello Statuto l’opportunità dell’elezione diretta, si rischia di
inibirsi una parte del cammino possibile. E’ da valutare non solo dal
punto di vista dello scorporo di Bologna e del referendum nel territorio
provinciale, ma soprattutto dopo una fase di rodaggio del nuovo
sistema». Merola e Manca insistono: «La sola soluzione è l’ente di
secondo grado guidato dai primi cittadini». E il sindaco metropolitano
in pectore assicura la volontà di «distribuire potere attraverso le
deleghe alle Unioni dei Comuni».
Piovono critiche dal centrodestra. «Imola diventerà un sobborgo di Bologna
– accusa Simone Carapia (Fi) —. Merola e Manca si sono accordati per
spartirsi le cariche in un ente di secondo grado che soppianta la
democrazia».
li. go.
lunedì 14 aprile 2014
Province, addio entro l'anno
Le tappe della riforma che dal 7 aprile è diventata legge dello Stato. Entro il 7 luglio occorre che Stato e Regioni individuino le ulteriori nuove funzioni dei nuovi Enti, Province e Città Metropolitane.
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Città metropolitane, l'ostacolo dell'Ires
Diversamente dalle province, le Città Metropolitane non potranno beneficiare dell'esenzione dall'Ires nel caso possiedano attività commerciali.
Province: duemila aziende, zero acquirenti
Le amministrazioni provinciali hanno quote azionarie di moltissime aziende, ma una su tre è in rosso. Saitta: ora aggregazioni.
domenica 13 aprile 2014
Città metropolitana, la sfida di Vitali "Si sciolga il Comune"
Walter Vitali, ex sindaco di Bologna, è stato uno dei principali artefici della creazione del nuovo
ente, che sostituirà la Provincia. E spiega che a questo punto il
passaggio delle consegne dev'essere completo.
di Eleonora Capelli - pubblicato su La Repubblica - ed. di Bologna il 06 Aprile 2014
«ESISTONO solo due modelli di città
metropolitana. Quello applicato ad esempio a Parigi, Londra e
Bruxelles, dove il Comune principale è scorporato in municipi, e il
sindaco guida tutta l’area vasta, grande come la nostra provincia.
Oppure quello della “communauté urbaine”, che è un ente di secondo
livello, in cui tutti i comuni riconoscono un “coordinamento”. Anche qui
da noi la città metropolitana può funzionare, ma i Comuni devono
“cedere” delle funzioni, dal basso, e la Regione deve fare la stessa
cosa dall’alto.
Mentre a palazzo Malvezzi si discute sul destino della Provincia che fino alla fine del 2014 continuerà a essere retta, sia pure senza stipendio, dalla presidente Beatrice Draghetti e da alcuni suoi assessori, in città c’è già chi progetta l’istituzione del futuro e chiama 300 cittadini a “votarla” sabato prossimo a Palazzo del Podestà.
L’ex sindaco Walter Vitali, che propose la città metropolitana in maniera “pionieristica”, e da senatore ha seguito l’iter di tanti progetti di legge, ora finalmente intravede il traguardo e spiega come vorrebbe realizzare la “grande Bologna”.
Qual è il suo giudizio sulla legge votata in parlamento?
«È tutto sommato positivo, anche perché l’iter parlamentare l’ha migliorata. Nella fase che si apre ora, si definirà lo statuto del nuovo ente, e grazie a questo strumento si può disegnare un’istituzione a misura di territorio».
Per una città metropolitana in cui i cittadini eleggono direttamente il presidente, lei pensa che sia inevitabile sciogliere il Comune di Bologna?
«Non c’è alternativa, è l’unica condizione per non avere due sindaci contemporaneamente. Questo è anche l’unico modo per eliminare un livello: tra quartieri, Comune e Provincia, rimarrebbero solo quartieri e città metropolitana. Del resto l’elezione diretta è possibile ma al termine di un percorso, che non potrà probabilmente essere concluso nel 2016, al termine del primo mandato di Merola. Si può pensare di farlo per il 2019».
Mentre a palazzo Malvezzi si discute sul destino della Provincia che fino alla fine del 2014 continuerà a essere retta, sia pure senza stipendio, dalla presidente Beatrice Draghetti e da alcuni suoi assessori, in città c’è già chi progetta l’istituzione del futuro e chiama 300 cittadini a “votarla” sabato prossimo a Palazzo del Podestà.
L’ex sindaco Walter Vitali, che propose la città metropolitana in maniera “pionieristica”, e da senatore ha seguito l’iter di tanti progetti di legge, ora finalmente intravede il traguardo e spiega come vorrebbe realizzare la “grande Bologna”.
Qual è il suo giudizio sulla legge votata in parlamento?
«È tutto sommato positivo, anche perché l’iter parlamentare l’ha migliorata. Nella fase che si apre ora, si definirà lo statuto del nuovo ente, e grazie a questo strumento si può disegnare un’istituzione a misura di territorio».
Per una città metropolitana in cui i cittadini eleggono direttamente il presidente, lei pensa che sia inevitabile sciogliere il Comune di Bologna?
«Non c’è alternativa, è l’unica condizione per non avere due sindaci contemporaneamente. Questo è anche l’unico modo per eliminare un livello: tra quartieri, Comune e Provincia, rimarrebbero solo quartieri e città metropolitana. Del resto l’elezione diretta è possibile ma al termine di un percorso, che non potrà probabilmente essere concluso nel 2016, al termine del primo mandato di Merola. Si può pensare di farlo per il 2019».
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sabato 12 aprile 2014
Un po’ di conti sul terzo valico
Da LaVoce.info
Per il cosiddetto terzo valico siamo ancora in attesa che il
ministero diffonda un’analisi costi-benefici ufficiale. Nel frattempo, un
esercizio indipendente dà risultati nettamente negativi, anche con ipotesi molto
ottimistiche sia sui costi che sull’evoluzione dei traffici di merci e
passeggeri.
L’ANALISI CHE NON C’È
Per uno dei grandi progetti ferroviari oggi in
costruzione – il cosiddetto terzo
valico della linea
Tortona/Novi Ligure-Genova – non
è stata presentata alcuna analisi economica, almeno a quanto ci
risulta, e nemmeno è stata realizzata una molto più semplice analisi
finanziaria, che evidenzi il rapporto costi-ricavi per le casse pubbliche
(presumibilmente più alti di quelli della Torino-Lione, essendo il progetto
tutto italiano). Sull’opportunità di quest’opera, tra l’altro, più di una volta,
e anche recentemente, lo stesso amministratore delegato di Fs ha espresso
perplessità.
Ci è perciò sembrato utile realizzare noi un’analisi costi-benefici del progetto e qui di seguito ne presentiamo i risultati.
Ci è perciò sembrato utile realizzare noi un’analisi costi-benefici del progetto e qui di seguito ne presentiamo i risultati.
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venerdì 11 aprile 2014
Città metropolitana, il Tigullio chieda il vicesindaco
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Città metropolitana: Chiesa e Bagnasco contro il capoluogo "Tutelare il Tigullio"
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Città metropolitana? Una sfida
Sanguineti (Cisl): può essere un'occasione di sviluppo. Decisivo lo statuto.
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lunedì 7 aprile 2014
La città metropolitana di Genova sia una realtà inclusiva per il rilancio di tutti i suoi territori
La realizzazione della città metropolitana può essere una grande occasione di sviluppo socio-economico per i territori della ex provincia di Genova, molto dipende però da come verrà realizzata, nei fatti, la nuova entità che se saprà essere inclusiva e attenta alle varie realtà che la compongono potrà proporsi all'esterno come un territorio ricco di opportunità e attirare nuove imprese, creare occupazione e arrestare, finalmente, il declino che oggi la caratterizza.
L’iter legislativo sul riordino
degli Enti Locali procede, pur con qualche tentennamento, verso la sua
conclusione che prevede, ad oggi, l’operatività delle Città metropolitane a partire dal 1 gennaio 2015.
Abbiamo spesso espresso dubbi e
riserve sul processo attraverso il quale tale iter si è svolto, tuttavia non
pare vano, a questo punto, impegnarsi con forza perché questa importante novità
si realizzi (correggendo per quanto possibile i difetti che tutt’ora permangono)
e si dia vita ad una entità territoriale in grado di cogliere significative
opportunità di rilancio socio-economico.
E’ infatti ormai riconosciuto
come le aree funzionali delle grandi città abbiano trasceso i confini
amministrativi e fisici delle stesse, e come la qualità spaziale, economica,
sociale ed ambientale degli agglomerati urbani dipenda dalla presenza di una
governance metropolitana efficace.
Cominciamo con il dire che una
città metropolitana ben funzionante dev’essere prima di tutto inclusiva: deve saper coinvolgere i
propri cittadini in una visione condivisa del proprio futuro, esprimere una
idea di sviluppo in grado di pervadere, a livello culturale e fattuale, tutti i
segmenti della società. Solo le idee forti e largamente condivise hanno gambe
sufficientemente robuste per attraversare i particolarismi, gli interessi
privati, le lobbies di potere che frenano generalmente il cambiamento.
Uno dei pericoli che maggiormente
dovrebbero essere scongiurati è indubbiamente quello della creazione di aree
metropolitane che contengono al loro interno territori caratterizzati da
squilibri socio-economici che si
approfondiscono invece di essere riassorbiti: ridurre gli squilibri tra centro
e periferia, tra costa ed entroterra nel caso di Genova, è uno degli obiettivi
prioritari per il successo della città metropolitana. E’ una idea che, promossa
in forme di partecipazione attiva della popolazione coinvolta, può creare il
necessario consenso attorno ad una operazione che, se condotta come una mera
ridefinizione di confini e di competenze burocratico-amministrative, rischia di
diventare l’ennesima occasione mancata.
Quali sono i fattori che, nel
caso dell’area metropolitana di Genova, si possono individuare tra le cause che
provocano divari e quindi squilibri al suo interno? Essi sono molteplici, e
meriterebbero ben altra trattazione: ci limiteremo quindi a citarne alcuni,
quali la diversa accessibilità agli impieghi e ai servizi da parte dei territori
più interni o più lontani dal capoluogo, le difficoltà orografiche e geografiche
tipiche della Liguria, la scarsa propensione all’innovazione tecnologica che si
riscontra nel tessuto economico, che permane assai fragile specie nelle aree al
di fuori del capoluogo, lo spezzettamento della governance territoriale e dei
servizi pubblici tra una miriade di competenze locali.
Quest’ultimo, in particolare, è
un fattore particolarmente critico, perché se è vero che sono necessari e
auspicabili diversi livelli di governo (comunale, di area vasta/metropolitano,
regionale e nazionale), essi devono per sviluppare azioni davvero utili e
innovative mettere in campo azioni sinergiche anche per coinvolgere ulteriori
soggetti, pubblici e privati, nazionali ed europei ampliando le potenziali
risorse impiegate in tali azioni e progetti di sviluppo.
Occorre che tutti i principali
attori politici e amministrativi cooperino attivamente per affrontare temi
quali l’erogazione dei servizi pubblici metropolitani, le disuguaglianze, la
sicurezza, l’economia, la messa a sistema delle potenzialità territoriali, per
dar vita a politiche di sviluppo urbano equilibrato, entro un quadro di
pianificazione e governance metropolitane.
L’area metropolitana di Genova,
in particolare, dovrà sviluppare sinergie tanto al suo interno, quanto
all’esterno del proprio territorio, proponendosi nei due casi quale punto di
snodo delle due dimensioni, locale e sovra-nazionale.
Per quel che riguarda le sinergie
da sviluppare al proprio interno, direi che il tema di fondo riguarda proprio
la creazione di condizioni tali da offrire
a tutti i suoi cittadini uguali opportunità: migliorando la qualità della
vita delle popolazioni più deboli soprattutto tramite l’erogazione di servizi
efficienti, investendo nella formazione dei giovani e dei lavoratori,
promuovendo iniziative economiche che siano efficaci “volani” di sviluppo
sostenibile e di creazione di lavoro.
Se l’azione di contrasto delle
disuguaglianze sarà efficace, produrrà una migliore redistribuzione del reddito
e delle opportunità, oltre che una diminuzione delle criticità che hanno spesso
alti costi sociali ed economici (congestione, inquinamento, disagio sociale,
micro-criminalità, ecc.).
Per quel che riguarda, poi, le
alleanze strategiche “esterne”, particolare rilievo assumono le cosiddette
“reti di aree metropolitane”, perché costituiscono il terreno ideale di
condivisione delle esperienze più innovative in campo internazionale. Tale
modalità di raggruppamento si inserisce pienamente, peraltro, nell’ottica
adottata dall’Unione europea per l’erogazione di fondi strutturali.
Genova e il suo territorio,
nonostante le difficoltà dovute alla logistica e alla geografia, possono
nondimeno giocare un ruolo importante a livello internazionale se sapranno
opportunamente cogliere questa occasione fornita dall’entrare nel gruppo delle
città metropolitane, e in particolare se sapranno sviluppare una visione
condivisa circa il cammino da intraprendere.
venerdì 4 aprile 2014
DDL Delrio approvato alla Camera: parte la riforma degli Enti Locali, in attesa della modifica Costituzionale
Approvato ieri alla camera il testo di legge licenziato dal Senato: di seguito una rassegna stampa sull'argomento.
Il Secolo XIX - Svuota province, è legge. Ecco le città metropolitane
Il Corriere Mercantile - Città metropolitane, si parte
La Stampa - Passa il DDL Delrio, le province cambiano
La Repubblica - Province, addio a metà. Cambiano nome ma aumentano i compiti
Il Corriere della Sera - Province svuotate. Ecco città metropolitane e assemblee dei sindaci
Il Sole 24 Ore - Dal 2015 le Province si svuotano
Il Secolo XIX - Svuota province, è legge. Ecco le città metropolitane
Il Corriere Mercantile - Città metropolitane, si parte
La Stampa - Passa il DDL Delrio, le province cambiano
La Repubblica - Province, addio a metà. Cambiano nome ma aumentano i compiti
Il Corriere della Sera - Province svuotate. Ecco città metropolitane e assemblee dei sindaci
Il Sole 24 Ore - Dal 2015 le Province si svuotano
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Gestione diretta dell'acqua pubblica: entroterra perplesso
Non sono poi così tanti i piccoli comuni interessati a farsi nuovamente carico, autonomamente, della gestione del ciclo integrato delle acque...un assaggio di come una gestione territoriale più ampia (vedi città metropolitana) sia anche conveniente per le piccole realtà?
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Con il DDL Delrio unioni tra Comuni con limiti flessibili
Sono state ampliate le scelte rimesse all'autonomia dei Comuni tramite lo strumento dello Statuto.
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Città metropolitana: per Mario Chella il Tigullio rischia la sua autonomia
Dal 1 gennaio 2015 entrerà a regime la Città metropolitana di Genova, ed ecco che immancabilmente si levano gridi di allarme dai territori che vedono minacciate le proprie prerogative. Ma davvero si deve temere la venuta della città metropolitana? I rischi sono davvero più dei possibili benefici? La nostra posizione è da tempo nota, e sosteniamo che la città metropolitana è l'occasione per superare le frammentazioni e le debolezze tipiche dei singoli comuni del Tigullio per dare vita ad un soggetto che non dimentica e non soffoca le peculiarità, ma le sa mettere in rete creando un sistema più forte e con un peso maggiore a livello economico e politico, un soggetto in grado di sostenere con successo le sfide sociali ed economiche che oggi si svolgono a livello globale.
Pensiamo sia giusto tuttavia dare spazio anche ad opinioni contrarie, per questo pubblichiamo questo articolo.
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martedì 1 aprile 2014
Popolazione ligure, sempre più vecchia e verso la povertà
da La Stampa del 29 marzo 2014 - visualizza articolo in .pdf
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Ambiente, scuole, strade. Cancellata la provincia, ma ora è un rebus
da La Repubblica del 28 marzo 2014 - visualizza articolo in .pdf
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