da La Voce.info 23.06.15
Una concessione dovrebbe
implicare il trasferimento al concessionario di un rischio operativo. In
Italia non è mai stato così per le autostrade. Ora il sistema rischia
di estendersi alle infrastrutture ferroviarie. Eccesso di investimenti,
direttiva Recast e la potente lobby ferroviaria europea.
Italia, il paese di Bengodi per i concessionari
La direttiva europea 23/2014 asserisce che una concessione deve
implicare sempre il trasferimento al concessionario di un rischio
operativo che comporta la possibilità di non riuscire a recuperare gli
investimenti effettuati, per fluttuazioni del mercato sul lato della
domanda o per un’offerta non corrispondente alla domanda. La disciplina
dell’aggiudicazione di concessioni non sarebbe giustificata se
l’amministrazione garantisse sempre all’operatore un introito minimo e
il recupero degli investimenti effettuati.
Per le autostrade v’è una differenza fondamentale tra tratte “nuove” o costruite di recente e tratte “storiche” già ampiamente ammortizzate. Per le tratte “nuove” il rischio è assai elevato, come evidenziato dalle vicende della Brebemi (Brescia-Bergamo-Milano) o della Asti-Cuneo, e in questi casi assistiamo ai tentativi degli investitori di scaricare le perdite allo Stato, in vari modi. Per le autostrade “mature”, dove i nuovi investimenti sono modesti rispetto agli introiti, ai concessionari viene in pratica garantita una buona (ottima) redditività grazie alla periodica revisione delle tariffe, talché ogni rischio è annullato. Se ne è avuta conferma nella recente esperienza: pur in presenza di un eccezionale calo del traffico di oltre il 10 per cento, nel 2012-13, i profitti delle concessionarie non sono diminuiti: le nostre concessionarie sono assai ben tutelate dal rischio operativo sul lato della domanda. Beneficiano di rilevanti rendite che per definizione, anche ignorando gli aspetti distributivi regressivi, generano una perdita di benessere collettivo.
Lo stesso Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e persona con la non comune dote della franchezza, ha dichiarato che l’Italia per i concessionari autostradali è il “paese di Bengodi”: non vi sono rischi reali, si può solo guadagnare.