A un anno dalla sua istituzione,
la Città metropolitana di Genova sta ancora muovendo i suoi primi passi.
Diversamente da altre città metropolitane, che hanno visto svilupparsi un
dibattito piuttosto vivace promosso dalle Amministrazioni e coinvolgente cittadini,
associazioni di categoria, operatori culturali, a Genova il tema della
città metropolitana è vissuto alquanto sottotraccia, se si escludono alcuni pur
interessanti convegni organizzati da quotidiani locali e associazioni di
categoria. I piccoli comuni, abituati ormai ad un rapporto stretto e piuttosto
vantaggioso con la Provincia in termini di servizi erogati (strade, scuole
superiori, ecc.) hanno paventato minori attenzioni da parte del capoluogo
“pigliatutto” mentre il capoluogo, forse anche in conseguenza di questo
“sentiment” si è mosso con una grande circospezione e con gesti felpatissimi
nel tentativo di dissipare i timori campanilistici. Proseguono i lavori per mettere a punto il Piano Territoriale Generale.
Chiariamo intanto che la Città
metropolitana non è la Provincia con un nome diverso: la legge 56/14[1] indica nello sviluppo
strategico del territorio (basato su un certo numero di funzioni fondamentali[2]) la sua finalità
principale, utilizzando quale strumento il piano territoriale strategico da
costruirsi seguendo le modalità tipiche di questo tipo di piani.
Il 22 aprile 2015 il Consiglio
Metropolitano ha approvato le 10 Linee Guida da porre a fondamento del Piano
Territoriale Generale (PTG) attualmente in elaborazione.
In esse l’area metropolitana di
Genova è definita quale “porta dell’Europa” e si apre a possibili sinergie con
le altre città metropolitane italiane ed europee nel campo della logistica e
delle reti infrastrutturali, traguardando uno sviluppo sostenibile,
intelligente e solidale. Il territorio è stato coinvolto mediante incontri
pubblici articolati su tutto il territorio della città metropolitana che si
sono svolti nel mese di giugno, e hanno evidenziato alcune tematiche quali la
necessità, in primis, di preservare il territorio dal dissesto idrogeologico
per poter poi procedere allo sviluppo di strategie comuni.
Tutti i Comuni sono chiamati a
prestare un impegno forte e condiviso per dare vita ad una visione collettiva
della città metropolitana, che sappia offrire un reale senso di appartenenza ai
propri cittadini, “oltre che un nuovo e più evoluto assetto territoriale,
fondato sulla valorizzazione e la tutela del territorio e il suo sviluppo
economico e sociale sostenibile.”[3]
Una prima riflessione sulla
pianificazione strategica era stata avviata e sviluppata dalla amministrazione
provinciale, che aveva prodotto, nel 2012, una proposta di piano territoriale
di coordinamento contenente l’individuazione di specifici ambiti territoriali[4] dove incentivare
innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo, green economy, turismo, ecc.
La legge 56 ha introdotto le zone
omogenee[5] per meglio articolare lo
svolgimento di determinate funzioni sul territorio della città metropolitana,
risultando così in pieno accordo con le riflessioni fatte in precedenza, che
sono state per questo riproposte al Consiglio Metropolitano quale base di
riflessione in vista della stesura del nuovo Piano Territoriale Generale.
Il 20 gennaio 2016 il Consiglio
Metropolitano ha approvato l'individuazione di cinque Sistemi Territoriali al fine di attuare una
efficace pianificazione urbanistica coordinata e basata su temi di rilevanza
strategica. Esso sono, in particolare, il ‘Corridoio appenninico centrale’
(area centrale genovese e valli Polcevera e Scrivia), il ‘Sistema Produttivo
Orientale’(valli Fontanabuona, Entella e Petronio), il ‘Sistema policentrico
del Polcevera’ (area genovese e Val Polcevera), i ‘Sistemi delle riviere’
(riviere di ponente e levante) e i ‘Sistemi rurali dell’Appennino’ (valli
interne Stura, Scrivia, Trebbia e Aveto).
Per ogni sistema sono stati
individuati obiettivi e azioni di rilievo sovra-comunale allo scopo di
valorizzare le risorse ambientali ed economiche, nonché di tutelare i valori
fisici, naturali e culturali del territorio.
I cinque sistemi costituiscono una variante al Piano
Territoriale di Coordinamento attualmente vigente e anticipano una delle 10
idee contenute nelle ‘linee guida’ per il Piano Territoriale Generale della
Città metropolitana approvate dal consiglio metropolitano nell’aprile
2015. La stesura finale della variante ha tenuto conto delle prescrizioni
formulate dalla Regione Liguria durante l’iter di
approvazione, anche sotto il profilo della valutazione ambientale, nonché dei
contributi pervenuti dai Comuni e dagli altri Enti coinvolti
nel processo di partecipazione.
[1]
Art. 1 comma 2
[2]
la cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; la promozione e
la gestione integrata dei
servizi, delle infrastrutture e
delle reti di
comunicazione di interesse
della citta' metropolitana; la cura delle relazioni istituzionali afferenti
al proprio livello, ivi comprese
quelle con le
citta' e le
aree metropolitane europee.
[3]
M. Doria, sindaco metropolitano di Genova
[4]
Riviera a ponente, Stura, Area centrale genovese, Scrivia, Trebbia,Paradiso,
Riviera del Tigullio, Fontanabuona, Aveto-Graveglia-Sturla
[5]
Art. 1 comma 11 lettera c
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