Spesso i comuni, per seguire particolarismi e campanilismi, rischiano di perdere di vista l'occasione che potrebbe costituire il fare parte a pieno titolo di una città metropolitana, mentre i problemi irrisolti si trascinano e minacciano un possibile sviluppo alternativo, relegando i territori ad una definitiva marginalità.
di Andrea Pasetti*
Nella piana del fiume Entella la Città metropolitana di Genova
si gioca molto del proprio futuro.
Forse a qualcuno questa affermazione sembra eccessiva? Qualcun
altro pensa che sono i cittadini ed i Comuni dell’Entella a doversi occupare
dei loro problemi, senza “interferenze esterne”?
La realtà è che la dimensione metropolitana offre
straordinarie opportunità di sviluppo ma deve esprimere ancora le sue
potenzialità e resta quindi ai margini del dibattito politico e delle notizie
dei media. I cittadini e le comunità locali che ne fanno parte, sia nelle aree
più urbanizzate del Capoluogo e della fascia costiera, sia nelle valli interne
e sui rilievi montani, continuano a pensarsi come entità separate e assistono,
sempre più sgomenti, al progressivo decadimento sociale ed economico. Dobbiamo
rapidamente renderci conto che l’unica possibilità per uscire dal declino è
compiere un salto di scala che ci faccia partecipare ai processi di sviluppo di
livello europeo.
Veniamo quindi all’area dell’Entella; cinque Comuni
metropolitani: Chiavari, Lavagna, Cogorno, Carasco e Leivi condividono problemi
e opportunità nello stesso pezzo di territorio e sono da tempo alla ricerca di
soluzioni e prospettive d’azione che mettano tutti d’accordo.
Purtroppo le soluzioni condivise non sono facili: le vicende delle arginature del corso d’acqua e della localizzazione del depuratore consortile lo testimoniano. Eppure è necessario e urgente decidere per la sicurezza ed il benessere dei cittadini e per evitare profili di responsabilità che rischiano di coinvolgere pesantemente i pubblici amministratori.
Per capire meglio la situazione conviene voltarsi indietro e
rivedere la strada fin qui fatta.
Risale al 4 novembre 2004 il primo protocollo d’intesa tra i 5
Comuni e la Provincia di Genova; i sottoscrittori si impegnavano a condividere
un percorso per risolvere contemporaneamente il problema dell’arginatura
dell’Entella e della riqualificazione dell’assetto urbanistico, infrastrutturale
e paesaggistico della valle.
La meta di tale percorso aveva un nome: “Città dell’Entella”,
quasi a prefigurare la nascita di una nuova realtà urbana attraverso
un’alleanza tra centri abitati che si fronteggiavano sulle sponde dello stesso
fiume.
A seguito di questo primo atto le strutture provinciali e
comunali portarono a compimento un lavoro di puntuale approfondimento sulle
criticità esistenti e di proposta per il nuovo assetto del territorio. Venivano
trattati temi che ancora oggi connotano problemi e opportunità dell’area
dell’Entella: la necessità di definire il quadro complessivo degli interventi
di riassetto idraulico del Fiume Entella e del tratto terminale del Torrente
Lavagna, dalla confluenza nell’Entella sino al confine con il Comune di San
Colombano; la riorganizzazione urbanistica di tutta l’area, anche per
equilibrare vantaggi e svantaggi delle opere di arginatura; un complessivo
progetto di paesaggio per riqualificare l’immagine di tutti i tessuti urbani
dell’area; la riorganizzazione del sistema infrastrutturale sia viario che
delle reti di servizi.
Forse i tempi non erano ancora maturi per realizzare questi
ambiziosi anche se necessari obiettivi e nel frattempo il quadro dei problemi e
degli attori coinvolti si stava complicando, e generava nuovi protocolli e
nuovi procedimenti concertativi: in particolare la riconfigurazione del
raccordo tra il casello autostradale di Lavagna e la viabilità di fondo valle,
la definizione di diverse alternative progettuali per le arginature, la scelta
della localizzazione del depuratore consortile (o dei nuovi depuratori) per
evitare le sanzioni europee.
Dobbiamo riconoscere che in quella fase la moltiplicazione dei
tavoli di confronto sulle singole questioni e sui singoli lotti di intervento ha
fatto perdere di vista l’obiettivo principale: quello di realizzare una “Città
dell’Entella” come risultato di una integrazione vantaggiosa di tutte le sue
componenti.
Arrivando alla situazione di oggi qualcuno potrebbe concludere
che i problemi irrisolti si sono nel frattempo aggravati, che le risorse
pubbliche sono sempre più esigue, che la situazione istituzionale appare più
confusa e che – insomma - si è perso un sacco di tempo a discutere ma di
concreto si è visto ben poco.
Io credo che i rischi di un fallimento siano reali e quindi
devono essere tenuti ben presenti da tutti gli attori in gioco, ma
contemporaneamente dobbiamo considerare che sono entrati in campo due nuovi
fattori che potrebbero rivelarsi decisivi per una svolta della situazione.
Il primo è la proposta di “Contratto di fiume” per l’Entella,
avanzata da un Comitato promotore che, con il supporto di Legambiente e
dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, sta raccogliendo numerose adesioni non
solo tra i Comuni, ma anche tra le comunità locali, interessate a trovare
soluzioni per il corso d’acqua con il quale convivono. L’approccio di questo
tipo di accordo è allo stesso tempo pragmatico (si produce un “piano d’azione”
quantificando tempi, risorse e soggetti coinvolti) e complessivo (si mira ad integrare
i temi dell’ambiente con quelli dello sviluppo locale), ma soprattutto è
partecipativo, aperto cioè alla condivisione di tutti i soggetti interessati.
Questo strumento potrà quindi generare un’opinione pubblica più attenta e
consapevole della necessità di integrare le scelte di assetto del territorio.
Il secondo fattore è il Piano Strategico della Città
metropolitana, un documento in corso di elaborazione, fondamentale per
l’esercizio delle funzioni di promozione dello sviluppo affidate al nuovo Ente
(per approfondire questo argomento consiglio vivamente la lettura del “Libro
bianco” sulle Città metropolitane scaricabile dal sito www.anci.it) .
Con il Piano Strategico la Città metropolitana deve indicare
le priorità dello sviluppo nel proprio territorio, attraverso un approccio che
vede lo sviluppo di ogni singola parte a favore non solo del ristretto gruppo
di cittadini che vi risiedono, ma dell’intera comunità metropolitana.
L’area dell’Entella rappresenta una polarità fondamentale
dell’area metropolitana genovese per la complementarietà delle sue vocazioni
(turistiche, residenziali, produttive, di infrastrutture e servizi) con quelle
del Comune capoluogo, e la prospettiva del suo sviluppo o della sua decadenza non
interessa quindi solo ai propri cittadini, ma a tutti gli 862.000 abitanti
metropolitani che in quell’area si giocano molto del loro futuro.
* Già
dirigente dell'Urbanistica della Provincia di Genova e oggi referente
dell'INU per la Liguria in materia di città metropolitana.
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