Andrea Pasetti, già direttore dell'Urbanistica della Provincia di Genova e rappresentante dell'INU Liguria, risponde ad un articolo di Giangiacomo Schiavi apparso su Il Corriere della Sera sul tema della città metropolitana invitando ad una maggiore consapevolezza da parte dei media e dei cittadini rispetto ad un tema troppo spesso trattato con superficialità e scarsa considerazione: la città metropolitana resta un tema sconosciuto ai più, rischiando di trasformarsi nell'ennesima occasione mancata, in primis per i suoi cittadini.
di Andrea Pasetti
Strano come i giornali affrontano il tema delle Città
metropolitane. Per essere precisi la maggior parte non lo affronta proprio;
sembra ignorare che da più di un anno le Città metropolitane sono state
istituite anche in Italia, dopo un’attesa di vent’anni, mettendosi al passo con
le realtà europee più evolute.
I pochi giornalisti che osano affrontare l’argomento, come
Giangiacomo Schiavi in un recente articolo sul “Corriere della sera” pubblicato
su questo blog, confessano di non averci capito nulla e in effetti fanno una
grande confusione omologando il nuovo Ente a Provincia, Comune o – addirittura
– a Città/Stato.
Eppure, per dare un’informazione corretta, basterebbe poco: è
sufficiente connettersi ai siti ufficiali delle Città metropolitane per capire
che cosa sono e che cosa stanno facendo.
Magari troverebbero spunti per fare degli scoop straordinari:
ad esempio che la Città metropolitana di Milano il giorno 11 aprile 2016 ha adottato
il proprio Piano strategico e il prossimo giovedì 12 maggio si riunirà il
Consiglio per la sua definitiva approvazione, oppure che la Città metropolitana
di Genova ha approvato il 10 gennaio 2016 la Variante al Piano denominata
Sistemi Territoriali Strategici, creando le basi per dare maggiore efficacia
alla localizzazione dei fondi strutturali europei 2014 – 2020, che la Regione
Liguria ha programmato senza tenere conto delle finalità e delle funzioni del
nuovo Ente.
La disinformazione è totale: si continua a parlare delle
Province ormai sostituite dai nuovi Enti metropolitani come se queste fossero
ancora operanti e si ignorano i risultati del lavoro già effettuato a livello
locale e nazionale anche grazie al contributo di soggetti come ANCI, INU e
FORMEZ.
La cosa forse più sorprendente è la mancata reazione da parte
dei cittadini metropolitani: la legge Del Rio non ha soltanto riformato
l’ordinamento degli Enti locali (bene o male non è questo il punto). Affidando
alle Città metropolitane compiti di: cura dello sviluppo strategico del
territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle
infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città
metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello,
ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee, la legge ha
anche indicato nuovi diritti per i loro cittadini.
In quanto cittadino metropolitano, residente nelle zone più
centrali e congestionate ovvero nelle aree più periferiche e scarsamente
insediate, ai sensi della legge vigente ho il sacrosanto diritto di sapere quale
sarà il futuro del mio territorio, di avere servizi più efficienti e a minor
costo, di assicurare ai miei figli e nipoti contatti con le omologhe Città italiane
ed europee per aprire nuove prospettive di conoscenza e lavoro.
Quando cominceremo a svegliarci dal nostro torpore? Quando
capiremo che per uscire dal tunnel della crisi dobbiamo unire le forze, uscire
dalle nostre piccole e insignificanti beghe quotidiane e trovare una dimensione
di area vasta degna della nostra cittadinanza e in grado di risollevare le
sorti del paese?
Segnalo, come elemento
positivo, che sono in corso meritevoli tentativi di formare “Comuni di
vallata”, con la finalità non solo di avere a disposizione maggiori risorse, ma
soprattutto di valorizzare le diversità e di far contare di più i diritti
metropolitani dei residenti.
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