a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

domenica 17 gennaio 2016

Buon compleanno, Città metropolitana!



Primo bilancio con (poche) luci e (troppe) ombre sulle città metropolitane che hanno ad oggi largamente disatteso le giuste aspettative tanto dei cittadini quanto di coloro che vi operano ogni giorno, dibattendosi tra mille difficoltà e ristrettezze. L'arch. Andrea Pasetti, già dirigente dell'urbanistica della Provincia di Genova e oggi referente dell'INU per la Liguria in materia di città metropolitana, fa il punto della situazione.

di Andrea Pasetti


Il primo di gennaio 2016 le Città metropolitane italiane hanno compiuto un anno.  

In realtà per alcune (Reggio Calabria e le Città delle Regioni a statuto speciale) la formale istituzione deve ancora avvenire, altre hanno trascorso un periodo più o meno lungo “in incubatrice”, non essendosi ancora ben formata l’ossatura (lo Statuto) e le connessioni che ne regolano le funzioni vitali (le relazioni con le Regioni sulle funzioni delegate e la correlata destinazione del personale non addetto alle funzioni fondamentali, i rapporti tra i Comuni dell’area metropolitana, la designazione dei Consiglieri delegati, ecc.).  

La Città metropolitana di Genova al momento della sua nascita poteva vantare un “indice di Apgar” migliore rispetto ad altre, ed ha iniziato subito a svolgere le proprie attività sia a livello politico, con un intenso lavoro dell’Assemblea, del Consiglio, dei Consiglieri delegati e del Sindaco metropolitano, sia a livello tecnico con la predisposizione di documenti, atti, proposte deliberative che attengono alle funzioni fondamentali dell’area metropolitana: la pianificazione strategica e territoriale, l’organizzazione dei servizi sovracomunali, l’esercizio delle deleghe ancora attive.  

E poi? Come è cresciuto questo nuovo Ente, sul quale si concentravano le attese di chi sperava in un radicale rinnovamento delle Autonomie locali, e di chi credeva che il nuovo arrivato avrebbe non solo fornito ai cittadini migliori servizi con minori costi, ma soprattutto dato un decisivo stimolo allo sviluppo economico ed al riassetto territoriale dell’intero Paese?  Purtroppo – inutile nascondercelo - il bilancio del primo anno di vita delle Città metropolitane italiane non è positivo, per diversi motivi che proviamo a evidenziare.  Il problema minore sono i pochi risultati concreti ottenuti: nessuna persona dotata di buon senso poteva aspettarsi concrete realizzazioni da parte di Enti appena costituiti, i cui Amministratori sono di secondo livello (cioè devono affrontare tutte le complessità del nuovo soggetto pubblico continuando a svolgere le medesime attività di prima per i propri diretti elettori), e sono chiamati a svolgere gravose incombenze per l’area metropolitana a titolo gratuito.
 

La questione che tutti sottolineano riguarda le difficoltà economiche, generate dai tagli a bilanci, insostenibili e incomprensibili per Enti di nuova formazione che inevitabilmente devono investire per creare quelle opportunità di sviluppo strategico del territorio che costituiscono il DNA non solo di quelle italiane, ma di tutte le Città metropolitane del mondo.  

Da queste considerazioni emerge un altro motivo di fondo che solo ora comincia timidamente a filtrare sui media: le Città metropolitane hanno molti e potenti nemici. Soprattutto le Regioni, che si sentono minacciate dallo Stato che ha ripreso funzioni di indirizzo nel governo del territorio eliminando la legislazione concorrente, e dai nuovi Enti metropolitani, certamente più agili e idonei a conseguire successi sul fronte dello sviluppo strategico. Ma anche altri soggetti mal sopportano il cambiamento, ignorando i benefici che da questo ci si può attendere: alcuni organi dello Stato, alcune categorie del mondo economico e finanziario interessate a mantenere lo status quo, ma anche il mondo dell’informazione che, invece di coinvolgere il più ampio pubblico, continua ad ignorare che le Città metropolitane ormai esistono.  

A mio parere però il problema più grave è che lo stesso personale tecnico e politico delle Città metropolitano sta perdendo la speranza. Circolano battute del genere: “La Città metropolitana è la Provincia con un altro nome, ma senza soldi”. L’obiettivo è sopravvivere anziché vivere e si evita così di assumere quel ruolo guida per lo sviluppo del territorio che consentirebbe alla Città metropolitana di occupare lo spazio che le spetta di diritto e intraprendere azioni che richiedono motivazione e visione prospettica prima ancora di mobilitare risorse.  

Cara Città metropolitana, visto che nessuno ancora lo ha fatto, vorrei augurarti un buon compleanno e pensare che il 2016 e gli anni che verranno vedranno finalmente le tue capacità vitali emergere a dispetto di chi scommette sulla tua sconfitta e saranno gli anni nei quali aprirci ad una dimensione europea di sviluppo e di pace. 

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