a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

sabato 2 gennaio 2016

Il progetto di mitigazione del rischio idraulico dell'Entella: a che punto siamo?

Iniziamo l'anno facendo il punto su un progetto molto controverso, quello riguardante le opere di mitigazione del rischio idraulico del fiume Entella, meglio conosciute dal pubblico quale "diga Perfigli". Il 2015 è passato senza che il fiume arrecasse nuovi danni, ma è stata davvero una fortuna sulla quale non possiamo troppo contare per il futuro, soprattutto se pensiamo a quanto è avvenuto solo un anno prima: una alluvione rovinosa che ha demolito ampi tratti delle arginature arrivando ad allagare ampie zone dei centri urbani sulle due sponde, causando ingentissimi danni ad abitazioni e ad aziende.

Mi piacerebbe affrontare il tema lasciando da parte, per quanto possibile, reazioni più o meno emotive, concentrandomi sugli aspetti tecnici e sui progetti realmente sul tappeto.

Gìà l'aver denominato tale progetto come "diga" ne connota l'impatto in termini di gigantismo con grandi ripercussioni ambientali e paesistiche. Ma è davvero così?

Ho pensato quindi di pubblicare, per chi desideri approfondire l'argomento, alcuni disegni "ufficiali" tratti da un opuscolo fatto redigere, nel 2010, dalla Provincia di Genova (quando era, appunto, assessore Paolo Perfigli, che si è visto intestare la controversa opera) per dare modo agli interessati di valutare non sulla base di cose sentite dire, ma sulla base dell'analisi del progetto.

Progetto che, nel frattempo, ha subito delle varianti volte a diminuirne ulteriormente l'impatto, come richiesto già all'epoca da alcuni consiglieri provinciali, senza però andare ad incidere sulla sua efficacia, e tenendo conto del fatto che trattasi pur sempre di un primo lotto di lavori, propedeutico ad una messa in sicurezza complessiva dell'intero bacino fluviale che potrà avvenire solo in tempi lunghi.

 

Il progetto di mitigazione del rischio si fonda sulle risultanze dello studio idraulico condotto nel 2003 da un pool di specialisti (Associazione temporanea di imprese Enel.Hydro-STI-MEDINGEGNERIA)
per la redazione del Piano di Bacino, che è lo strumento cardine per programmare gli interventi sui bacini imbriferi.

 



 Prima osservazione: più le opere sono vicine all'alveo del fiume, più devono essere alte ed impattanti per poter opporsi con efficacia alla forza delle acque. Di conseguenza l'aver posto le opere il più lontano possibile dai bordi dell'alveo ha lo scopo di ridurre l'impatto delle opere stesse.

Come si può vedere da questa planimetria di insieme, l'intervento conferma in via definitiva la presenza dell'argine di golena già tracciato dal "Segiun" di epoca napoleonico, un terrapieno (linea arancione) avente la funzione di "contenere" la piena lasciando che l'acqua del fiume tracimi sui terreni coltivati, che mantengono la dimensione attuale. Non si capisce quindi l'affermazione, largamente diffusa, che le opere avrebbero come esito la cancellazione di tali zone agricole, che anzi sono confermate e consolidate nelle loro vocazione di aree di golena.

Riguardo agli obiettivi perseguiti dal progetto, successive modifiche hanno permesso da un lato di ridurre ulteriormente l'impatto delle opere sui terreni privati, e dall'altro di migliorare il livello di sicurezza. Il 30 aprile 2015 sul quotidiano online Il Secolo XIX era riportato un comunicato della Città Metropolitana secondo la quale l'intervento "eliminerà la classificazione a zona rossa dalla piana dell’Entella: «Tutto il centro di Lavagna, con oltre diecimila abitanti, non sarà più nella ‘zona rossa’ delle alluvioni, ossia la fascia più soggetta agli allagamenti per le piene dell’Entella e nel tratto terminale del fiume del Levante saranno realizzate nuove difese anche sulla sponda destra, quella chiavarese»."

Il progetto di risagomatura del Segiun nell'ultima versione progettuale è notevolmente ridotto rispetto a quella riprodotta qui sotto, perchè si è deciso di ridurre la pista soprastante in origine pensata per il transito di mezzi agricoli. L'argine risagomato non cambierebbe il suo aspetto attuale, presentando i lati inclinati in terreno inerbito. Un muretto sommitale di circa 1 m aumenta, nel nuovo progetto, il franco di sicurezza, permettendo così l'eliminazione della zona rossa su una vasta parte del centro urbano lavagnese.

Nel tratto tra corso B. Aires e via Garibaldi il Segiun non esiste più, e si rende necessaria la costruzione di un muro alto circa 3 m. posto a difesa degli edifici residenziali presenti oltre una zona di campi coltivati, che restano confermati. Tale muro verrebbe rivestito di vegetazione naturale per inimizzarne l'impatto, e comunque la sua altezza è tale da renderlo simile a quello di un comune muro di cinta.

E' previsto anche un canale scolmatore in prossimità dello sbocco del rio Rezza nel fiume, dove si accumula una considerevole portata che tende a esondare prima dello sbocco stesso.

Anche queste rappresentazioni vanno ovviamente riconsiderate alla luce della minore dimensione del manufatto finale.

I progettisti hanno fatto alcune simulazioni fotografiche per constatare l'effettivo impatto sul paesaggio delle nuove opere. Di seguito sono riportate viste realizzate in punti significativi dell'opera finita.

I terreni tra via Garibaldi e c.so Buenos Aires vengono interessati da un muro alto circa 3 ml.

Come cambierebbe il "Segiun"

Attualmente l'iter procedurale sotto illustrato è a buon punto e sono partite le procedure di esproprio. Sempre citando l'articolo apparso nel 2015 sul Secolo XIX: «Il progetto per le difese del fiume Entella è stato rivisto e rimodulato rispetto a quello iniziale, anche tenendo conto del confronto con enti locali, comitati, associazioni e proprietari, nella Conferenza dei servizi che l’ha definitivamente approvato il 28 giugno 2013. Ha ricevuto il parere favorevole del Comitato tecnico di bacino (organo regionale che ha competenza vincolante in materia idraulica) il 28 febbraio 2013 e la pronuncia di compatibilità ambientale da parte della Regione il 20 febbraio 2015, comprensiva della salvaguardia degli habitat naturali per le specie di uccelli, anfibi e rettili che vivono lungo l’Entella. Un anno prima, poiché l’intero territorio dove si svolgeranno i lavori è nell’attuale fascia A, ossia la zona ‘rossa’ più allagabile del piano di bacino, la stessa Regione aveva ribadito, con nota del 20 febbraio al Ministero dell’Ambiente, la netta prevalenza della sicurezza idraulica rispetto ad altre valutazioni per queste opere».


L'intervento, nella versione definitiva approvata dagli Enti, secondo i tecnici della Città Metropoliana eliminerà la classificazione a zona rossa dalla piana dell’Entella: "Tutto il centro di Lavagna, con oltre diecimila abitanti, non sarà più nella ‘zona rossa’ delle alluvioni, ossia la fascia più soggetta agli allagamenti per le piene dell’Entella e nel tratto terminale del fiume del Levante saranno realizzate nuove difese anche sulla sponda destra, quella chiavarese."
Parte degli "effetti" citati nelle slides successive sono stati superati ai giorni nostri a causa della diversa progettazione finale degli interventi, e vanno riaggiornati di conseguenza.


 


Restiamo in attesa dei futuri sviluppi da parte delle Amministrazioni chiamate a risolvere la spinosa questione, con l'auspicio che eventuali situazioni di rischio e di pericolo vengano al più presto scongiurate per evitare nuovi episodi di danneggiamento alle cose o, peggio ancora, pericoli per l'incolumità delle persone.

Nessun commento :

Posta un commento

Grazie per il tuo commento, iscriviti al blog per ricevere gli aggiornamenti