a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

martedì 9 dicembre 2014

Fossati: costretto a lasciare una eredità molto pesante, le casse sono vuote

Il commissario della Provincia di Genova denuncia la drammatica situazione in cui versa l'Ente, che non cambierà, nell'immediato, quando si insedierà la città metropolitana.


Personale della Provincia, 800 a rischio. A tremare sono soprattutto i precari.

Diversamente da quanto sempre assicurato nel corso dell'iter della legge 56, che prevedeva il riassorbimento di tutto il personale in forza alle Province, ultimamente sta con insistenza circolando la voce di esuberi, anche consistenti. 
Non essendo chiaro ad oggi come verranno redistribuite le deleghe inerenti funzioni in precedenza assegnate alle province in particolare dalle regioni, allocare le risorse diventa difficile, di conseguenza le regioni non si fidano e lasciano le deleghe in capo alle province che però con i pesanti tagli subiti rischiano seriamente il default...insomma, il solito pasticcio all'italiana. Continuo a pensare che siano questi esempi che allontanano, più di ogni cosa, gli investitori stranieri dall'Italia: quale affidabilità può offrire un simile "sistema Paese"?

ATO acqua: rafforzare i controlli sul gestore anche nel passaggio alla Città Metropolitana

I sindaci della provincia di Genova, futura città metropolitana, chiedono che il nuovo Ente effettui controlli più stringenti in materia di gestione delle acque e maggiori verifiche sul soggetto gestore del servizio.

lunedì 8 dicembre 2014

Goodbye, territorio! Quale sviluppo con poteri concentrati e governance debole?

Giuseppe Roma*

EyesReg, Vol.4, N.6 – Novembre 2014. L’intreccio appassionante fra investimenti e territorio, fra economia dell’innovazione e luoghi fisici della transizioni, pongono un quesito allarmante. E’ possibile lo sviluppo, oggi sempre più legato alle città e alle maxopoli, al protagonismo imprenditoriale regionalizzato, senza un rinnovato disegno di governo istituzionale? L’attuale contesto spinge oggi a pensare più a vuoti di potere decentrato, con effetti negativi proprio sull’economia.

Territorio senza presidi.
Province eliminate, Camere di Commercio azzoppate. Ora a chi tocca? Nel giro di pochi anni siamo passati dal considerare le autonomie funzionali come baluardo dello sviluppo, dall’ esaltare la “forza del territorio” come strumento della coesione comunitaria, allo svuotamento dei presidi di riferimento locale.Tutti cercano,infatti, di ridurre le proprie reti decentrate: le Poste o i Carabinieri, le banche o le Ferrovie. Resistono i blocchi d’interessi più corposi come università e piccoli ospedali.
La ragione dichiarata di questa furia iconoclasta, supportata da una forte pressione mediatica che ha tramortito l’opinione pubblica, risiede nella sacrosanta campagna anti-sprechi e anti-casta.
Non possiamo affermare che queste istituzioni siano esenti da pecche. Basti pensare alle tante Province inventate solo per moltiplicare l’impiego pubblico, o al drenaggio di risorse camerali dirottate verso le associazioni di cui le Camere sono espressione. Ma si tratta di deviazioni e inconvenienti facilmente riformabili, su cui peraltro si sono utilmente impegnati gli enti interessati, formulando adeguate proposte.
Se dall’attualità politica, passiamo ad affrontare il tema più in generale, la sensazione è che i provvedimenti attuali non ridisegnino una nuova forma di governo del territorio, né rappresentino le proiezioni “fisiche” di una rinnovata architettura istituzionale.
Siamo passati da una lontana stagione in cui tutto era distretto (scolastico, sanitario, persino industriale e turistico) alla fase attuale dove tutto, al contrario, si ridurrebbe – nel migliore dei casi- ad aggregazioni volontarie (di comuni) o ad ambiti funzionali per l’erogazione di servizi.
C’è un evidente difetto interpretativo: la funzionalità non è paradigma sufficiente per progettare l’avvenire di vaste aree urbanizzate, né tanto meno per risolvere adeguatamente le problematiche dell’oggi.

sabato 6 dicembre 2014

Città Metropolitana e pianificazione del territorio

di Francesco Gastaldi e Sonia Zarino

Con la legge 56/2014 (detta legge Delrio) la Città Metropolitana, realtà istituzionale di cui si discuteva da almeno venticinque anni, è diventata realtà e dal 1 gennaio 2015 subentrerà, con funzioni anche nuove e diverse, alle dieci relative province, comportando rilevanti innovazioni sui processi di governo del territorio. Il testo normativo individua le funzioni fondamentali del nuovo ente di area vasta che dovrà occuparsi di sviluppo economico, promozione e gestione integrata dei servizi, infrastrutture, reti di comunicazione e le relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, comprese quelle a livello europeo. La Città Metropolitana si occuperà inoltre di mobilità e viabilità e dovrà assicurare la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano.

Le Regioni dovevano già a luglio decidere quali funzioni delegare alle città metropolitane e tuttavia, per il momento, l’accordo si è trovato solo per quelle di tipo amministrativo. Per tutto il resto le Regioni si sono impegnate unicamente ad “adottare le iniziative legislative di propria competenza” entro la fine del 2014. Un impegno in verità assai vago che lascia intendere, in filigrana, il dualismo che si è venuto a creare tra le regioni e i nuovi enti metropolitani che, specie in alcuni casi, hanno un peso assai elevato nelle dinamiche politiche e socio-economiche degli ambiti regionali di appartenenza.

In attesa della riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione – delle relative norme di attuazione e fermo restando la competenza regionale (articoli 114 e 117) – le Città Metropolitane  saranno governate, secondo la legge 56/2014, dal sindaco, il consiglio e la conferenza metropolitana. Non è prevista la costituzione della giunta, ma è data la facoltà al sindaco di nominare un vicesindaco e uno o più consiglieri delegati. Il consiglio, l’organo d’indirizzo e controllo, approva regolamenti, piani, programmi e approva o adotta ogni altro atto ad esso sottoposto dal sindaco metropolitano; ha altresì potere di proposta dello statuto (attualmente in fase di redazione) e poteri decisori finali per l’approvazione del bilancio.

Proprio le risorse appaiono il nodo attualmente più intricato in quanto le Città Metropolitane, a fronte di un aumento del numero di competenze “pesanti”, ereditano quelle delle province, che da alcuni anni sono oggetto di pesante decurtazione. Posto che le Città Metropolitane per funzionare necessitano di risorse proporzionate alle funzioni che esse saranno chiamate a svolgere, l’utilizzo dei fondi europei tramite i PON (Piani Operativi Nazionali) si pone così come una importante scelta strategica: lo stanziamento previsto è di quasi 600 milioni di euro tra il 2014 e il 2020, ma riguarda solamente progetti  inerenti l’agenda digitale, la mobilità e sostenibilità urbana e l’inclusione sociale.

Verso il Piano Territoriale Metropolitano

Il nuovo ente si occuperà di “pianificazione territoriale generale”, comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nell’area. A tale attribuzione si affianca la “pianificazione territoriale di coordinamento”, nonché la “tutela e valorizzazione dell’ambiente” ereditata dalla Provincia; un ruolo di coordinamento tra i diversi temi e soprattutto tra i differenti piani, possibilmente con un impegno concreto di razionalizzazione e semplificazione. Il termine “pianificazione generale” sembra far riferimento alla possibilità di previsioni di carattere prescrittivo e cogente, selezionando progetti e azioni rilevanti di scala vasta e lasciando così alla strumentazione urbanistica “tradizionale” compiti regolativi di livello comunale/locale.
 
In un quadro di leggi urbanistiche e di governo del territorio in cui, ad eccezione della regione Piemonte, le Città Metropolitane non esistono, e fatte salve le leggi regionali che dovrebbero specificare in dettaglio compiti e ruoli delle singole realtà istituzionali, il Piano Territoriale Metropolitano (PTM) sarà quindi chiamato a svolgere tre principali funzioni: strategica, di coordinamento e prescrittiva, con efficacia prevalente per ambiti e temi selezionati cercando forme di condivisione e raccordo con i comuni.

Riassumendo si può dire che il PTM potrebbe quindi avere alcune caratteristiche del piano territoriale di coordinamento provinciale e avere una valenza di piano strutturale per quel che riguarda l’assetto complessivo del territorio – non incidente però sui diritti edificatori -  oltre una valenza attuativa per alcune funzioni strategiche (infrastrutture e sistemi di livello metropolitano) da gestire tramite accordi di programma con gli enti locali interessati. In attesa che siano le leggi urbanistiche regionali a definire le prerogative del PTM, saranno gli Statuti attualmente in corso di elaborazione a farsi carico di tale definizione, dopo di che si aprirà la fase di elaborazione che potrebbe, verosimilmente, avvalersi delle elaborazioni già prodotte dalle province in sede di piani territoriali di coordinamento.

L'ultima barricata delle Province

"Spegneremo il riscaldamento nelle scuole e non faremo manutenzione alle strade": la contromossa della Provincia se passerà la riforma così come è stata rielaborata.

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Roma dia al Comune di Milano i fondi per il trasporto

Le città metropolitane alzano la voce, e chiedono che i fondi per il trasporto pubblico non debbano più passare per la Regione ma provenire direttamente dallo Stato. Un primo esempio del temuto dualismo tra città metropolitana e regione?



giovedì 4 dicembre 2014

Città metropolitana, lavoratori in bilico. Possibile un taglio di 250 dipendenti

L'emendamento Bressa contenuto nella legge di stabilità prefigura una città metropolitana "leggera" prevedendo tagli consistenti di personale attualmente impiegato nelle Province (si parla del 30%). Questo però non era previsto nella legge Delrio e rimette in discussione l'operatività dei nuovi enti.

mercoledì 3 dicembre 2014

Nuove frane, mobilità in tilt

Il problema delle risorse si abbatte sulle province proprio quando l'emergenza metereologica evidenzia l'urgenza e la vastità del rischio idrogeologico cui il territorio è sottoposto. Come potrà una Città Metropolitana di cui non si sanno con certezza funzioni e attribuzioni far fronte a criticità tanto elevate?

Doria, due modelli possibili di città metropolitana

Due possibili i modelli per la Città Metropolitana secondo il sindaco Doria: uno in cui la città metropolitana eredita le funzioni e il personale della provincia, e un altro in cui cede risorse e funzioni ai Comuni.

lunedì 1 dicembre 2014

Gli architetti raccomandano: basta costruire sul territorio

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Nei grandi centri manca la sintonia con il "globale"

Il recente rapporto sulla qualità della vita prodotto da Il Sole 24 Ore evidenzia come, ancora una volta, siano i centri urbani medio-piccoli che riportano i risultati migliori, segno che le grandi città non riescono a risolvere molti dei conflitti e delle problematicità causati, spesso, dalla mancanza della capacità di governance di situazioni complesse da parte dalle classi dirigenti e dalle pubbliche amministrazioni.

Il Gruppo CAP apre il web GIS ai professionisti

Per la prima volta una azienda pubblica in Italia mette gratuitamente a disposizione la propria banca dati del sottosuolo, consentendo di accedere a un patrimonio di informazioni costantemente aggiornato. 

Una iniziativa indubbiamente positiva ed importante, che va ad ampliare il panorama degli open data e apre la strada ad una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato che potenzialmente va a migliorare la qualità della progettazione dei nuovi interventi sul territorio.