Berlino, Germania: alcuni esempi di viabilità pensata non solo ad uso esclusivo degli automobilisti, ma anche dei pedoni e dei ciclisti. Anche da queste "attenzioni" si può apprezzare la qualità della progettazione urbana. Il raffronto è fatto con Milano, ma può valere per moltre altre città italiane, per Genova ad esempio.
di Stefano D'Onofrio - pubblicato su www.arcipelagomilano.org
Apro questo articolo con un’immagine , un incrocio cittadino. Forse a
prima vista la situazione può apparire del tutto normale, stupendoci
magari del poco traffico, abituati come siamo alla tipicità milanese. Ci
sono in realtà tante piccole caratteristiche che mostrano importanti
differenze tra questo incrocio, berlinese, e uno italiano.
La prima caratteristica importante riguarda la dimensione della
strada. A Milano chiunque vedesse una strada del genere penserebbe a una
strada a senso unico, invece a Berlino strade di queste dimensioni sono
a doppio senso: il risultato della scelta attuata a Berlino (e non
solo) è quello di imporre alle automobili una velocità molto ridotta per
essere certi di non toccare l’eventuale auto in arrivo di fronte. Le
due auto si incroceranno senza problemi, idem due furgoni o due
ambulanze, difficilmente due camion; ma perché dovrebbero incrociarsi
due camion lungo una strada residenziale?
La seconda caratteristica è strettamente collegata alla prima, ed è
il parcheggio delle auto: non parallele né a pettine ma perpendicolari
alla strada, cosa che, oltre all’effetto di restringere la carreggiata,
determina contemporaneamente un aumento dei posti auto disponibili e più
facilità di ingresso e uscita. Inoltre quasi tutte le auto sono rivolte
con il muso in avanti, permettendo una maggiore visibilità per chi
intende uscire dal parcheggio, aumentando la sicurezza per gli altri
utenti della strada.
Altre caratteristiche sono forse meno attinenti al tema stretto della
mobilità, ma sono quelle che istintivamente e forse senza nemmeno farci
caso ci fanno ritenere più bella e civile una strada rispetto a un
altra: alberi lungo i marciapiedi, barriere non invasive che proteggano
dalle auto, spazi adeguati per i pedoni che intendono attraversare.
Esempi di come scelte non particolarmente aggressive né onerose possano
portare un cambiamento e un beneficio immediato alla mobilità di un
incrocio, poi di un isolato e, se replicato, a un intero quartiere o una
città.
In quest’altra foto le differenze, per chi conosce le nostre forze di
Polizia Locale, sono certamente più evidenti. Si tratta di un
rappresentante del “ufficio dell’ordine”, un nome forse un po’ sinistro
ma che, a mio parere, rispecchia perfettamente la loro attività:
controllo continuo del rispetto della regolarità della sosta, ossia
l’elemento di maggiore disordine di cui soffre la città di Milano,
assediata giorno e notte da un esercito immobile di veicoli grandi e
piccoli disposti ovunque vi sia uno spazio adatto a ospitarli, regolare o
irregolare che sia.
A Milano il controllo della sosta è affidato sia alla Polizia Locale
sia agli “ausiliari della sosta”, dipendenti di Atm, alla quale, nel
contratto di servizio stipulato con il Comune, spetta anche la gestione
della sosta a pagamento (strisce blu, parcheggi di corrispondenza). La
differenza con gli agenti della Polizia Locale è visibile: gli operatori
dell’ufficio dell’ordine non sono armati, niente manganello, niente
pistola, niente spray, niente manette. Un apparecchio elettronico per
elevare le contravvenzioni, una divisa riconoscibile e un paio di scarpe
resistenti sono il bagaglio necessario.
La differenza con gli ausiliari della sosta nostrani, invece, è
difficile da spiegare in una foto, poiché dovrei illustrare ogni singolo
incontro con gli “ordnungsamt”, in media due volte il giorno, in ogni
quartiere, con ogni clima e, soprattutto, a ogni orario. Va, infatti,
aggiunto che un’altra “arma” a disposizione è rappresentata da una
piccola torcia elettrica, usata per verificare tagliandi e
autorizzazioni alla sosta anche nel buio della notte.
Dove sta, infine, l’altra grande differenza, che rende senza nessuna
ombra di dubbio estremamente efficace l’operato dei manutentori
dell’ordine? Nella loro dipendenza diretta dagli organi decentrati di
Berlino, ossia dall’equivalente dei nostri Consigli di Zona, che li
possono organizzare in modo da coprire tutte le strade ogni giorno.
Esempio perfetto di come il decentramento di una funzione
indiscutibilmente legata al territorio ha come effetto una migliore
gestione e un conseguente miglior risultato, sempre che si ritenga che
il controllo della sosta sia una funzione essenziale per la vita e il
funzionamento di una città: potremmo realizzare un sondaggio qui su
Arcipelago e avere una risposta, parziale ma interessante.
Infine il terzo e ultimo esempio, più per mancanza di spazio e tempo
che per volontà e importanza, di come con attuazioni “leggere” si
possano ottenere effetti di grande sostenibilità.
Questo è certamente uno degli esempi più classici, su un tema che i
milanesi hanno imparato a conoscere e di cui anche qui su Arcipelago
abbiamo parlato spesso: le piste ciclabili.
Non c’è bisogno di spendere più di qualche parola per mostrare come
una tracciatura sull’asfalto sia estremamente efficace per delimitare
quale e quanto spazio sia da riservare alle biciclette. In questo caso
particolare vediamo la tracciatura di una pista per le bici che
intendono proseguire diritto a un incrocio con possibile svolta a
destra: al contrario che a casa nostra, dove interrompiamo le piste a 20
metri da ogni incrocio a destra, a Berlino (e non solo) le auto che
vogliono girare dovranno dare la precedenza alle bici e spostarsi alla
loro destra, mentre la pista ciclabile prosegue parallela alle altre
corsie veicolari, come una normalissima componente del traffico quale,
infatti, la bicicletta è.
Chiaramente a Berlino esistono piste ciclabili diversissime, ve n’è
di tracciate sull’asfalto, di separate sulla carreggiata stradale, di
separate sul marciapiede: un campionario di tutte le opzioni possibili,
con un’assoluta predominanza delle piste cosiddette “in segnaletica”,
spesso anche posizionate a sinistra degli spazi di sosta.
Tre esempi di come ottenere risultati efficaci attraverso azioni a
basso impatto, forse coraggiose per gli standard italiani e milanesi
(biciclette in mezzo alla strada? auto che si sfiorano incrociandosi?
“vigili” a tutte le ore e disarmati?) ma sperimentate e usate in tante
altre città.
Ci sono altre situazioni che ho documentato nell’ultimo soggiorno
berlinese, altre leggere soluzioni per una mobilità sostenibile che
potremmo rapidamente mettere in pratica nella nostra città. Se
Arcipelago vorrà ospitarle, ci rivediamo alla prossima puntata.
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