a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

mercoledì 18 maggio 2016

Genova "matrigna" ha divorato la paziente Provincia

Primo bilancio dell'entrata in vigore della città metropolitana che ha sostituito (ma con diverse funzioni e poteri) la provincia. Per ora sono molti i rimpianti rispetto un ente che veniva sentito come a supporto dei comuni, mentre oggi le distanze rispetto al capoluogo sembrano aumentare, complici però le tante carenze dovute al taglio delle risorse per la fornitura dei servizi.

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martedì 10 maggio 2016

Fatte le Città metropolitane, ora bisogna fare i cittadini metropolitani?

Andrea Pasetti, già direttore dell'Urbanistica della Provincia di Genova e rappresentante dell'INU Liguria,  risponde ad un articolo di Giangiacomo Schiavi apparso su Il Corriere della Sera sul tema della città metropolitana invitando ad una maggiore consapevolezza da parte dei media e dei cittadini rispetto ad un tema troppo spesso trattato con superficialità e scarsa considerazione: la città metropolitana resta un tema sconosciuto ai più, rischiando di trasformarsi nell'ennesima occasione mancata, in primis per i suoi cittadini.

di Andrea Pasetti


Strano come i giornali affrontano il tema delle Città metropolitane. Per essere precisi la maggior parte non lo affronta proprio; sembra ignorare che da più di un anno le Città metropolitane sono state istituite anche in Italia, dopo un’attesa di vent’anni, mettendosi al passo con le realtà europee più evolute.
I pochi giornalisti che osano affrontare l’argomento, come Giangiacomo Schiavi in un recente articolo sul “Corriere della sera” pubblicato su questo blog, confessano di non averci capito nulla e in effetti fanno una grande confusione omologando il nuovo Ente a Provincia, Comune o – addirittura – a Città/Stato.
Eppure, per dare un’informazione corretta, basterebbe poco: è sufficiente connettersi ai siti ufficiali delle Città metropolitane per capire che cosa sono e che cosa stanno facendo.
Magari troverebbero spunti per fare degli scoop straordinari: ad esempio che la Città metropolitana di Milano il giorno 11 aprile 2016 ha adottato il proprio Piano strategico e il prossimo giovedì 12 maggio si riunirà il Consiglio per la sua definitiva approvazione, oppure che la Città metropolitana di Genova ha approvato il 10 gennaio 2016 la Variante al Piano denominata Sistemi Territoriali Strategici, creando le basi per dare maggiore efficacia alla localizzazione dei fondi strutturali europei 2014 – 2020, che la Regione Liguria ha programmato senza tenere conto delle finalità e delle funzioni del nuovo Ente.
La disinformazione è totale: si continua a parlare delle Province ormai sostituite dai nuovi Enti metropolitani come se queste fossero ancora operanti e si ignorano i risultati del lavoro già effettuato a livello locale e nazionale anche grazie al contributo di soggetti come ANCI, INU e FORMEZ.
La cosa forse più sorprendente è la mancata reazione da parte dei cittadini metropolitani: la legge Del Rio non ha soltanto riformato l’ordinamento degli Enti locali (bene o male non è questo il punto). Affidando alle Città metropolitane compiti di: cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee, la legge ha anche indicato nuovi diritti per i loro cittadini.
In quanto cittadino metropolitano, residente nelle zone più centrali e congestionate ovvero nelle aree più periferiche e scarsamente insediate, ai sensi della legge vigente ho il sacrosanto diritto di sapere quale sarà il futuro del mio territorio, di avere servizi più efficienti e a minor costo, di assicurare ai miei figli e nipoti contatti con le omologhe Città italiane ed europee per aprire nuove prospettive di conoscenza e lavoro.
Quando cominceremo a svegliarci dal nostro torpore? Quando capiremo che per uscire dal tunnel della crisi dobbiamo unire le forze, uscire dalle nostre piccole e insignificanti beghe quotidiane e trovare una dimensione di area vasta degna della nostra cittadinanza e in grado di risollevare le sorti del paese?
Segnalo,  come elemento positivo, che sono in corso meritevoli tentativi di formare “Comuni di vallata”, con la finalità non solo di avere a disposizione maggiori risorse, ma soprattutto di valorizzare le diversità e di far contare di più i diritti metropolitani dei residenti.

martedì 3 maggio 2016

Grande Milano o fumo negli occhi

Continuano i gridi di allarme circa l'effettiva funzionalità dei nuovi enti, confrontati con la dura realtà fatta di tagli e di scarso potere decisionale effettivo.

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mercoledì 27 aprile 2016

Fontanabuona unita? No dei sindaci.

I sindaci si dicono scettici circa la creazione di una unione di tutti i comuni della Val Fontanabuona, ma sono più possibilisti circa le proposta di creare tre unioni più piccole. Certo è che le sempre maggiori ristrettezze economiche dei piccoli comuni imporranno, prima o poi, delle scelte che faranno perdere ai comuni minori un po' di autonomia decisionale in cambio del mantenimento dei servizi essenziali.

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lunedì 25 aprile 2016

Città Metropolitana di Genova:10 idee per il nuovo piano metropolitano



Così come prevede la legge Delrio[1], le città metropolitane sono chiamate, sui temi di loro competenza, a fornire una visione strategica dello sviluppo territoriale, e naturalmente la pianificazione costituisce uno dei principali strumenti per orientare correttamente tale sviluppo. La città metropolitana di Genova, che nasce dall’ex Provincia, sta da tempo riflettendo sui temi dell’area vasta e lavorando alla bozza di Piano Territoriale Generale, riprendendo per questo molti degli aspetti già analizzati nel progetto di Piano Territoriale che, causa la soppressione della Provincia, è entrato in vigore nel periodo del commissariamento dell’Ente.



L’entrata in vigore della Città metropolitana ha dato un nuovo impulso alla elaborazione dei temi che la caratterizzano, e sulla scorta delle analisi precedentemente condotte sono state prodotte delle Linee Guida che si propongono di orientare le scelte del redigendo Piano Territoriale Generale, il quale deve contenere indicazioni strategiche inerenti lo sviluppo socio-economico della Città metropolitana: la cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; la promozione e la gestione  integrata  dei  servizi,  delle infrastrutture e delle  reti  di  comunicazione  di  interesse  della città metropolitana; la cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello,  ivi  comprese  quelle  con  le  città  e  le  aree metropolitane europee.



Sono compiti più specifici rispetto a quelli del piano territoriale provinciale, che si poneva ad un livello intermedio tra quello regionale e quello comunale: questo nuovo piano ha una diversa natura poiché si occupa solo di alcuni aspetti, definiti strategici, e su di essi la città metropolitana deve concentrarsi per conseguire i suoi particolari obiettivi.



Il piano territoriale metropolitano, inoltre, deve definire i propri obiettivi in accordo con le indicazioni dello Statuto e perseguire l’obiettivo dello sviluppo sostenibile e del contenimento del consumo di suolo[2].



Le 10 idee per il Piano[3]:

1. L’area metropolitana di Genova è la “porta dell’Europa”. Il Piano come strumento per rafforzare il ruolo della CM di Genova nella rete delle città metropolitane italiane e delle grandi città europee.



2. Un “progetto di territorio” unitario e condiviso. Il Piano deve rafforzare il senso di appartenenza alla comunità metropolitana. Regole semplici e norme omogenee.



3. Gli ambiti territoriali sono il luogo della rappresentatività e della concertazione dei Comuni singoli e associati.



4. I “Sistemi strategici” sono territori connotati da problematiche complesse e intersettoriali da affrontare con “progetti integrati” e rappresentano una priorità per il rilancio dell’area metropolitana.



5. Il suolo è una risorsa preziosa e irriproducibile da valorizzare e tramandare alle generazioni future. Il piano rafforza la città costruita e favorisce la rigenerazione urbana.



6. La sicurezza del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico come pre-condizione per le scelte del piano. Il piano è lo strumento per favorire l’integrazione fra le componenti ambientali – morfologiche, naturalistiche, idrogeologiche - e le componenti territoriali attraverso indirizzi per la pianificazione urbanistica.



7. Il rilancio economico sostenibile. Un piano “forte” a sostegno delle attività produttive di area vasta, in sinergia con la rete delle associazioni di categoria delle città metropolitane, in una logica di partnership pubblico-privato: istituzioni, imprenditoria, università e terzo settore.



8. Le reti infrastrutturali fisiche e virtuali sono determinanti per lo sviluppo economico, le relazioni, la coesione sociale del territorio metropolitano.



9. La funzionalità della rete ecologica metropolitana e delle reti dei servizi pubblici, dei beni culturali, storici, paesaggistici ed ambientali sono il fondamento per innalzare la qualità della vita e l’attrattività del territorio metropolitano.



10. Le “zone omogenee” sono gli strumenti per organizzare e gestire in modo efficiente i servizi territoriali. Il Piano definisce i criteri per l’individuazione di tali zone omogenee.





[1] pianificazione territoriale generale metropolitana (comma 44, lett b, art. 1 unico della legge 56/14) e pianificazione territoriale di coordinamento nonché tutela e valorizzazione dell´ambiente, per gli aspetti di competenza (comma 85, lett a, art. 1 unico della legge 56/14).


[2] Statuto CMG, Art, 10 comma 2: “Il piano territoriale metropolitano persegue l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, orientato al potenziamento e alla valorizzazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità pubblica, alla rigenerazione dei tessuti edificati, al potenziamento e alla riqualificazione dei servizi e degli spazi pubblici, alla costruzione della rete ecologica metropolitana, alla valorizzazione e tutela del sistema agricolo, dei suoli liberi e dei beni paesistici. In particolare, il piano territoriale metropolitano, in linea con le indicazioni comunitarie, considera il suolo una risorsa finita e irriproducibile; in base a tale principio orienta le proprie politiche territoriali.”



[3] Approvate il 22 aprile 2015 dal Consiglio Metropolitano



venerdì 22 aprile 2016

Dalla riviera alle valli: ecco i "super comuni". L'unione fa la forza

La proposta di un comitato di cittadini dell'entroterra genovese che propone di creare una unione di comuni estesa all'intera Fontanabuona, con l'obiettivo di ottenere maggiori finanziamenti e creare le condizioni per rilanciare i servizi e l'economia della valle.

domenica 27 marzo 2016

Città metropolitana di Genova: eppur si muove



A un anno dalla sua istituzione, la Città metropolitana di Genova sta ancora muovendo i suoi primi passi. Diversamente da altre città metropolitane, che hanno visto svilupparsi un dibattito piuttosto vivace promosso dalle Amministrazioni e coinvolgente cittadini, associazioni di categoria, operatori culturali, a Genova il tema della città metropolitana è vissuto alquanto sottotraccia, se si escludono alcuni pur interessanti convegni organizzati da quotidiani locali e associazioni di categoria. I piccoli comuni, abituati ormai ad un rapporto stretto e piuttosto vantaggioso con la Provincia in termini di servizi erogati (strade, scuole superiori, ecc.) hanno paventato minori attenzioni da parte del capoluogo “pigliatutto” mentre il capoluogo, forse anche in conseguenza di questo “sentiment” si è mosso con una grande circospezione e con gesti felpatissimi nel tentativo di dissipare i timori campanilistici. Proseguono i lavori per mettere a punto il Piano Territoriale Generale.

Chiariamo intanto che la Città metropolitana non è la Provincia con un nome diverso: la legge 56/14[1] indica nello sviluppo strategico del territorio (basato su un certo numero di funzioni fondamentali[2]) la sua finalità principale, utilizzando quale strumento il piano territoriale strategico da costruirsi seguendo le modalità tipiche di questo tipo di piani.

Il 22 aprile 2015 il Consiglio Metropolitano ha approvato le 10 Linee Guida da porre a fondamento del Piano Territoriale Generale (PTG) attualmente in elaborazione.
In esse l’area metropolitana di Genova è definita quale “porta dell’Europa” e si apre a possibili sinergie con le altre città metropolitane italiane ed europee nel campo della logistica e delle reti infrastrutturali, traguardando uno sviluppo sostenibile, intelligente e solidale. Il territorio è stato coinvolto mediante incontri pubblici articolati su tutto il territorio della città metropolitana che si sono svolti nel mese di giugno, e hanno evidenziato alcune tematiche quali la necessità, in primis, di preservare il territorio dal dissesto idrogeologico per poter poi procedere allo sviluppo di strategie comuni.
Tutti i Comuni sono chiamati a prestare un impegno forte e condiviso per dare vita ad una visione collettiva della città metropolitana, che sappia offrire un reale senso di appartenenza ai propri cittadini, “oltre che un nuovo e più evoluto assetto territoriale, fondato sulla valorizzazione e la tutela del territorio e il suo sviluppo economico e sociale sostenibile.”[3]
 
Una prima riflessione sulla pianificazione strategica era stata avviata e sviluppata dalla amministrazione provinciale, che aveva prodotto, nel 2012, una proposta di piano territoriale di coordinamento contenente l’individuazione di specifici ambiti territoriali[4] dove incentivare innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo, green economy, turismo, ecc.
La legge 56 ha introdotto le zone omogenee[5] per meglio articolare lo svolgimento di determinate funzioni sul territorio della città metropolitana, risultando così in pieno accordo con le riflessioni fatte in precedenza, che sono state per questo riproposte al Consiglio Metropolitano quale base di riflessione in vista della stesura del nuovo Piano Territoriale Generale.

Il 20 gennaio 2016 il Consiglio Metropolitano ha approvato l'individuazione di cinque Sistemi Territoriali al fine di attuare una efficace pianificazione urbanistica coordinata e basata su temi di rilevanza strategica. Esso sono, in particolare, il ‘Corridoio appenninico centrale’ (area centrale genovese e valli Polcevera e Scrivia), il ‘Sistema Produttivo Orientale’(valli Fontanabuona, Entella e Petronio), il ‘Sistema policentrico del Polcevera’ (area genovese e Val Polcevera), i ‘Sistemi delle riviere’ (riviere di ponente e levante) e i ‘Sistemi rurali dell’Appennino’ (valli interne Stura, Scrivia, Trebbia e Aveto).
Per ogni sistema sono stati individuati obiettivi e azioni di rilievo sovra-comunale allo scopo di valorizzare le risorse ambientali ed economiche, nonché di tutelare i valori fisici, naturali e culturali del territorio.

I cinque sistemi  costituiscono una variante al Piano Territoriale di Coordinamento attualmente vigente e anticipano una delle 10 idee contenute nelle ‘linee guida’ per il Piano Territoriale Generale della Città metropolitana approvate dal consiglio metropolitano nell’aprile 2015. La stesura finale della variante ha tenuto conto delle prescrizioni formulate dalla Regione Liguria durante l’iter di approvazione, anche sotto il profilo della valutazione ambientale, nonché dei contributi pervenuti dai Comuni e dagli altri Enti coinvolti nel processo di partecipazione.


[1] Art. 1 comma 2
[2] la cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; la promozione e la gestione  integrata  dei  servizi,  delle infrastrutture e delle  reti  di  comunicazione  di  interesse  della citta' metropolitana; la cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello,  ivi  comprese  quelle  con  le  citta'  e  le  aree metropolitane europee.
[3] M. Doria, sindaco metropolitano di Genova
[4] Riviera a ponente, Stura, Area centrale genovese, Scrivia, Trebbia,Paradiso, Riviera del Tigullio, Fontanabuona, Aveto-Graveglia-Sturla
[5] Art. 1 comma 11 lettera c

venerdì 25 marzo 2016

Entella, un polo strategico nell’area metropolitana genovese

Spesso i comuni, per seguire particolarismi e campanilismi, rischiano di perdere di vista l'occasione che potrebbe costituire il fare parte a pieno titolo di una città metropolitana, mentre i problemi irrisolti si trascinano e minacciano un possibile sviluppo alternativo, relegando i territori ad una definitiva marginalità.

di Andrea Pasetti*

Nella piana del fiume Entella la Città metropolitana di Genova si gioca molto del proprio futuro.
Forse a qualcuno questa affermazione sembra eccessiva? Qualcun altro pensa che sono i cittadini ed i Comuni dell’Entella a doversi occupare dei loro problemi, senza “interferenze esterne”?
La realtà è che la dimensione metropolitana offre straordinarie opportunità di sviluppo ma deve esprimere ancora le sue potenzialità e resta quindi ai margini del dibattito politico e delle notizie dei media. I cittadini e le comunità locali che ne fanno parte, sia nelle aree più urbanizzate del Capoluogo e della fascia costiera, sia nelle valli interne e sui rilievi montani, continuano a pensarsi come entità separate e assistono, sempre più sgomenti, al progressivo decadimento sociale ed economico. Dobbiamo rapidamente renderci conto che l’unica possibilità per uscire dal declino è compiere un salto di scala che ci faccia partecipare ai processi di sviluppo di livello europeo.
Veniamo quindi all’area dell’Entella; cinque Comuni metropolitani: Chiavari, Lavagna, Cogorno, Carasco e Leivi condividono problemi e opportunità nello stesso pezzo di territorio e sono da tempo alla ricerca di soluzioni e prospettive d’azione che mettano tutti d’accordo.

venerdì 18 marzo 2016

Agenzia dei Trasporti, il presidente si dimette: impossibile lavorare

Nonostante la legge regionale approvata nel 2014 sancisca la creazione dell'Agenzia dei Trasporti, non c'è stata nessuna reale intenzione di farla funzionare. Enotarpi è il secondo presidente che si dimette dopo pochi mesi dalla nomina dalla presidenza dell'Agenzia: prima di lui lo ha fatto Enzo Amabile, con motivazioni praticamente identiche. L'Agenzia è un guscio vuoto che non si è mai davvero voluto far funzionare, forse per non togliere potere alle varie lobbies che si muovono attorno alla importante partita del trasporto pubblico regionale. La Regione è come al solito passiva (nella migliore delle ipotesi) e lascia che tutto resti com'è, nella prospettiva di un peggioramento del servizio dovuto alla scarsità delle risorse ed a un loro uso poco efficiente.

venerdì 11 marzo 2016

lunedì 7 marzo 2016

giovedì 3 marzo 2016