Abbiamo già analizzato in un
precedente articolo[1]
alcuni dati macro-economici che mostrano, piuttosto inequivocabilmente, la
perdita di attrattività che il territorio sta attraversando
specie negli ultimi anni. In questo articolo affronteremo l’analisi delle cause di questo
fenomeno, e la conseguente proposta di provvedimenti atti ad invertire la
rotta, per tornare sulla via dello sviluppo e della crescita.
Non uno sviluppo ed una crescita
“pur che sia”, è bene precisarlo sin da ora: la fragilità del nostro territorio
ed, insieme, il suo altissimo valore devono essere il punto di partenza per
questa che definirei una vera e propria rinascita: economica, sociale e
culturale.
Ecco, si dirà, le solite frasi
fatte, i soliti bei discorsi ambientalisti per anime belle ma poco avvezze a
ragionare di economia: niente affatto, e queste poche righe si propongono di
dimostrare come il rispetto dell’ambiente e la sua corretta valorizzazione
siano uno dei tasselli fondamentali per il rilancio economico della regione
metropolitana genovese.
Il calo demografico: causa o effetto della crisi?
Indubbiamente il calo
dell’occupazione che si è registrato negli ultimi anni e il parallelo aumento
degli inattivi ha avuto un effetti rilevante sull’evoluzione della popolazione.
La diminuzione di occasioni
lavorative ha spinto molti giovani (spesso con alti livelli di formazione e di
professionalità) ad emigrare verso altre regioni e nazioni, dove hanno fondato
nuove famiglie e trasferito i propri interessi economici.
Analizzando le cancellazioni di residenze in provincia di Genova per trasferimenti all’estero (escludendo quindi i trasferimenti interni all’Italia) si vede chiaramente un aumento di emigrazioni specie dal 2011[2].
Questo fenomeno (che riguarda
tanto gli italiani, quanto cittadini stranieri già immigrati in Italia) costituisce
un grave impoverimento del tessuto socio-economico, che non a caso si ritrova
oggi composto, per una parte addirittura preponderante, da soggetti inattivi
(anziani + “scoraggiati”, ossia soggetti potenzialmente attivi ma non inscritti
nelle liste di collocamento): essi rappresentano infatti il 113,5% degli
occupati. Vero è che gli “scoraggiati” sono un gruppo assai numeroso, essendo
oltre 170mila. Esso è composto soprattutto di donne e di giovani con bassa
scolarità per i quali occorre saper elaborare percorsi professionalizzanti in
funzione degli orientamenti di sviluppo economico che devono saper guidare il
territorio genovese fuori della “palude” in cui si trova attualmente.
Analizzando congiuntamente i
diversi fenomeni (saldi naturali negativi, emigrazione dei lavoratori più
qualificati, prevalenza degli inattivi sugli occupati, consistenza del fenomeno
degli “scoraggiati”) appare chiaro, a questo punto, come il calo demografico si
configuri anche quale causa dell’aggravarsi della crisi economica perché
esaspera il depauperamento delle energie nuove e vitali costituite da forze
lavoro nel pieno delle loro potenzialità, che non trovando sbocchi adeguati
sono costrette all’emigrazione, privando il territorio di origine di importanti
fonti di reddito (fiscalità locale, consumi e indotto per servizi).
C’è una vera e propria ipoteca
generazionale sul futuro che, se non adeguatamente corretta, rischia di mettere
l’intero territorio provinciale sui binari di un declino difficilmente
arrestabile, con serie conseguenze a livello dei servizi garantiti ad una
popolazione sempre più anziana e bisognosa.
Contrastare il declino, far ripartire lo sviluppo
La Liguria e la provincia di
Genova hanno beneficiato, in passato, di un consistente sviluppo economico
basato principalmente sull’industria manifatturiera, sulla logistica e
sull’edilizia. Con il progressivo declino di questo modello, che insieme ai
benefici ha causato anche un notevole degrado del territorio, è giunto il
momento di percorrere vie nuove e paradossalmente le difficoltà che si
registrano attualmente possono essere la molla verso il necessario cambiamento.
In Liguria la produttività del
lavoro nelle PMI resta sempre ben al di sotto del dato relativo al Nord-Ovest e
solo recentemente supera il dato medio nazionale; anche l’indicatore ligure di
intensità di accumulazione del capitale è al di sotto di quelli registrati
negli aggregati di riferimento e tale distanza tende a crescere[3].
In complesso la Liguria presenta
specie tra i giovani una elevata scolarità e, rispetto alla media nazionale,
una alta percentuale di laureati, che tuttavia non trovano un adeguato impiego
nelle aziende locali.
Questo è dovuto in buona parte
alle caratteristiche delle aziende liguri, che sono in gran parte di ridotta
dimensione. La frammentazione del tessuto produttivo rende difficile l’attività
di trasferimento tecnologico tramite l’adozione di reti di impresa. La progressiva
riduzione dei finanziamenti per la ricerca provoca conseguenze negative anche
su tutte le altre attività (innovazione, trasferimento tecnologico, formazione)
con conseguente perdita di competitività rispetto alle imprese di altre regioni
o anche di paesi stranieri.
E’ chiaro che rimettere in
connessione la parte più giovane e vitale delle forze lavoro con l’economia
reale è una assoluta priorità per rimettere in equilibrio la “bilancia”
socio-economica.
Ancora una volta, il tema
dell’attrattività territoriale è “il” tema per eccellenza poiché non si tratta
solo di attirare imprese per creare ricchezza indifferenziata, quanto piuttosto
creare le condizioni per la ripresa della dinamica socio-economica a livello
territoriale.
Territorio e ambiente: un ruolo
primario
Uno degli aspetti certo più attrattivi della Provincia di Genova è
costituito dalla elevata qualità ambientale che, nonostante i molti attacchi
subiti negli anni, ancora può vantare. Ricchezza di panorami (di mare, di
collina, di montagna), di aree verdi, di aree naturali protette e di boschi a
pochi chilometri dalla costa, disponibilità crescente di prodotti locali, elevata
concentrazione di località turistiche e la presenza di una grande città d’arte.
La Liguria è una delle regioni più ricche di vegetazione (prima in Italia per
superficie boscata) e presenta una varietà di ambienti davvero sorprendente. La
sua configurazione montagnosa tuttavia non consente, specie in provincia di
Genova, lo sviluppo di una agricoltura sufficientemente remunerativa per una significativa
incidenza diretta sull’economia locale. Un tipo di agricoltura “industriale”,
del resto, non sembrerebbe neppure troppo auspicabile se applicata alla
fragilità del nostro territorio, in quanto necessiterebbe di infrastrutture
piuttosto pesanti (nuove viabilità, nuove costruzioni e attrezzature, ecc.).
Questo
non significa tuttavia che le attività agricole non siano importanti, poiché la
corretta gestione del territorio è una condizione indispensabile a preservare
il “substrato” ambientale che costituisce uno dei punti di forza
dell’attrattività territoriale. Non sarà quindi l’attività agricola di tipo
“estensivo” il modello da adottarsi nell’area genovese, quanto un mosaico di
colture e produzioni di nicchia e di qualità, di attività artigianali e agroturistiche
(che di fatto sono in notevole espansione), di valorizzazione di una cultura
dell’abitare e del presidio del suolo per prevenire i dissesti indotti dalla
mancanza di manutenzione a terrazzamenti e corsi d’acqua.
Un reticolo insieme
produttivo e protettivo, steso a maglie ora più fitte ora più larghe su tutto
il territorio rurale e periurbano per preservarne la qualità paesistica e
sociale e dove gli antichi percorsi, i paesi, i borghi grazie alle recenti
tecnologie tornano a nuova vita e si fanno conoscere in tutto il mondo al pari
delle località costiere. Non mancano esempi interessanti, piccole aziende di
produzione, vendita diretta e accoglienza turistica, ubicate nelle vallate
dell’entroterra che anche grazie all’uso accorto della rete hanno acquisito
notorietà e clientela da tutto il mondo. La tutela dell’identità locale diventa
così un elemento in grado di dare valore aggiunto all’offerta commerciale che,
se avesse puntato esclusivamente sui parametri del prezzo e delle quantità,
sarebbe stata indubbiamente perdente nei confronti delle produzioni di massa.
Attirare aziende innovative, ad
alto valore aggiunto
La qualità del contesto territoriale è naturalmente un punto di forza
anche delle città costiere che si presentano particolarmente attrattive, almeno
potenzialmente, per insediarvi attività produttive a basso impatto ambientale
ma ad alto valore aggiunto: si pensi ad esempio alle industrie high tech, o ai centri di ricerca
avanzata, che necessitano prevalentemente di infrastrutture di rete, e non
generando forme di inquinamento atmosferico sono insediabili nel tessuto
edilizio, anche storico, di una città.
Occorre saper attirare aziende di questo
tipo, che dovendo competere anche a livello internazionale utilizzano spesso
quale leva per assicurarsi i talenti migliori l’essere ubicate in luoghi
piacevoli e ricchi di attrattive: si pensi all’ormai celebre esempio di Sophia
Antipolis in Costa Azzurra, o anche alla Silicon Valley in California.
Aziende innovative che fanno ricerca, producono beni ad alto valore
aggiunto, non impattano sull’ambiente e, cosa assai importante, assumono
giovani altamente qualificati, che saranno invogliati a insediare qui le famiglie
e i propri interessi economici, portando indotto ai commerci e ai servizi
locali, contribuendo positivamente alle casse locali degli Enti Amministrativi,
riequilibrando almeno in parte la piramide delle età. Certo, per ottenere
questi risultati occorre elevare, e di molto, anche gli standard relativi ai
servizi offerti in primis dalla PA e poi dalle aziende locali, che come abbiamo
visto soffrono di una certa arretratezza, ma che possono essere stimolate ad
evolversi verso modelli più rispondenti alle nuove esigenze ed opportunità.
Edilizia: recupero
dell’esistente e riqualificazione energetica degli edifici
Saper preservare l’ambiente e la qualità della vita del nostro
territorio per attirare nuove attività produttive con esso compatibili e i relativi
occupati significa anche rilanciare le attività edilizie per restaurare centri
storici e riqualificare le periferie. Gli incentivi fiscali ad oggi in vigore
per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici hanno
contribuito ad un certo rilancio del settore dell’edilizia, ma la limitatezza
temporale di tali incentivi costituisce un freno ad una ripresa di più lungo
respiro. Sarebbe opportuno per questo prorogare per almeno 10 anni tali misure.
Il settore delle ristrutturazioni meriterebbe una attenzione
particolare anche dal punto di vista della formazione degli operatori edili, che
si trovano spesso a lavorare in aziende poco strutturate e poco avanzate dal
punto di vista delle tecnologie costruttive adottate. Questo spiega forse anche
il motivo per cui sono spesso aziende provenienti da altre regioni ad ottenere gli
appalti più importanti, mentre le aziende locali languono o chiudono.
Il turismo, un settore in
crescita
Il settore del turismo è quello che per primo ha saputo capire e
valorizzare le potenzialità ambientali del territorio genovese, inizialmente
nelle località costiere e ora anche nel capoluogo, che è oggi considerato a
tutti gli effetti una delle più importanti città d’arte italiane.
Qui come negli altri casi considerati, la tutela dell’ambiente è un
presupposto fondativo il cui significato si è ampliato nel tempo fino a comprendere
la tutela e la valorizzazione di quello che potremmo chiamare uno stile di vita
che fa del gusto per i centri storici e il territorio “naturale”, l’ambiente
rilassato e a misura d’uomo, la cultura, l’eno-gastronomia e le specialità
locali, il commercio e l’artigianato un marchio sempre più apprezzato in Italia
ma soprattutto all’estero.
E’ importante per questo proseguire nell’evoluzione delle modalità di
promozione e di accoglienza dei visitatori, estendendo i servizi in tal senso
all’intero arco dell’anno, sfruttando il clima favorevole e promuovendo la
creazione di eventi, grandi e piccoli, capaci di mettere in moto la filiera
turistica nel suo insieme.
Così facendo, il pur fondamentale comparto balneare verrebbe integrato
e completato da una offerta turistica a tutto tondo, che dovrebbe sviluppare
importanti sinergie tra costa ed entroterra, molto apprezzato dai turisti per
la concomitanza del mare e dei monti, che permette di cogliere molteplici
esperienze di viaggio.
Servizi alle famiglie e agli
anziani
Un altro settore importante è quello che concerne i servizi ed i
prodotti rivolti in particolare agli anziani, che costituiscono e costituiranno
ancora, per lungo tempo, una porzione molto significativa della popolazione[4].
In questo settore, attualmente in pieno sviluppo, possono trovare utile impiego
o avviare una impresa di servizi molti degli attuali inattivi, dopo aver
seguito appositi percorsi professionalizzanti.
Non sono tuttavia da trascurare le molte potenzialità costituite da
coloro che, godendo di buona salute, sono ancora in grado di trascorrere una
terza età attiva, fruendo di servizi di vario genere (divertimento, viaggi, cultura,
ecc.).
In effetti, c’è spazio per elaborare proposte innovative di servizi
agli anziani, che possono essere molto varie ed interessare diversi campi di
attività che vanno a comporre un’area di business del tutto nuova, ossia un
insieme di possibilità di fare impresa che possono combinarsi variamente in
relazione agli obiettivi, alle condizioni di partenza dell’aspirante
imprenditore e al mercato locale in cui si propone. La provincia di Genova si
candida ad essere, da questo punto di vista, un campo d’azione privilegiato.
Infrastrutture: riconnettere e
dare efficienza alla rete
Essere connessi con i flussi, siano essi fisici o immateriali, è
l’imperativo delle economie contemporanee, che dal grado di connessione
misurano la loro capacità di reazione agli stimoli provenienti dal mondo
esterno. La rete annulla le distanze e le informazioni circolano in pochi
istanti da un capo all’altro della terra, facendo conoscere luoghi, prodotti,
stili di vita. Queste nuove infrastrutture sono indispensabili per poter affrontare
da protagonisti la sfida economica mondiale, che è la scala alla quale anche i
più piccoli produttori sono oggi chiamati a misurarsi.
Naturalmente anche le infrastrutture fisiche restano fondamentali, per
far viaggiare merci e persone. Da questo punto di vista, la Liguria presenta
una dotazione infrastrutturale che la pone ai vertici nazionali: la Liguria è
la regione che in assoluto presenta il più alto indice di densità delle strade
rispetto alla superficie con un valore pari a 96,53. Particolarmente alto è
anche l’indice della densità di autostrade: in essa passano ben 6 tratte
autostradali. La Liguria è anche tra le regioni che presentano una più cospicua
presenza di linee ferroviarie, avendo una estensione di linee in rapporto alla
superficie pari a 9,22. Essa presenta anche la migliore qualità della rete
perché ha un livello di elettrificazione del 97%.[5] A
tutto ciò si deve aggiungere la formidabile dotazione portuale che pone la
regione ai vertici nazionali ed europei tanto nel campo delle merci quanto in
quello dei passeggeri (crociere, traghetti). Settore, questo dei passeggeri,
che possiede molte potenzialità non solo a favore dei capoluoghi, ma anche per
le riviere e l’entroterra.
Uno sviluppo territoriale come quello che vorremmo proporre in queste
brevi note richiede tuttavia un ulteriore sforzo di messa a sistema delle varie
modalità di trasporto e di servizi offerti a tutte le categorie di utenti, per realizzare,
anche in questo campo, una migliore attrattività. L’estensione della banda
larga a tutto il territorio, da un lato, ed una più efficiente gestione della
mobilità, dall’altra, sono due aspetti di fondamentale importanza da affrontare
nell’immediato futuro.
[1] Cfr. La
Provincia di Genova e l’attrattività territoriale: una missione impossibile?
[2]
Dati Istat
[3]
Cfr.: Piano triennale regionale
dell’istruzione, della formazione e del lavoro 2010-2012 (Regione Liguria)
[4] Gli over 65 sono il 27% della popolazione della
provincia di Genova nel 2012, contro il 21% del resto d’Italia
[5]
Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia – Uniontrasporti 2011. Si
veda anche “Indice infrastrutturale nelle regioni italiane” Istituto
Tagliacarne - 2002
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