Nonostante le difficoltà, il DDL Delrio attualmente all'esame del Senato procede nel suo iter, e il 1 gennaio 2015 è la nuova data di entrata a regime delle città metropolitane. Oggi più che mai è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutti gli enti territoriali per cogliere le opportunità offerte dai finanziamenti europei che, per il periodo 2014-2020, avranno come obiettivo privilegiato proprio le aree metropolitane.
di Andrea Pasetti*
Il 13 marzo scorso, alle ore 11,
è scaduto il termine per la presentazione, presso la prima Commissione Affari
Costituzionali del Senato, di sub emendamenti al testo del DDL 1212 (legge Del
Rio), con gli emendamenti già recepiti dal Relatore, relativo alla nuova
disciplina sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di
Comuni.
Si sta quindi concludendo il
lavoro della Commissione e, come affermato dal sottosegretario Pizzetti nella
riunione della Commissione del 11 marzo, sembra che “sia possibile approvare quanto prima il provvedimento, a cui il
Governo attribuisce particolare importanza”.
Il lavoro svolto dalla
Commissione del Senato ha prodotto un testo del DDL che, pur confermando
l’impostazione originale della versione già approvata dalla Camera, introduce
alcuni miglioramenti e precisa soprattutto le tappe del percorso che porterà
alla piena e definitiva funzionalità della Città metropolitana alla scadenza
del 1 gennaio 2015.
Nel rinviare alla pagina web del
Senato http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede_v3/Ddliter/rss/43688.xml per la
documentazione completa dei lavori della Commissione, si riportano qui di
seguito le scadenze previste dal DDL:
- Data di entrata in vigore della legge: sono costituite le Città metropolitane nel territorio delle Province omonime;
- Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge si forma il comitato istitutivo della Città metropolitana presieduto dal Sindaco del Comune capoluogo, e partecipato dal Presidente della Provincia o dal Commissario straordinario, dal Presidente della Regione (o loro delegati), nonché dal Sindaco di uno dei Comuni della Città metropolitana eletto da un’Assemblea dei Sindaci; contestualmente si elegge una Conferenza Statutaria per la redazione di una proposta di Statuto, da redigere entro il 30 settembre 2014;
- Entro il 1 luglio 2014 il comitato istitutivo predispone atti preparatori e studi per la transizione al nuovo Ente;
- Entro il 1 luglio 2014 sono prorogati gli organi provinciali in carica alla data di entrata in vigore della legge, ivi comprese le gestioni commissariali;
- Il 1 luglio 2014 le Città metropolitane subentrano alle Province, gestendone le funzioni in regime transitorio; fino al 30 settembre 2014 il comitato istitutivo subentra temporaneamente agli organi della Provincia e il Sindaco del Comune capoluogo assume la rappresentanza legale dell’Ente; entro il 30 settembre 2014 si svolgono le elezioni del Consiglio metropolitano e si insedia la Conferenza metropolitana;
- Il 1 ottobre 2014 il comitato istitutivo è soppresso e la Città metropolitana opera con i propri organi;
- Entro il 31 dicembre 2014 la Città metropolitana approva lo Statuto e dal 1 gennaio 2015 opera nella pienezza delle sue funzioni.
Come si vede, il timing previsto
dal DDL è molto stringente, e l’unica incognita riguarda la data di partenza
dell’intero meccanismo. Riguardo ai tempi di approvazione della legge ritengo
che sia per tutti evidente come l’attuale Governo nazionale stia giocando le
proprie carte proprio sulla forte accelerazione dei tempi della politica e non
penso quindi che si dovrà attendere a lungo.
D’altra parte, se vogliamo
mantenere qualche chance per arrestare il declino del nostro territorio e
rilanciare le politiche di sviluppo, l’accelerazione è davvero necessaria:
siamo ormai in piena fase di programmazione dei fondi strutturali 2014 – 2020,
per la quale, secondo l’impostazione europea e nazionale, le Città
metropolitane dovrebbero svolgere un ruolo di assoluto rilievo, e non c’è
quindi tempo da perdere.
Sarebbe necessario, a questo
proposito, che le Regioni impostassero i loro POR sulla base di una forte
concertazione con i soggetti che dovranno gestire le nuove realtà metropolitane,
evitando di impegnare tutti i fondi, con una specie di “egoismo istituzionale”,
secondo una vecchia logica di programmazione per singoli interventi, slegati da
una previsione strategica di assetto del territorio.
Tra le funzioni fondamentali
attribuite alle Città metropolitane ai sensi dell’art. 117, secondo comma,
lettera p) della Costituzione (si tratta quindi di funzioni di esclusiva
competenza del nuovo Ente), il testo emendato del DDL 1212 prevede
esplicitamente, oltre alla pianificazione territoriale generale, l’adozione e
l’aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio
metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l’ente e per l’esercizio
delle funzioni dei Comuni e delle Unioni dei Comuni compresi nell’area metropolitana.
E’ quindi in capo a questi
soggetti il ruolo di connettere l’assetto del territorio con il rilancio dello
sviluppo economico, che comprende ovviamente oltre alla creazione di
opportunità per l’insediamento di attività produttive anche azioni di tutela
dei valori ambientali, paesaggistici ed insediativi, all’interno di un
complessivo “progetto di territorio” dell’intera area metropolitana.
E’ in grado l’area metropolitana
genovese di far fronte alle scadenze previste dalla legge e soprattutto ai nuovi
impegnativi compiti che la nascita del nuovo Ente comporta?
Si deve rilevare che altre
future Città metropolitane (ad esempio: Milano, Venezia, Napoli e altre città
del meridione) hanno da tempo promosso rilevanti attività comunicative sulla
formazione del nuovo Ente e sulle tematiche connesse alle nuove funzioni,
mentre sotto questi profili la realtà genovese appare meno presente.
Nella realtà, forse secondo un
costume tipico del carattere locale che non ama l’apparenza, ma bada al sodo,
la futura Città metropolitana genovese può vantare risultati che altre non
hanno: in particolare tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, tra i Comuni e
la Provincia era stata già concordata una bozza di Statuto e di regolamenti
attuativi, che possono costituire un’ottima base per definire in tempi brevi la
versione definitiva di tali strumenti.
Infine vorrei ricordare il
progetto di Piano Territoriale di Coordinamento provinciale PTCp 2020, che era
stato predisposto come variante di aggiornamento del vigente Piano provinciale
senza poter assumere efficacia amministrativa, prevedeva già un assetto del
territorio configurato su misura della futura realtà metropolitana. A tale
documento hanno poi fatto seguito attività di approfondimento dei temi del
Piano dell’area metropolitana che hanno prodotto una “Proposta per l’assetto
del territorio della Città metropolitana di Genova” in data 2 gennaio 2013, ed
una successiva elaborazione, a seguito di un convegno che si è svolto il 25 giugno 2013, con un documento conclusivo del “Percorso di approfondimento /tavola rotonda sul Piano territoriale generale della Città metropolitana”.
Gli addetti ai lavori sono
quindi già pronti al varo del nuovo Ente, la cui formazione costituisce una
grande opportunità per il futuro dell’intero territorio di area metropolitana
in una dimensione nazionale ed internazionale; la speranza, secondo un recente
slogan, è che sia la “svolta buona”!
*Arch. Andrea Pasetti, Direttore Pianificazione Generale e di
Bacino
Provincia
di Genova
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