a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

martedì 24 settembre 2013

Genova, Città Metropolitana: la questione dei confini amministrativi attraverso alcuni studi messi a confronto

I confini amministrativi di Genova hanno subito negli anni diversi cambiamenti, anche molto importanti. Dal 2014 la nascita della Città Metropolitana porterà un nuovo, significativo cambiamento dei confini amministrativi della città di Genova, che si estenderanno fino a comprendere tutta la Provincia. 
Ma la questione della delimitazione di un'area metropolitana non si può ridurre ad una meccanica trasposizione dei confini provinciali. Questo articolo si propone di fare una ricognizione di alcune proposte avanzate negli anni passati per individuare i territori che, dal punto di vista demografico e delle relazioni socio-economiche, sono quelli che possono concretamente dirsi facenti parte dell'area metropolitana di Genova: come si vedrà, praticamente mai essi coincidono con la totalità del territorio della Provincia, mentre in alcuni casi le relazioni territoriali travalicano gli stessi confini provinciali e regionali.
di Sonia Zarino

Dal 1 gennaio 2014 la Provincia di Genova cesserà di esistere, ed al suo posto, con gli stessi confini amministrativi, nascerà la Città Metropolitana. Tale scelta è dovuta, come ben sappiamo, più ad una esigenza di fare cassa, riducendo le spese per gli Enti locali, piuttosto che ad una volontà di riordino strategico del territorio, adattando competenze e funzioni alle reali necessità di ridare competitività e slancio allo sviluppo economico.

Ecco quindi la scelta di confermare per la città metropolitana gli stessi confini della provincia. Ma è questa l’unica scelta possibile? Non sarebbe forse opportuno cogliere questa occasione della formazione delle città Metropolitane per svolgere una contemporanea riflessione sulla loro valenza territoriale, non riducendo quindi la loro nascita ad una pura misura economico-burocratica?
Da questo punto di vista, la definizione dei confini amministrativi della Città Metropolitana dovrebbe essere la conseguenza di una analisi urbanistica in grado di tenere conto di molti fattori: geografici, economici, tecnologici, socio-politici, ecc. che sono sicuramente molto diversi rispetto all’epoca in cui furono varati i confini provinciali. 

Genova, Grande Genova, Città Metropolitana
La questione dei confini  di un’area metropolitana è tra le più difficili da affrontare, ma nello stesso tempo si pone come una necessità basilare per poter procedere con le attività di pianificazione e di gestione.
I confini usati per la definizione amministrativa di una città corrispondono molto raramente alle reali dimensioni dei fenomeni urbani riguardanti l’area di riferimento, che sono normalmente mutevoli nel tempo e tendono ad interessare porzioni differenti e più o meno ampie di territori anche in base alla loro varia natura.

La città di Genova, fino al 1873, era costituita dai sei Sestieri del Centro Storico: Prè, Portoria, Molo, Maddalena, San Vincenzo e San Teodoro, un nucleo assai ristretto entro cui la città si era evoluta, principalmente in altezza, sin dall’antichità. Nel 1873 a questo nucleo dei Sestieri vennero annessi altri quartieri: Foce, San Francesco d’Albaro, San Martino d’Albaro, San Fruttuoso, Marassi (che aveva già assorbito Quezzi) e Staglieno.
Nel 1926 altri 19 Comuni furono annessi al nucleo “storico” andando a costituire la “Grande Genova”.

Fonte: Annuario 2012 – Servizio Statistico Comune di Genova 


Genova corrispondeva nel 1926 ad un territorio di 34,2 km2 ma in seguito all’annessione è passata da circa 300.000 abitanti a 598.096 nel 1931, mentre la superficie si è estesa di più di sette volte, arrivando a 243,60 km2, e comprendendo anche zone rurali che a tutt’oggi risultano poco densamente popolate, a differenza delle aree costiere. Da notare che nel 2011 la popolazione di Genova ammontava secondo l’ISTAT a 586.180 abitanti, un numero addirittura inferiore a quello rilevato nel 1931, praticamente all’indomani della creazione della Grande Genova.

Va detto che quell’annessione fu vissuta in modo piuttosto traumatico dai Comuni “assorbiti”, a testimonianza dell’artificiosità di una operazione che ebbe natura puramente politico-amministrativa, almeno all’inizio. Le varie identità comunali rimasero sotto forma di delegazioni che ancora oggi sopravvivono nella memoria collettiva dei genovesi, seppure in modo sempre più sfumato. 

Oggi, che sta per essere varata la Città Metropolitana, si assiste ad un analogo processo di “inclusione” nel nuovo Ente dei Comuni facenti parte della attuale Provincia, processo che sta avvenendo, a detta di molti, in modo troppo meccanico e frettoloso, allo scopo di ottenere unicamente una (mai realmente quantificata con certezza) diminuzione dei costi di gestione.
Questa potrebbe e dovrebbe invece essere, a nostro giudizio, una importante occasione per riflettere e ridefinire i confini dell’area e della città metropolitana (non necessariamente coincidenti) alla luce delle funzioni che realmente caratterizzano e differenziano queste entità rispetto agli altri fenomeni territoriali.

L’area metropolitana genovese: studi e definizioni
Le aree metropolitane di tutto il mondo sono state, nel tempo, individuate in base a diverse metodologie basate, per la maggior parte, sull’analisi di alcuni fattori che potremmo così sintetizzare:
  • Analisi dei flussi giornalieri in entrata verso una o più località centrali (aree di pendolarismo); 
  • Analisi delle relazioni economiche e funzionali all’interno di un territorio dove possono esserci una grande città centrale “polarizzante” o anche diverse polarità “medie” tra loro equivalenti o l’insieme di queste due entità (aree economico-funzionali) tra loro interagenti;
  • Analisi del “continuum” territoriale e della densità della popolazione.

Tenendo conto di queste analisi, tra loro variamente interagenti, sono state proposte per l’Area Metropolitana di Genova diverse perimetrazioni.

A.    Perimetrazione proposta da Cafiero e Busca  (1970) -
S. Cafiero, A. Busca, Lo sviluppo metropolitano in Italia (1970)
 
La metodologia adottata in questo studio utilizza criteri di omogeneità riferiti alla dimensione demografica, alla dimensione delle attività extra agricole e alla loro densità territoriale. In tal modo, si giunge ad accorpare comuni contigui con soglie di valori prefissati e comuni che non presentando questi valori si ritrovano circondati dai comuni aventi i requisiti richiesti. 

Secondo questo studio «una migliore rappresentazione si ha considerando la variazione di intensità del fenomeno metropolitano, non adottando un’unica linea geografica perimetrale, ma sostituendo ad essa dei gradienti che delimitino fasce diverse di intensità. Per procedere nell’analisi, il fenomeno metropolitano va scorporato dal più generale contesto del territorio regionale, stabilendo la soglia inferiore dei gradienti per individuare le aree metropolitane.

Detta soglia non può essere stabilita in assoluto, in quanto risente del tipo di analisi che si intende condurre. Il problema della delimitazione geografica dell’area ci riconduce, quindi, alla individuazione degli aspetti che si vogliono mettere in evidenza riguardo al complesso fenomeno metropolitano. A monte dei criteri empirici, adottati per la delimitazione delle aree metropolitane, esistono degli schemi concettuali ai quali si sono ispirati gli studiosi e le autorità di censimento per definire le confinazioni».

Si sono così considerate le densità degli attivi extragricoli dei Comuni, aggregando tra loro i Comuni contigui con densità superiori ai 100 attivi extragricoli/kmq; fra questi raggruppamenti si sono definite le aree metropolitane, aventi cioè popolazione complessiva superiore a 110.000 ab e un numero di attivi extragricoli superiore a 35.000.

Tale studio ha individuato i Comuni facenti parte dell’Area Metropolitana di Genova. Si osservi come, specie nelle prime fasi temporali, siano riconosciuti facenti parte dell’area metropolitana quasi esclusivamente comuni costieri, che presentano evidentemente un “gradiente urbano” decisamente più elevato rispetto ai comuni dell’entroterra.

Lo studio riconosceva peraltro che il non aver potuto tenere conto dei fenomeni di pendolarismo (all’epoca non rilevati dal servizio statistico), così come l’assenza di un esame specifico della natura geo-morfologica e delle caratteristiche insediative, poteva comportare imprecisioni a livello delle singole aree e determinare casi di discrepanza tra i confini reali del territorio e i perimetri risultanti dall’adozione degli indici di cui sopra.

E’ interessante notare come lo studio segnali tra le priorità della pianificazione, già all’epoca, la necessità di realizzare delle realtà metropolitane in grado di offrire una maggiore diffusione e una maggiore accessibilità delle opportunità e dei servizi tipicamente metropolitani, in quanto veicolo di promozione socio-economica dei territori afferenti all’area metropolitana stessa e, in prospettiva, dell’intero Paese. 

E’ infatti “nella misura in cui l’area metropolitana è capace di innervare il territorio circostante, diffondendovi e promuovendovi lo sviluppo, e riservando al suo centro soprattutto funzioni di controllo, di organizzazione e di fornitura di servizi superiori, che si riuscirà a realizzare un assetto territoriale equilibrato”. Pensiamo che molto di questa affermazione abbia conservato la sua validità anche ai giorni nostri.

Comuni dell’Area metropolitana nel 1951
Provincia di Genova: Bogliasco, Camogli, Chiavari, Genova, Lavagna, Mele, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Santa Margherita L., Sestri Levante, Sori, Zoagli
Provincia di Savona: Albisola Superiore, Bergeggi, Celle Ligure, Spotorno, Varazze
Totale superficie territoriale: 408,77 kmq
Totale popolazione dell’area: 792.859 ab.
Densità media dell’area metropolitana: 1939,62 ab/kmq
Densità media delle aree metropolitane italiane: 1111 ab/kmq

Estensioni al 1961
Provincia di Genova: Arenzano, Cogoleto
Provincia di Savona: Altare, Carcare, Albisola Marina, Savona, Quiliano, Vado Ligure
Totale superficie territoriale: 715,47 kmq
Totale popolazione dell’area: 1.049.768 ab.
Densità media dell’area metropolitana: 1467,24 ab/kmq
Densità media delle aree metropolitane italiane: 1144 ab/kmq

Estensioni nel 1981 (ipotesi)
Provincia di Genova: Busalla, Campomorone, Mignanego, Sant’Olcese, Serra Riccò
Provincia di Savona: Alassio, Alberga, Borghetto Santo Spirito, Borgio Verezzi, Ceriale, Finale Ligure, Laigueglia, Loano, Noli, Pietra Ligure.


B. Perimetrazione proposta da F. Bartaletti[1] nel 1991 (su dati del 1987)
La metodologia adottata per questo studio si basa sulla procedura adottata dal United States of Bureau of the Census e dal Federal Committee on Standard Metropolitan Statistical Areas[2], con una specifica attenzione tuttavia al criterio demografico. Le norme elaborate per l’aggregazione dei comuni sono imperniate sulle variazioni percentuali della popolazione in determinati periodi, integrate dalla densità della popolazione e dalla continuità edilizia, nonché da diverse procedure connesse con la distanza tra i centri, la dimensione dei comuni, l’andamento dei confini amministrativi e delle vie di comunicazione. 


Anche in questo caso non si tiene conto dei flussi di pendolarismo, che all’epoca dell’elaborazione non erano ancora disponibili. Questo, come riconosce lo stesso studio, poteva dar luogo ad imprecisioni nell’aggregazione di alcuni comuni all’insieme dell’area metropolitana, da correggersi allorquando i dati sul pendolarismo si sarebbero resi disponibili.


Criteri per la delimitazione delle aree metropolitane


Principi generali

I.L’area metropolitana è un complesso urbano con una popolazione residente e un numero di addetti ad attività terziarie superiori a una determinata soglia. Si compone di una città-fulcro o città centrale, o metropoli, e di uno o più comuni amministrativamente contigui caratterizzati da intense relazioni tra loro e con la città centrale.

II. Non è ammessa la possibilità di individuare aree metropolitane a sé stanti se la città centrale dista meno di 20 km da un’altra città centrale.

III. L’aggregazione di un comune all’area metropolitana deve considerarsi definitiva.


Lo studio enuncia quindi altre 10 sezioni che dettagliano i criteri per delimitare le aree metropolitane:

  • Sezione 1: Requisiti demografici ed economici
  • Sezione 2: Città centrale (definizione). A partire dalla città centrale si aggregano i comuni dell’area metropolitana.
  • Sezione 3: Comuni centrali e comuni esterni (definizioni)
  • Sezione 4: Norme per l’aggregazione di comuni all’area metropolitana
oParte prima: condizioni preliminari 
oParte seconda: procedura per l’aggregazione (densità  e incremento della popolazione, continuità dell’area edificata).
  • Sezione 5: Norme per l’aggregazione di comuni situati a una distanza superiore rispetto alle soglie di cui alle sezioni precedenti
  • Sezione 6: Delimitazione dell’area metropolitana
  • Sezione 7: Fusione di due (o più) aree metropolitane in un’unica area metropolitana consolidata
  • Sezione 8: Casi particolari
  • Sezione 9: Intitolazione delle aree metropolitane
  • Sezione 10: Norme integrative connesse alla disponibilità di dati sul pendolarismo 
Lo studio precisa che (come è logico) successivi aggiornamenti dei dati demografici possono molto facilmente comportare la revisione dei confini dell’area scaturiti all’epoca della prima rilevazione.
Rispetto al modello proposto da Cafiero e Busca si nota una maggiore concentrazione dell’area metropolitana attorno alla città di Genova. Circa l’esclusione di Ronco Scrivia, Busalla e Bargagli che all’epoca dello studio già presentavano frequenti relazioni con il capoluogo, essa viene giustificata dall’assenza, in allora, di dati certi sul pendolarismo.



I Comuni individuati sono:
Cogoleto, Arenzano, Genova, Mele, Ceranesi, Campomorone, Mignanego, Serra Riccò, Sant’Olcese, Casella, Bogliasco, Pieve Ligure, Sori, Recco, Camogli, Santa Margherita L., Rapallo, Zoagli, Leivi, Chiavari, Carasco, Cogorno, Lavagna.




[1] F. Bartaletti, La delimitazione delle aree metropolitane italiane. Il caso della Toscana, in “Rivista Geografica Italiana”, 98, 1991, pp. 159-184.



[2] Una Metropolitan Statistic Area, è costituita, nell’odierna definizione, da un nucleo centrale di almeno 50.000 abitanti e da una corona di comuni limitrofi che presentano un alto grado di integrazione sociale ed economica con l’area centrale, misurata tramite i flussi pendolari. I comuni che si possono ascrivere all’area metropolitana devono avere un flusso di pendolari verso l’area centrale uguale o superiore al 15% della popolazione e una densità di popolazione di almeno 62 ab/km2 o, in alternativa,  un flusso di pendolari verso l’area centrale uguale o superiore al 30% della popolazione e una densità di popolazione di almeno 37 ab/km2.



C. Perimetrazione proposta da Josep Maria Carreras i Quilis sulla rivista dell’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona [1]
Lo studio, che costituisce l’aggiornamento di una ricerca apparsa nel 2002, individua a livello europeo i cosiddetti “Municipi urbani”, ossia agglomerati di comuni che presentano una densità di popolazione uguale o superiore ai 250 abitanti per kmq, realizzando una mappatura dell’UE dove vengono evidenziate le concentrazioni urbane più importanti.

I municipi urbani costituiscono la base di partenza per la determinazione delle agglomerazioni metropolitane.
Da questo punto di vista, è interessante notare una notevole analogia con il risultato proposto 30 anni prima dallo studio di Cafiero e Busca e volto a determinare l’area metropolitana di Genova, di cui abbiamo già dato conto in precedenza. Anche in questo caso vengono aggregati al capoluogo per lo più comuni costieri, risultato del resto largamente prevedibile dato che è stato assunto quale criterio base la misura della densità di popolazione.

Una agglomerazione metropolitana si verifica intorno a comuni di almeno 100.000 abitanti con una densità di almeno 1500 ab/km2. Alla città principale vengono aggregati comuni contigui che confermino una densità media nell’area di oltre 1500 ab/km2, mentre il totale della popolazione dell’area risultante deve essere superiore a 250.000 ab.

Genova viene individuata insieme a 18 comuni che cumulano complessivamente 779.381  abitanti su di una superficie di 517 km2 con una densità di 1505 ab/km2.

I comuni individuati facenti parte dell’Area Metropolitana sono:
Cogoleto, Arenzano, Genova, Campomorone, Serra Riccò, Casella, Bogliasco, Pieve Ligure, Sori, Recco, Camogli, Santa Margherita L., Rapallo, Zoagli, Leivi, Chiavari, Carasco, Cogorno, Lavagna, Sestri Levante.




[1] Carreras i Quilis (http://www.raco.cat/index.php/PapersIERMB/article/view/139756/190934)


D. Perimetrazione proposta nel 2009 da R. Boix e P. Veneri sulla rivista dell’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona
Lo studio, che si propone di utilizzare uno stesso metodo per identificare le aree metropolitane in Italia e in Spagna,  utilizza due diversi metodi per definirne l’estensione: il Cheshire –GEMACA (FUR) e una particolare versione dell’algoritmo USA-MSA (DMA). Entrambi i metodi hanno mostrato di riuscire a rappresentare con buona approssimazione la consistenza della realtà metropolitana, arrivando a produrre risultati molto simili.
Lo studio evidenzia come in realtà siano tre i possibili approcci metodologici: 


a. Approccio “amministrativo”, che identifica le aree metropolitane basandosi appunto sui confini amministrativi (cfr. rapporto OECD 2006 e le applicazioni empiriche delle FUAs ESPON);


b. Approccio “morfologico”, che identifica le aree metropolitane come caratterizzate da tessuti urbani continui che presentano certe soglie minime di densità, di dimensione o del grado di urbanizzazione (cfr. Urban Areas – Serra et al. 2002);


c. Approccio “funzionale”, che definisce le aree metropolitane quali entità economiche e sociali e non puramente geografiche. I confini amministrativi non bastano più a definirle, perché l’attenzione si sposta sulle relazioni che intercorrono tra le aree centrali e i territori circostanti (cfr. FURs – GEMACA II, Metropolitan areas of USA’s Census Bureau).


L’approccio amministrativo è certo inadeguato a cogliere gli aspetti economicamente e socialmente integranti un’area metropolitana, mentre l’approccio morfologico presenta il problema di identificare agglomerati troppo piccoli per essere considerati delle aree metropolitane. L'approccio funzionale sembra essere un buon metodo in quanto tiene conto delle relazioni socioeconomiche tra le diverse unità che formano l'area metropolitana.
Se lo scopo dell’analisi è lo studio del policentrismo urbano o, in generale, la struttura spaziale urbana, l’approccio funzionale sembra essere il più adatto.


In assenza di informazioni simmetriche, è possibile combinare più criteri per poter effettuare scelte ottimali quando possibile o disporre comunque di alternative, come per esempio è stato fatto nell’analisi LUZ di Urban Audit.


Approccio Funzionale: FUR (Functional Urban Regions)
Il metodo è basato sull’analisi di nuclei composti da uno o più comuni che abbiano non meno di 20.000 posti di lavoro e una densità di almeno 7 posti per ettaro. Vengono aggregati tutti i comuni contermini che abbiano almeno il 10% di tasso di pendolarismo verso il polo metropolitano.
Genova: FUR di livello B (tra 250.000 e 1.000.000 ab) che comprende 62 comuni, per un totale di 852.776 ab (al 12-2008), una sup. di 1549 km2 e una densità di 550 ab/km2.


Approccio Morfologico: Dynamic Metropolitan Areas (DMAs)
Il metodo considera aree metropolitane i centri con oltre 50.000 ab cui si aggregano i comuni contigui che abbiano almeno un tasso del 15% di pendolarismo per lavoro o studio verso tali centri. (Dato 2001 Istat). Ottenuta una prima area si esegue la stessa operazione verso l’area così aggregata per altre tre volte, ogni volta prendendo come “nucleo” l’area precedentemente ottenuta e sempre con un tasso di pendolarismo del 15%.
Genova: DMAs di livello B (tra 250.000 e 1.000.000 ab) comprende 65 comuni, per un totale di 892.154 ab (al 12-2008), una sup. di 1110 km2 e una densità di 439 ab/km2.



E.      Studio dell’ANCI-Cittalia (2009)
Metodo degli anelli metropolitani (Metropolitan Statistical Areas - MSAs)

Il metodo è usato per delimitare le città metropolitane in riferimento alla legge 42/2009. Vengono combinati tre fattori (processi insediativi, relazioni funzionali, performance economica) per avere il grado di integrazione di un determinato territorio con la città nucleo. Primo anello: territorio fortemente integrato. Secondo anello = resto della provincia.

Genova fa parte delle Aree metropolitane allargate, ossia quelle che presentano una lenta diminuzione dell’integrazione al crescere della distanza e quelle i cui confini tra primo e secondo anello appaiono, sebbene leggibili, più sfumati.

In tale area la ricerca ricomprende nel primo anello 45 comuni entro un raggio di 31 km dal nucleo centrale, assegnando al secondo anello i restanti 21 comuni (totale Provincia 67 comuni).

La stessa ricerca individua la popolazione del nucleo centrale in 611.171 abitanti , quella del primo anello in 176.182 abitanti e quella del secondo anello in 97.282 abitanti per un totale di 884.635 abitanti.




E.      Urbanismi in Italia - Rapporto CityRailways (2011)
Per Zona Urbana Vasta (ZUV) si intende la conurbazione formata dal centro di riferimento e da tutti gli urbanismi adiacenti (corona urbana primaria e secondaria). Le 103 ZUV italiane coprono il 35% del territorio e ospitano il 78% della popolazione.

Il concetto di ZUV riunisce due formazioni demografiche: l’agglomerazione e la conurbazione.

L'agglomerato urbano è una regione costituita da un insieme di comuni con intense relazioni, in particolare economiche, con la Città di riferimento, che rappresenta il centro regionale. La loro interdipendenza è caratterizzata dalla presenza di pendolari che quotidianamente fanno la spola tra la fascia suburbana e la città. Una conurbazione è un'area urbana comprendente alcune città che, attraverso la crescita della popolazione e l'espansione urbana, si sono fisicamente unite a formare un'unica area edificata. La conurbazione è dunque una forma policentrica di area urbana differente dall'agglomerazione che, invece, nasce su un forte nucleo centrale formato da una città più grande delle altre, che nella sua espansione va ad inglobare centri minori. La conurbazione, al contrario, si forma dall'espansione di diversi nuclei più o meno della stessa importanza che vanno a fondersi.

Area metropolitana di Genova: 4.164 km2,  1.510.781 ab, 362,8 ab/km2




L'area metropolitana è una zona circostante un'agglomerazione (o una conurbazione) che per i vari servizi dipende dalla città centrale (metropoli) ed è caratterizzata dall'integrazione delle funzioni e dall'intensità dei rapporti che si realizzano al suo interno. Elementi necessari affinché esista una vera e propria area metropolitana sono la presenza di una rete di trasporti che colleghi tra loro i diversi ambiti urbani e la presenza di forti interazioni economico/sociali all'interno dell'area stessa.

Nel caso di Genova, essa risulta inserita in un sistema transnazionale di cui tuttavia essa non costituirebbe la città principale, in quanto tale qualità viene riconosciuta alla città di Nizza, in Francia. Come si vede, in questo studio il concetto di area metropolitana viene interpretato in modo decisamente più esteso rispetto alle impostazioni precedenti.



E.       “Le aree metropolitane in Italia e nel mondo” (Prof. Bartaletti) - 2009[1]
Nell’ambito dell’area metropolitana si distinguono due livelli:

a)      Il nucleo centrale

b)      I comuni esterni al nucleo

Per l’aggregazione dei comuni all’area metropolitana sono alcuni parametri di riferimento che vanno presi in considerazione, come ad esempio l’incremento e la densità della popolazione, il continuum edilizio, il tasso di pendolarismo con il comune capoluogo.

Questi requisiti sono verificati, nel caso di Genova, su 32 comuni (oltre al capoluogo), per un totale di popolazione di 835.876 abitanti (al 12 – 2006), una superficie di 861 km2 e una densità di 970,82 ab/km2.

Per inciso, se rapportati all’ultimo censimento del 2011, questi dati diventano, rispettivamente, 806.975 abitanti con una densità pari a 937,25 ab/ km2.






[1] F. Bartaletti, Le aree metropolitane in Italia e nel mondo, Bollati Boringhieri (2009)
 



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