La recente inchiesta di Riccardo Iacona per PresaDiretta sui trasporti italiani ha evidenziato, tra l’altro, la scarsa
competitività del porto di Genova causata principalmente dalle lungaggini
burocratiche determinate dai molteplici controlli doganali, che richiedono, nel
caso di Genova, anche 10 e più giorni per poter procedere allo sdoganamento dei
containers. La realizzazione del Terzo Valico comporterebbe per inciso, sempre secondo il reportage, dopo vent'anni di lavori, l'accorciamento dei tempi di percorrenza di "ben" 20 minuti.
Il tema delle lungaggini doganali non risulta nuovo, come testimonia l’articolo di Raul de Forcade su Il Sole 24 Ore del 1° dicembre 2010.
In esso Roberta Oliaro,
l’allora presidente degli spedizionieri del porto di Genova, affermava che la
vera problematica da risolvere al più presto riguardava, a suo avviso, proprio
i tempi di sdoganamento delle merci, determinati dai molteplici controlli in sede doganale.
Anche un articolo di Andrea Moizo pubblicato su Linkiesta il 15 gennaio 2013 rileva che la bassa competitività dei porti
italiani è dovuto in primis ai tempi lunghi degli sdoganamenti, che ci
penalizzano al punto che molti operatori anche italiani preferiscono gli scali
del Nord Europa, dove i controlli sono molto più rapidi anche grazie
all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia.
Un interessante articolo, da questo punto di vista è anche quello pubblicato su Era Superba, il 17 aprile 2013, dove lo storico Sergio Bologna ricorda come «Negli anni ’60 tutte le linee portavano un servizio sottobordo, i vagoni arrivavano fin sotto le navi, questa era la tipologia di trasporto tradizionale – racconta chi nel porto ci ha lavorato per tanti anni – Con l’avvento della privatizzazione la struttura portuale è stata completamente demolita. E siamo passati dalla ferrovia alla gomma. Distruggendo le linee ferroviarie ed eliminando ogni tipo di logistica».
Quanto all’utilizzo dei treni per trasportare le merci dal porto ai mercati del Nord-Italia, il documentario di Iacona evidenzia l’assurda situazione del terminal di Voltri che avrebbe al suo interno sette-otto binari che però convergono su uno solo tanto per l’uscita quanto per l’entrata, nonostante tutti i tentativi esperiti per chiederne almeno un altro.
L’AD del terminal, Giuseppe Danesi, diceva nel 2012 che uno degli aspetti su cui vi erano ancora abbondanti margini di miglioramento è la ferrovia «perché oggi – precisava il manager - solo il 15% dei container che arrivano e partono dal VTE viaggia su ferro mentre dieci anni fa questa percentuale era sopra al 20%». Attualmente da Voltri partono treni diretti a Rivalta, Rubiera, Milano, Melzo, Busto Arsizio.
L’AD del terminal, Giuseppe Danesi, diceva nel 2012 che uno degli aspetti su cui vi erano ancora abbondanti margini di miglioramento è la ferrovia «perché oggi – precisava il manager - solo il 15% dei container che arrivano e partono dal VTE viaggia su ferro mentre dieci anni fa questa percentuale era sopra al 20%». Attualmente da Voltri partono treni diretti a Rivalta, Rubiera, Milano, Melzo, Busto Arsizio.
Ora, visti i tempi di realizzazione delle grandi
infrastrutture, perché non concentrarsi sul miglioramento delle procedure doganali
che si potrebbero, già da sole, portare a termine in tempi ben più brevi, aumentando già nei
prossimi mesi la competitività del porto genovese?
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