Via i confini regionali, le Province italiane si riducono a circa 35.
E’ la nuova mappa amministrativa ridisegnata dalla Società Geografica
Italiana e presentata venerdì 8 marzo in occasione del workshop “Il
riordino territoriale dello Stato. Riflessioni e proposte della
geografia italiana”.
La proposta
della Società Geografica per il riordino territoriale dello Stato nasce
dagli studi che nel corso degli ultimi vent’anni la Società Geografica
stessa ha sviluppato a partire dal “progetto 80”. Tale documento può
essere considerato il padre di tutte le riflessioni successive, essendo
stato redatto dalla parte più sensibile e innovativa dei
territorialisti, raccolti attorno alle prime esperienze italiane in tema
di pianificazione territoriale, quando a metà degli anni Settanta si
immaginò di ridisegnare l’assetto italiano per adeguarlo alla
modernizzazione del sistema insediativo e dell’apparato produttivo.
Riflessioni che sono state depositate nel volume Eco-sistemi
urbani in Italia. Una proposta di riorganizzazione urbana e di
riequilibrio territoriale e ambientale a livello regionale-nazionale
cui la Società Geografica ha contribuito nell’ambito del progetto
strategico “quadroter”, realizzato con il CNR già alla fine degli anni
Novanta. Riflessioni tuttora pienamente valide sotto il profilo del
metodo, anche se qualche aggiustamento andrà prodotto in conseguenza
degli sviluppi più recenti del Paese e del suo assetto infrastrutturale,
peraltro quasi per nulla innovato.
Le risultanze di tali studi sono
riprodotte in maniera schematica nella carta allegata, che costituisce
la variante principale di un assetto che consta circa 35 entità territoriali definite “eco-sistemi urbani”. Tali entità sono state delimitate sulla base della messa in rete di realtà urbane contigue
(gli attuali capoluoghi di provincia), legate da forti interazioni
funzionali e tali, dunque, da identificare la maglia base della stessa
organizzazione territoriale italiana.
In sostanza, gli assetti delineati sono stati tracciati a partire dalle reti infrastrutturali
(legate alla mobilità, ai trasporti e alle comunicazioni), presenti sul
territorio o in avanzata fase progettuale incrociate con le interazioni
tra l’ambiente e la società secondo un modello geografico in
progressiva evoluzione. La proposta aperta alla riflessione politica e
alla partecipazione pubblica tenta di fornire una strumentazione in
grado di sostenere i processi di innovazione territoriale. La logica seguita è stata quella della potenzialità organizzativa e decisionale delle singole città
e del sistema che lo costituiscono: in tale prospettiva sistemica, la
Società Geografica ha evitato di definire le gerarchie interne alle
singole realtà territoriali, non individuando in questa fase progettuale una città egemone sulle altre. Le linee confinarie, inoltre, sono state tracciate prescindendo dall’attuale configurazione regionale.
Tali entità potrebbero costituire quindi organismi politico-amministrativi sostitutivi delle attuali province e delle attuali regioni,
ove venissero loro conferite le attribuzioni proprie delle une e delle
altre. Lo schema potrebbe ricomprendere anche le “aree metropolitane”,
così come sono state definite negli ultimi provvedimenti di legge e
finora mai rese operative.
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